Riceviamo da Valerio Fioravanti, responsabile di zona montana del PD, e pubblichiamo il documento che formalizza la posizione del partito di maggioranza sulla vexata quaestio della organizzazione dei comuni in ambiti per la gestione associata dei servizi.
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UN UNICO AMBITO PER L’APPENNINO REGGIANO
I sindaci e gli amministratori del Partito Democratico della montagna reggiana proporranno, alla Regione Emilia-Romagna, la creazione di un unico Ambito per lo svolgimento in forma associata delle funzioni fondamentali da parte dei Comuni.
Ciò significa che, in prospettiva, dovrà esserci una sola unione tra i comuni che faranno parte dell’Ambito montano.
Tra questi non ci sarà più Canossa che invece andrà a confluire nell’Ambito e nell’Unione dei comuni della val d’Enza.
Ne faranno parte i municipi della esistente Unione Comuni Alto Appennino i quali avranno alcuni anni per decidere una loro adesione alla grande unione singolarmente o dopo un processo di fusione.
Dovrebbero farne parte anche i comuni di Baiso e Viano i quali, vorrebbero far parte dell’Ambito Territoriale montano ma non intendono, per ora, fuoriuscire dal distretto sanitario di Scandiano, mentre la legge regionale impone la corrispondenza tra ambito e distretto socio sanitario. Poiché si è alla vigilia di una sicura ridefinizione dei distretti sanitari i due comuni chiedono che gli sia concessa transitoriamente la possibilità di continuare ad appartenere al distretto di Scandiano, all’interno del quale hanno organizzato servizi e progetti in ambito socio sanitario e subordinano la scelta di aderire all’Ambito montano ad una deroga in merito.
Questa decisione, importante e strategica per il territorio montano, avviene dopo una discussione assai lunga, maturata nel tempo all’interno delle forze politiche e degli amministratori, la cui conclusione avviene anche grazie alla Legge Regionale 21 dicembre 2012, n. 21 “Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”.
La legge pone dei limiti ben precisi alle dimensione degli ambiti e delle unioni tra comuni e fissa al prossimo febbraio il termine per proporre alla Regione delle soluzioni in merito.
Lo fa, purtroppo, in mancanza di una legge quadro nazionale di riforma delle autonomie locali, o Carta delle Autonomie, quanto mai necessaria per avere un paese più moderno: dove non è risolto il problema sovrapposizione di competenze, dove si offrono i servizi al costo minore e nel modo più funzionale, dove i cittadini possono controllare la spesa ed i risultati, dove è mantenuta la solidarietà tra i territori e dove la macchina pubblica contribuisce alla competitività.
Purtroppo questa legge non c’è e confidiamo in un governo Bersani per averla.
Nell’attesa siamo soddisfatti di questa soluzione perché, possiamo sperare, che le prossime unioni tra comuni saranno, per l’appunto, “unioni” e non “divisioni” del comprensorio e la montagna avrà un livello di rappresentanza unitaria in continuità con una tradizione di oltre mezzo secolo.
Potremmo contare sul rafforzamento del centro di servizi di Castelnovo ne’ Monti come punto di riferimento per il territorio montano.
Per ora sono auspici, il percorso non sarà facile: si dovrà organizzare i servizi su livelli sovra comunali, mantenere il livello cui siamo abituati (es. su sanità, scuola, trasporti..), farlo in un contesto generale di riduzione della spesa pubblica e di rarefazione della popolazione residente, specie tra le comunità più alte e distanti.
Considerare unitariamente e mettere assieme risorse economiche, risorse umane, nel rispetto dell' autonomia di ciascun comune, potrà consentire di ottimizzarle, fronteggiare e rispondere, innovando alla crisi e di farlo interpretando un sentimento popolare reale di comune appartenenza alla montagna reggiana.
Un primo passo è stato fatto nella direzione giusta.
Domanda 1. La Comunità montana che esiste ancora non doveva chiudere nel 2010, poi 2011, poi 2012? Perchè è ancora lì a spendere soldi nostri e fare poco per non dire nulla? domanda 2. Fare un’unione così grande ha senso, o meglio ha senso togliere un baraccone (Comunità montana per mettercene un altro; costituenda unione), allora tanto vale non cambiare niente tanto è già tutto così, basta cambiare nome…..
(Mauro)
Bravo Mauro! Concordo.
