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Agli alpini è stata richiesta la votazione palese

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Cappello AlpiniLa riconferma del baisano Emilio Schenetti con una votazione plebiscitaria, dopo la condanna a nove mesi per detenzione illegale di armi, sta facendo molto discutere. Singolare, secondo alcuni, la riconferma con 71 voti a favore e 1 solo contrario, un giovane alpino del gruppo della pianura.

La votazione per confermare Schenetti presidente che era si autosospeso dopo l’arresto (e nonostante in un primo momento avesse annunciato le dimissioni), da quanto si apprende, è avvenuta la scorsa domenica 17 febbraio al Parco Tegge di Felina in occasione dell’assemblea dei delegati dell’Associazione Nazionale Alpini.

“Contorni kafkiani” li definisce chi era presente e ha ricostruito i fatti. Da un lato si chiedeva la riconferma di un presidente che ha patteggiato a fronte della imputazione addebitatagli per il reato di detenzione illegale di armi da guerra;  la condanna patteggiata è di 9 mesi di reclusione. Ma, secondo quanto esplicitato all’ articolo 36, lett. d, dello Statuto dell’Ana, lo stesso Schenetti potrebbe anche incorrere in una radiazione in quanto ha commesso violazioni penali (reati non colposi) passati in giudicato (come nel nostro caso).

Cosa è successo e come è avvenuta questa ovazione che con 71 delegati su 72 presenti ha confermato Schenetti presidente? Il consiglio sezionale, apprendiamo, aveva precedentemente deliberato per una votazione a scrutinio segreto a tutela della libertà d’espressione. Nella società civile, per altro, è prassi che le votazioni che riguardano persone sono tenute a scrutinio segreto, proprio per lasciare libertà di scelta e non condizionare i votanti.

Invece, su “sollecitazione” del presidente dell’assemblea, l’avvocato Gino Morani, peraltro storico ex presidente dell’Ana provinciale, la votazione è stata effettuata per alzata di mano.

Ai lavori degli Alpini reggiani riunti al Parco Tegge hanno assistito (ben) tre consiglieri nazionali: Corrado Bassi di Modena, Giorgio Sonzogni di San Pellegrino Terme di Bergamo, Cesare Lavizzari di Milano (figura di spicco e accreditato come prossimo presidente nazionale). Lì accade “un fatto inusuale nella casistica delle assemblee dei delegati, e non solo reggiani, Bassi e Lavizzari prendono la parola” e avrebbero asserito la probità e l’essere ‘galantuomo’ di  Schenetti, il suo ‘donarsi’ agli alpini, il grande e ‘proficuo lavoro’ da lui svolto nel corso del 2012,…”

Tra gli interventi anche quello dell’avvocato Morani che avrebbe sottolineato ai delegati la non gravità del reato commesso da Schenetti, non comportante danno alcuno contro persone fisiche. Reato per il quale - ha tenuto a precisare l’avvocato - il Tribunale avrebbe concesso il patteggiamento e la ‘cosa si sarebbe chiusa lì’”.

La camera di consiglio per decidere della questione, però, si sarebbe tenuta lunedì 4 marzo, quindi 16 giorni dopo l’assemblea. E’ a chiusura del suo intervento Morani avrebbe richiesto la votazione palese chiedendone conforto all’assemblea e motivandola nei termini che, all’incirca, erano questi “...ognuno deve prendersi le proprie responsabilità di fronte all’intera assemblea...”. Forse per un’associazione che discende dalla gloriosa tradizione di un corpo militare c’è poco d’aggiungere. A votazione effettuata – con un coraggioso contrario a voto palese - Emilio Schenetti, uscito poco prima, veniva quindi riaccompagnato in sala dal consigliere Bassi tra gli applausi dei presenti.

Per la cronaca gli Alpini iscritti alla sezione di Reggio Emilia sono poco più di 1.200 concentrati in 38 gruppi. Agli Alpini competono funzioni importantissime di Protezione civile e volontariato. All’assemblea dei delegati partecipano di diritto i capigruppo e singoli delegati di gruppo in base al numero degli iscritti al medesimo; ogni 20 iscritti, e frazione superiore di 10, un gruppo legittima un delegato. In pratica, ad esempio, con 31 iscritti un gruppo determina due delegati.

