Sono salite a 10.381 nel 2012 le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia, registrando un saldo positivo di 25 unità. Il dato, che si riferisce alle imprese la cui partecipazione femminile risulta complessivamente superiore al 50%, analizzato dall’Ufficio studi della Camera di commercio, si presenta, al netto delle cessazioni d’ufficio, in controtendenza rispetto al totale delle aziende della provincia che, alla fine dell’anno passato, hanno registrato un calo di 113 unità.
Le imprese gestite da donne stanno così recuperando, seppur lentamente, un po’ di spazio nell’economia della provincia: hanno infatti raggiunto un peso percentuale del 18,1% sul totale delle ditte presenti nel reggiano. Pur se in aumento, il tasso di femminilizzazione delle imprese reggiane mostra ancora un valore inferiore sia a quello regionale che nazionale. Lo scarto fra il dato provinciale e quello dell’Emilia Romagna, che nel 2012 ha raggiunto il 20,8%, è di quasi due punti percentuali, mentre rispetto all’Italia (23,5%) è di oltre cinque punti.
A livello di suddivisione per comparti, quello dei servizi è il settore nel quale si posizionano i due terzi delle imprese femminili: 6.585 sulle 10.381 iscritte alla Camera di commercio. Al suo interno, le attività di commercio, pubblici esercizi, servizi alle imprese, assicurazione e credito, informazione e comunicazione sono gestite, in un caso su cinque, da donne. Relativamente all’attività di servizi alla persona, come ad esempio l’istruzione, l’assistenza sociale e sanitaria, le imprese gestite da donne rappresentano addirittura il 37,5%.
Le imprese femminili della provincia di Reggio Emilia, più che in Emilia-Romagna e ancor più rispetto all’Italia, adottano ancora forme giuridiche semplici, come l’impresa individuale (61,2%) o la società di persone (23,7%). Nell’ultimo anno risultano in crescita sia le società di capitale – che nel 2012 hanno raggiunto in provincia le 1.380 imprese – che le cooperative, che sono passate da 133 a 144, forme organizzative maggiormente strutturate per essere più competitive sul fronte dell’innovazione e dell’internazionalizzazione.