(Marco Monterminini)
Tra due giorni siamo a febbraio, termine per proporre alla Regione soluzioni ed eventuali accorpamenti, leggo nella nota del PD che la proposta “avviene dopo una discussione assai lunga,maturata nel tempo all’interno delle forze politiche e degli amministratori”, il sottoscritto consigliere dell’Unione dei comuni del crinale, nelle sedi ufficiali mai ne ha parlato. La proposta riporta il crinale indietro di 15 anni, con nessuna novità. L’Unione del crinale nei primi anni diede speranza di identità particolare, unica, e di valore aggiunto per uno sviluppo ed una crescita delle zone più disagiate della Provincia/Regione. In fase iniziale si lanciarono e si realizzarono progetti in quel senso, micronidi, gestioni associate dell’edilizia con tanto di ufficio di progettazione, incarico per PSC associato, possibilità di studio ed inserimento (almeno nelle carte) di una progettazione e conseguente possibile realizzazione e completamento della fondovalle sino a Collagna, per poi……. collegarsi con la Toscana/Liguria…..
Sogni e speranze caduti, è entrato nelle casse dei comuni qualche soldo in più che è servito ad abbellire qualche strada, ad installare qualche lampione, a fare feste….
Ma i veri risultati sono sotto gli occhi di tutti:
– sviluppo zero,
– lavoro zero,
– attività chiuse,
– età media in continua crescita;
– nuove attività lavorative zero;
– viabilità disastrata;
– ambiente sempre più abbandonato;
– agricoltura distrutta dagli animali;
– edilizia bloccata, anche da regole vecchie (PDF e PRG) ancora vigenti che devono raccordarsi con nuove, es. del PTCP (del 124 del 2010) calato sui nostri territori senza alcuna discussione e contrattazione, esclusa la possibilità di prolungamento della fondovalle, nuovi vincoli su zone di espansione ed abitati dichiarati su frane quiescenti per le quali gli amministratori locali nemmeno si sono preoccupati di chiedere approfondimenti ed indagini in merito, zone dichiarate boscate, per la sola presenza di arbusti….. Il nuovo PSC dell’Unione del crinale doveva essere lo strumento di collegamento con i livelli superiori e doveva PRETENDERNE l’ascolto visto che, dovrebbe essere espressione locale della popolazione e delle relative esigenze culturali e di sviluppo. Tutto ciò è caduto nel fosso, dopo undici anni di lavoro (non so di chi) e di spese (di certo a carico dei cittadini, in quanto sono stati usati soldi pubblici e non donazioni di privati o altro). Il PSC è stato cestinato, gettati 168000 euro e… affidato un nuovo incarico.
Pertanto, la proposta, che recepisce i dettati della legge regionale, se non metterà dei paletti e regole veramente a favore dei più disagiati (la famosa sussidiarietà tanto sbandierata) non porterà alcun beneficio al crinale, da sempre obbediente ed allineato.
Speriamo che la nuova Unione porti idee nuove, vere e vicine alla popolazione.
Cordialmente.
(Fabio Leoncelli, consigliere di minoranza a Busana e nell’Unione del crinale)
Bene, il PD ha espresso il proprio parere, ma ora lasci che siano le amministrazioni comunali, elette dai cittadini in piena libertà e nell’interesse del territorio, a trovare le soluzioni più opportune.
Che il PD non ponga ostacoli a soluzioni diverse.
(Fabrizio)
UNIONI “UN TRISTE RITORNO AL PASSATO LA PROPOSTA DEL P.D.”
Più che rabbia ho provato molto sconcerto nel leggere il comunicato che il responsabile del P.D. della zona montana ha diramato in merito alla ipotesi di un unico ambito in cui si dovrebbero svolgere in forma associata le funzioni fondamentali da parte dei comuni. Sconcerto che nasce dal constatare, dopo aver militato per anni nel P.C.I., P.D.S. e D.S., come il rispetto di chi è democraticamente eletto, delle opinioni altrui, il confronto per ricercare soluzioni condivise e condivisibili, non appartengono più al modus operandi del P.D. della montagna, che ogni giorno di più sembra avere fatto dell’incapacità al confronto e della convinzione di autosufficienza la propria bandiera, come questa vicenda ben dimostra.
Vediamo come stanno le cose.