6 COMMENTS

  1. Sullo svolgimento e sulla conduzione di questa Assemblea dei Delegati credo che ogni commento sia superfluo; ognuno ha tutti gli elementi per trarre le proprie considerazioni. Non di meno rimane irrisolto il quesito fondamentale attorno al quale ruota tutta questa vicenda: perché si è voluto pervicacemente coinvolgere l’ANA in una questione del tutto personale, per giunta di rilevanza penale, che non avrà comportato violenze, stupri o peggio, ma se alla fine è arrivata una condanna, seppur patteggiata, a 9 mesi, forse una “pirlata” proprio non è. Da questa specie di nodo gordiano ne conseguono altre domande.
    Perché le iniziali “dimissioni” sono state trasformate in “autosospensione”?
    Perché e su quali prove fin da novembre il dott. Schenetti sosteneva di “avere pagato” e quindi essere di nuovo “a posto”?
    Perché prima della riunione di Felina, palese captatio benevolentia, non si è voluta attendere la sentenza?
    Perché si è voluto creare un simile precedente?
    Perché, nonostante lo Statuto Nazionale dell’ANA all’articolo 36 lettera d sia chiarissimo (coloro che abbiano commesso violazioni penali – reati non colposi passati in giudicato – come nel nostro caso – possono essere radiati), è stata organizzata la “messa cantata” del Parco Tegge con tanto di “assoluzione” plebiscitaria?
    Tutta questa incomprensibile e certamente non di meno penosa vicenda sta a dimostrare anche come sia giunto il tempo di lasciare nel cassetto dei ricordi la oramai stucchevole iconografia dell’“Alpinità”, degli “Alpini sempre onesti che fanno e non perdono tempo in chiacchiere”, degli “Alpini portatori di valori”; che corrisponderà anche al vero, per carità, ma all’inizio del terzo millennio credo occorra prendere atto che sia anche giunto il momento di rivedere il nostro “vocabolario” di frasi fatte e luoghi comuni.
    La rettitudine è l’onestà non sono certificate da una Penna e da un Cappello, seppur glorioso e simbolo di eroismi, ma dalla natura e dall’animo di chi lo indossa.

    (Alpino Paolo Comastri)

    • Firma - PaoloComastri
  2. Tanto rumore per… Semplicemente occorre prendere atto che la Sezione Provinciale Alpini di Reggio Emilia, lungi dal proporre un’azione disciplinare a carico del suo presidente, approva ed accetta a tutti gli effetti di avere al proprio vertice una persona definitivamente condannata per detenzione abusiva di armi da guerra. Tutto perfettamente normale! O no?

    (F. Berni)

    • Firma - F_Berni
  3. Bravo PE, giusta osservazione di Mauro, condivisibilissimo il punto di Comastri e, ahimè, verissimo ciò che sostiene Berni…
    Ma sì!, minimizziamo e continuiamo così in questo Paese! Mah…

    (Aurelio Corsini – un amico degli Alpini)

    • Firma - UnAmicodegliAlpini-AurelioCorsini
  4. Dagli Alpini, perno di coerenza e di onestà quali sono sempre stati, mi sarei aspettato un poco piu di onestà, prima di tutto da parte di quel signore che è stato eletto, a mio modesto avviso, senza le dovute credenziali per ricoprire un ruolo così importante. Tirandosi da parte e lasciando il posto ad uno un pochino più credibile, anche se è vero, non ha ucciso nessuno, però una condanna sulle spalle se la ritrova e la sua coscienza di alpino puro non doveva permettergli di accettare quel ruolo, conoscendo bene lo spirito di lealtà, nel rispetto di tutte le leggi, che vige nel corpo degli alpini. Questo è il modesto parere di un (Vecio). A tutte le burbe che con tanto amore portano avanti la tradizione di un corpo che si è sempre distinto e che continua a distinguersi con spirito di sacrificio ed abnegazione in tutti i campi della vita civile, ovunque ve ne sia bisogno. Il vostro (Vecio )

    (Beppe Bonicelli)

    • Firma - BonicelliBeppe