Home Società Nei ricordi… la “brasadela” di nonna Rina: dolce da gustare anche a...

Nei ricordi… la “brasadela” di nonna Rina: dolce da gustare anche a Carnevale, mentre impariamo a preparare i dolci fritti nel corso presso Pane & Cioccolato spostato al 5 febbraio

74
4

ciambPer addolcire le serate, il 5 febbraio dalle ore 20 proponiamo un corso di pasticceria presso il Bar Pasticceria Pane & Cioccolato sui dolci fritti di carnevale, sotto la guida del pasticcere Andrea Strabba Tamagnini, per addentrarci nel mondo goloso dei dolci. Bomboloni, frittelle ed altre preparazioni da imparare e degustare per ricordare che a carnevale ogni dolce vale…

 LA BRASADELA

Avevo imparato a fare la brasadela tanti anni fa , quando avevo cominciato a venire a Castelnovo d'estate, con i bambini, a casa dei nonni.

Fra Monte Castello e Casa Serafino c'era la valle, la mia valle, fin dove l'occhio si perdeva.

Allora l'erba cresceva alta, l'erba medica per le mucche, non si sprecava terreno per altre cose, tutto in funzione della stalla .

Ma il vento non lo sapeva: strisciava sull'erba, la lisciava ,la turbava in vortici per poi accarezzarla e stenderla in ampie volute frementi.

Andavamo col nonno a raccogliere quella tagliata per le mucche e il vento ci accompagnava con il profumo di erba tagliata e la strappava di mano, giocando coi bimbi e con forza li faceva rotolare e loro ridevano felici...li sento ancora ridere...

La nonna Rina andava "a occhio" e così anche io ho imparato a fare questa ciambella di famiglia con l'uso di un bicchiere, sì, proprio di un bicchiere come unico strumento da usare :un comunissimo bicchiere da acqua.

Così, l'altro giorno,quando Elena,la mia nipotina di cinque anni, e io, abbiamo deciso di fare la brasadela(che a lei piace tanto al mattino per colazione) ho cercato il mio bicchiere magico.

Nella ciotola contenente circa otto etti di farina 00, abbiamo versato due bicchieri di zucchero(circa 4 etti), un bicchiere colmo di olio di semi di arachidi (2 etti circa).

Elena ha imparato a rompere 4 uova fresche e io ho macinato la buccia di due limoni(non trattati) con un poco di zucchero.

Abbiamo mescolato il tutto con una forchetta e poi l'abbiamo rovesciato su l tagliere, un pizzico di sale e Elena ha cominciato ad impastare:è bravissima, una piccola cuoca con un grembiulino giallo e una innata sicurezza dei movimenti da fare.

Arriva a fatica all'altezza del tagliere, ma l'impasto sta diventando sodo e compatto e a questo punto Elena fa volare la sottile polverina di due bustine di lievito e ricomincia ad impastare.
Ha annusato il profumo del lievito con aria da intenditrice e ora compone l'impasto in forma di rotolo, che poniamo nello stampo rotondo rivestito di carta da forno.

Elena si diverte a schiacciare il rotolo per poi punzecchiarlo con una forchetta per fargli "mangiare"un poco di aria.

Il forno è pronto a 175 gradi e fra 30 minuti circa proveremo con uno stecchino se la ciambella è cotta.

Il profumo dolce e intenso diffuso in casa e la brasadela dorata che ho sfornato riempiono di soddisfazione e di orgoglio Elena: domattina la inzupperà nel latte ,a colazione, assieme al suo papà, e parleranno della nonna Rina e della sua brassadela.

Giuseppina Naldi

Cenni storici sulla “brasadela”

G.B. Ferrari riporta per primo, nel 1832, nel suo “Vocabolario del dialetto reggiano” questa ciambella, allora ricordata come grande ciambella.

In un secondo tempo, nel 1944, viene ricordata da Numa Ciripiglia nel libro sulla cucina tradizionale reggiana, chiamandola brazzadela doulza.

Un dolce dall’impasto semplice, e fatto con ingredienti poveri, portato spesso a vendersi nelle piazze inserendo il braccio dentro il buco centrale.

Di ricette disponibili ve ne sono tante: ognuna legata al territorio e soprattutto alla disponibilità degli ingredienti…un termometro di povertà delle genti che la cucinavano. Una preparazione  che ancora oggi viene degustata “pocciata” nel lambrusco come dolce che suggella il pasto finale o come dolce che dà gusto ed energia alla giornata che inizia.

 

Monica Benassi, pagina facebook Gusto sapiens

Info per corso. 3393965678 - [email protected]

 

Glossario di cucina

Impastare

Incorporare e lavorare insieme alla farina acqua, uova, burro o altro, sino ad ottenere una massa più o meno consistente, liscia e omogenea.

 Montare

Sbattere uova, panna o particolari composti per renderli più soffici e spumosi o aumentarne volume e consistenza.

Temperare

Tecnica che, attraverso un trattamento termico, consente di ottenere un cioccolato omogeneo, compatto e lucido, ideale per la realizzazione di cioccolatini, coperture, uova di Pasqua e simili. Il temperaggio si può eseguire in quattro modi diversi: tablaggio: si esegue versando 2/3 della copertura fusa sopra un piano di marmo e spatolandola fino a che non assuma una consistenza pastosa. Successivamente la si unisce al resto della copertura fusa e la si lavora fino al raggiungimento della temperatura ideale; vaccinazione o inseminazione: si mischia una parte di copertura solida alla copertura fusa e si lavora fino al raggiungimento della temperatura ideale. Con questo metodo la formazione di cristalli stabili è facilitata dall’introduzione di blocchi di cioccolato solidi; Bagnomaria: la copertura si fa fondere ad una temperatura massima di 45° C. Si lascia raffreddare mescolando fino al raggiungimento di 15°-17° C e successivamente si porta alla temperatura di utilizzo di 31°-35° C. Riscaldamento: in questo caso il temperaggio si esegue in una sola fase, poiché la copertura viene fatta fondere direttamente alla temperatura di utilizzo, in un ambiente secco e riscaldato (come le camere di lievitazione sotto i forni). Questo metodo però può richiedere diverse ore poiché si lavora a basse temperature. La temperatura varia inoltre a seconda della copertura utilizzata: Copertura bianca 29°-30° C Copertura la latte 30°-31° C Copertura fondente 31°-32° C Copertura extra-fondente 32°-33° C.

 

4 COMMENTS

  1. Mi è venuta la malinconia leggendo queste poche righe…. e pensavo che basta veramente poco per essere sereni… Ieri sera visto che la brasadela era già finita, ho chiamato l’Elenina e abbiamo rifatto una meravigliosa brasadela… Finirà presto anche questa, è buonissima. Grazie Mamma.

    (Luca Benassi)

    • Firma - BENASSILUCA
  2. E’ un racconto bellissimo, questo ricordo è sicuramente comune a molte persone, mentre lo leggevo mi vedevo così, come la piccola Elena, accanto a mia madre, il tagliere gli impasti ed i profumi!!! Grazie.

    (Maria Teresa Bonati)

    • Firma - mariateresabonati
  3. Grazie Giuse per averci regalato una dolcezza in più: i gesti delle donne che a tutte le età, generazione dopo generazione, conservano e tramandano intatti i gesti che aggiungono vita alla vita.
    Spero che dopo l’apprezzatissimo “Sulle spalle delle donne” di Normanna Albertini potremo leggere anche “Nelle mani delle donne” di Giuseppina Naldi… Ho giusto un Martedì che… tranquilla, nel 2014, il programma del 2013 è pressoché fatto. Ti aspetto!

    (Giovanna)