L’ipotesi sostenuta dal coordinatore del P.D. montano non è nulla di più che la prosecuzione dell’attuale comunità montana. Ora tutti sanno dal 2010 che questo ente doveva essere chiuso, non tanto e non solo per le leggi che indicavano questo obbiettivo, ma perché essa aveva dimostrato negli anni tutti i suoi limiti e la sua incapacità ad affrontare e risolvere i gravi problemi della nostra montagna. Personalmente ritengo che, per come è stata gestita, li ha aggravati e su questo sono disponibile a confrontarmi, cito a solo esempio e riflessione alcuni temi: gestioni associate di poche e limitate funzioni, investimenti di strutture in un solo comune, Castelnovo ne’ Monti, concentramento delle gestioni dei servizi a Castelnovo ne’ Monti, nessuna seria politica di decentramento verso i territori periferici per ricercare una tenuta del loro tessuto sociale. Non solo, quando si è cercato di volere a tutti i costi la gestione centralizzata di alcuni servizi, vedi quello di assistenza domiciliare, i dati ci dicono in modo inequivocabile che, per realtà come Villa Minozzo e Toano, il tutto si sarebbe tradotto in un aggravio del 25/30% dei costi o in un corrispondente calo dei servizi ai cittadini. In sintesi una esperienza da chiudere il prima possibile anziché riproporla e su questo i cittadini della nostra montagna concordano, provare a chiedere cosa né pensano sarebbe istruttivo. Però quello che mi indigna di più è leggere parole come “i Sindaci e gli Amministratori del P.D. proporranno” e “questa decisione, avviene dopo una discussione assai lunga, maturata nel tempo all’interno delle forze politiche e degli amministratori”, ma di cosa parla?, di quali discussioni?, la realtà è ben altra cosa. Premesso che sui temi posti dal coordinatore del P.D. montano, grande unione compresa, a quanto mi risulta, non tutti i Sindaci e gli amministratori del P.D. la pensano come lui, mi preme sottolineare che su questi temi non vi è stato nessun serio confronto e nei fatti la discussione è rimasta nelle sole sedi di maggioranza o del Partito Democratico, fregandosene di amministrazioni democraticamente elette e ignorando completamente, non portandoli neppure in discussione atti pubblici, vedi gli ordini del giorno adottati congiuntamente dai consigli comunali di Toano e Villa Minozzo. Non so cosa deciderà la Regione alla richiesta dei due ambiti che i comuni del crinale e i comuni di Toano e Villa Minozzo presumibilmente richiederanno, una cosa è certa se il coordinatore del P.D. montano e qualcun altro pensano di aver a che fare con dei sodali a cui imporre questo o quello, fregandosene delle loro legittime opinioni, si troveranno sicuramente a dover gestire un duro confronto di cui porteranno appieno la responsabilità. Unica consolazione in tutto questo è il veder confermate tutte le motivazioni che mi hanno portato ad uscire dai D.S. di Villa Minozzo, di cui il coordinatore del P.D. montano fa parte, e sostenere la lista SI UNITI – Sindaco Fiocchi.
(Piero Ferrari)
Caro Piero, avete perso un’occasione, mi dispiace dirtelo, avevate la possibilità concreta, anzi messa su un piatto d’argento, di unire Villa e Toano all’Unione alto Appennino reggiano, avete rifiutato e dichiarato che non siete di crinale, lascia stare il passato…… Guarda al futuro!
(L.C.)
In effetti Civago, Cervarolo, Monteorsaro, Casalino, Santonio, Novellano, ecc. ecc. sono evidenti località collinari… LC ha ragione. si è persa un’ottima occasione, per una logica unione con il crinale, ma ormai è evidente il muro contro muro che c’è tra Villa e il resto del mondo (Toano escluso) ed a pagarne le conseguenze saranno come al solito i cittadini… Questo atteggiamento porterà d’ufficio Villa nel calderone con Castelnovo, Vetto, Carpineti, Baiso, territori con cui non abbiamo poco o nulla a che fare, a meno che non si pensi che un abitante di Civago abbia le stesse esigenze di uno di Baiso e non magari similari ad un abitante di Piolo….
(Commento firmato)
AMBITO E UNIONI NELL’APPENNINO REGGIANO
Chiedo un poco di spazio e di attenzione per replicare alle critiche.
Prima di tutto, quello che ho comunicato è la posizione del PD Zona Montana, definita in una recente riunione alla presenza della grande maggioranza dei sindaci ed i segretari di circolo della Zona, con il Segretario Provinciale e il Responsabile Enti Locali del PD Reggio Emilia.
Non è certo una novità. Ad aprile 2012 era stato comunicato un documento (chiunque voglia averlo può chiederlo, forse è tuttora conservato negli archivi di Redacon) dove questi obiettivi erano tutti definiti, pur mancando ancora la Legge Regionale che avrebbe dovuto fissare condizioni e modalità per farlo. La legge regionale è stata promulgata il 21 dicembre 2012 le nostre posizioni trovano corrispondenza nei suoi contenuti.
La posizione del PD di Zona nasce di un confronto con “locale” gli amministratori, i sindaci in primo luogo, con i dirigenti e gli iscritti, le associazioni territoriali (sindacati, associazioni di categoria agricole, commercianti ecc.) ed anche con altri partiti come SEL, Comunisti Italiani e UDC. Nasce da un confronto con gli organi del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna e con il Vice presidente Saliera.
