Sulla vicenda della riconferma del baisano Emilio Schenetti con una votazione plebiscitaria, dopo la condanna a nove mesi per detenzione illegale di armi riceviamo e pubblichiamo questo intervento.
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Sullo svolgimento e sulla conduzione di questa Assemblea dei Delegati credo che ogni commento sia superfluo; ognuno ha tutti gli elementi per trarre le proprie considerazioni.
Non di meno rimane irrisolto il quesito fondamentale attorno al quale ruota tutta questa vicenda: perché si è voluto pervicacemente coinvolgere l’ANA in una questione del tutto personale, per giunta di rilevanza penale, che non avrà comportato violenze, stupri o peggio, ma se alla fine è arrivata una condanna, seppur patteggiata, a 9 mesi, forse una “pirlata” proprio non è.
Da questa specie di nodo gordiano ne conseguono altre domande;
Perché le iniziali “dimissioni” sono state trasformate in “autosospensione” ?
Perché e su quali prove fin da Novembre il dott.re Schenetti sosteneva di “avere pagato” e quindi essere di nuovo “a posto” ?
Perché prima della riunione di Felina, palese captatio benevolentia, non si è voluta attendere la sentenza ?
Perché si è voluto creare un simile precedente ?
Perché, nonostante lo Statuto Nazionale dell’ANA all’articolo 36 lettera d sia chiarissimo (coloro che abbiano commesso violazioni penali (reati non colposi) passati in giudicato (come nel nostro caso) possono essere radiati), è stata organizzata la “messa cantata” del Parco Tegge con tanto di “assoluzione” plebiscitaria ?
Tutta questa incomprensibile e certamente non di meno penosa vicenda, sta a dimostrare anche come sia giunto il tempo di lasciare nel cassetto dei ricordi la oramai stucchevole iconografia dell’ “Alpinità”, degli “Alpini sempre onesti che fanno e non perdono tempo in chiacchiere”, degli “Alpini portatori di valori”; che corrisponderà anche al vero, per carità, ma all'inizio del terzo millennio, credo occorra prendere atto che sia anche giunto il momento di rivedere il nostro “vocabolario” di frasi fatte e luoghi comuni.
La rettitudine è l'onestà non sono certificate da una Penna e da un Cappello, seppur glorioso e simbolo di eroismi, ma dalla natura e dall'animo di chi lo indossa.
(Alpino Paolo Comastri)
Approvo in toto le parole dell’alpino Paolo, per rendere giustizia a tutto il lavoro di volontariato fatto dagli alpini onesti ed è mastodontico, il minimo sono le dimissioni incondizionate. E’ arrivato il tempo che chi ricopre determinate cariche sia il primo a dare esempio di valori e virtù. In modo particolare per chi ha svolto servizio in questo corpo, dove le fondamenta devono rimanere intatte. La mela marcia non deve assolutamente intaccare le centinaia/migliaia di penne nere. Tutto ciò è valido per ogni associazione, penso ai nostri territori, forse è il caso di capire bene perchè esistono in modo sproporzionato una miriade appunto di associazioni che compiono le stesse mansioni. Ma questo è un altro argomento.
(libero pensante)