Tra il 25 e il 27 gennaio 1077 Canossa vide lo storico “incontro” tra papa Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. A distanza di 936 anni da quell’avvenimento, per iniziativa dell'Unione cattolica italiana insegnanti medi, Club alpino italiano e Associazione insigniti onorificenze pontificie, è stato fatto il punto, nel corso di due incontri svoltosi il 18 e il 25 gennaio presso il Centro Giovanni XXIII a Reggio Emilia, delle indagine condotte in due castelli matildici: Canossa e Crovara. Relatori assai qualificati sono stati, assieme al dott. Marco Podini, funzionario archeologo della Soprintendenza archeologica, l’arch. Giuliano Cervi, presidente del Comitato scientifico regionale del Cai, e la dott. Tatiana Scarin, archeologa.
Nel primo incontro sono state illustrate le inedite risultanze delle ultime campagne di ricerca condotte a Canossa dal Comitato scientifico del Club alpino, che è storicamente strettamente legato alla rupe matildica in quanto fu proprio don Gaetano Chierici, presidente delle sezioni di Reggio e Parma, a promuovere le ricerche che nell’ormai lontano 1877 portarono alla riscoperta della rocca e all’istituzione del Museo nazionale. Nel corso della campagna archeologica condotta sulla sommità del pianoro della rocca è stata individuata l’area sepolcrale adiacente all’antica badìa benedettina nella quale potrebbero anche essere sepolti esponenti di primo piano della corte matildica, se non diretti parenti della grande Contessa. Inoltre è stata possibile l’individuazione dell’antico borgo castellano, rintracciato nel versante orientale della rupe, convalidando le informazioni grafiche contenute in uno schizzo cinquecentesco che ritrae l’assalto dei Farnese a Canossa. Il ritrovamento dell’area del borgo, tuttora connotato da avanzi di cortina muraria protettiva e numerose nicchie di abitazioni, direttamente intagliate nella roccia, induce a ritenere che in questa zona si siano conservate le stratigrafie archeologiche originarie del periodo matildico che potrebbero anch’esse fornire informazioni di grande rilevanza per la ricostruzione dell’epopea canossana. Nel corso dell’indagine, inoltre, sono anche stati ritrovati segni di un percorso “protetto” con scalini incavati nella roccia, che conduceva direttamente all’antico ingresso del fortilizio e che, con tutta probabilità, furono gli stessi che percorse l’Imperatore Enrico IV per giungere alla presenza di Matilde e di Papa Gregorio VII.
Nel secondo incontro è stato illustrato il castello di Crovara. Il sito, poco conosciuto anche dai reggiani, si trova nella valle del Tassaro, in comune di Vetto, in una zona di grande rilevanza paesaggistica e naturalistica, recentemente riconosciuta dalla Comunità europea come “sito di importanza comunitaria”. Crovara costituì il più agguerrito castello dei ghibellini in terra reggiana e dovette sostenere acerrimi scontri con le truppe guelfe. Crovara è legato strettamente alla figura di Arduino della Palude, indicato come capitano delle milizie di Matilde e che ebbe certamente un ruolo decisivo negli eventi del 1077. La rocca appartenne per secoli ai Da Palude, che probabilmente ne ebbero investitura imperiale da Federico Barbarossa; sino alla soppressione napoleonica dei feudi il fortilizio rimase infeudato a questa famiglia. Nel 1188 Alberto Caro Da Palude, discendente diretto di Arduino, figura tra i reggitori di Crovara; fu anche uno dei pochi esponenti del patriziato reggiano che partecipò al seguito del Barbarossa alla terza Crociata e, al pari dell’Imperatore, morì durante l’impresa. Oltre ad Alberto Caro, i documenti attestano la partecipazione di un solo altro “nobile” reggiano alle Crociate: anch’esso esponente della medesima famiglia. L’insieme di queste circostanze induce a riflettere su alcuni aspetti riguardanti Matilde: cosa avvenne subito dopo la sua scomparsa, quale fu il suo ruolo nell’organizzare la prima crociata, quale rapporto esisteva tra i Da Palude e la Contessa; perché solo i Da Palude pare abbiano partecipato alle crociate. L’incontro ha anche permesso di presentare importanti scoperte archeologiche operate nel corso della campagna di ricerca condotta dal Cai e formulare un’ipotesi ricostruttiva del castello.
Gli incontri hanno altresì delineato la necessità di approfondire ulteriormente questo periodo, che potrebbe costituire l’oggetto prestigioso di un convegno in occasione dell’ormai prossima ricorrenza del nono centenario della scomparsa di Matilde, avvenuta nel 1115.