Ma prima di tutto nasce da una visione storica della montagna reggiana.
Una tradizione che ha sempre visto il PD e le forze politiche e sociali che lo hanno fatto nascere, come portatori di una cultura, prima che una politica, unitaria della montagna , collegata con il sistema metropolitano. In forza di ciò sono state fatte diverse cose che hanno mantenuto alto il livello di vivibilità e sviluppo dell’Appennino Reggiano: l’ospedale, le scuole, il teatro, le strade (la SS n. 63) e molte altre.
Credo che sia piuttosto scorretto definire tutto ciò come una imposizione,speriamo invece di aver fatto la nostra parte responsabilmente per definire una politica, nel rispetto dell’Art. 49 della Costituzione.
Credo che sarebbe stato assai peggio il contrario, ovvero che il partito con maggiore responsabilità amministrative non si fosse interessato del tema e avesse taciuto su tutto.
Se Piero Ferrari ricorda positivamente la grande tradizione dei partiti post bellica (P.C.I. in primis ma anche al D.C. o P.S.I. se vuole) mi permetto di ricordare a lui che la distinzione di posizioni tra “partito” ed “istituzione democraticamente eletta” (comunale, provinciale o nazionale) era sicuramente molto meno netta di ora.
Se vuole può ripassarsi l’elenco dei governi della repubblica caduti senza formale crisi parlamentare o dei sindaci decisi nelle riunioni delle varie coalizioni di sinistra o pentapartitici.
Certo allora, nella prima Repubblica, si era capaci di scelte unitarie e comprensoriali, cosa che adesso pare impossibile o quasi.
L’egemonia dei partiti non era un bene, abbiamo ben presente questo, ma ci sono scelte che possono andare oltre la visione di un sindaco “pro tempore”. Credo che la vicenda infinita del riordino e l’incapacità di superare la Comunità Montana, perché ognuno è portatore di una visione limitata e particolare, abbia dimostrato questa difficoltà.
In ogni caso nessuno vuole resuscitare la Comunità Montana. Il primo atto concreto dopo che la Giunta Regionale (non i consigli comunali né i sindaci), avrà deciso gli ambiti ottimali, sarà lo scioglimento delle comunità montane. Cioè esattamente l’opposto di quello che molti commentatori dicono, questa Legge ed i successivi passaggi porteranno alla cessazione dello storico ente montano.
L’Ambito e le Unioni dei Comuni non sono una comunità montana sotto mentite spoglie ma una nuova organizzazione dei servizi per permettere di risparmiare sui costi e renderli più efficienti. Le funzioni delle unioni saranno quelle dei comuni e probabilmente in aggiunta alcune di quelle che appartenevano alle provincie, non quelle che aveva la Comunità Montana.
E’ un fatto che porta ad una delega di sovranità di ogni singolo municipio per questo è comprensibile che ci siano delle resistenze a farlo. Auspichiamo perciò che inizino davvero dei processi di fusione tra piccoli comuni come hanno dichiarato Villa e Toano, in questo modo il problema della rappresentanza sarebbe superato.
Ricordo sempre a Piero Ferrari che il Primo Ministro Monti è per abolire le Provincie ed anche i piccoli comuni. Quindi Monti, il riferimento politico di “SI’ Uniti” di Villa Minozzo, è per abolire ciò che per loro è l’unico momento democratico possibile se essi considerano i partiti ed in particolare il PD come anti democratico e “incapace di confronto”.
Il Partito Democratico per riorganizzare tutto il sistema delle autonomie, superando questa estrema frammentazione di enti e sovrapposizione di competenze, ma anche considerando i piccoli comuni attori essenziali della vita democratica.
Non ci si deve dimenticare però di essere parte di un sistema, ormai è stretta una visione nazionale figuriamoci una soltanto “comunale”.
Castelnovo ne’ Monti, 2 febbraio 2013.
Il Coordinatore Zona Montana PD Reggio Emilia
Valerio Fioravanti
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Che peccato, come sempre il Comune di Villa si è voluto distinguere, auguri per un Unione con Castelnovo ecc. ecc.! Che occasione persa, spero che i cittadini del CRINALE di Villa sappiano a chi hanno dato la possibilità svendere le loro origini di montanare e di crinale!
(L.C.)
Sono un cittadino del comune di Villa e devo confessare che nella riunione che annualmente Fiocchi e la sua maggioranza fanno nelle frazioni si è parlato dell’unione con Toano e ho avuto l’impressione che tutti fossero d’accordo. Non mi risulta che il PD abbia fatto altrettanto. Tutti si ritengono democratici, ma la maggioranza dei cittadini di Villa ha scelto Fiocchi a rappresentarlo, non il PD, e sono sicuro che se interpellati i cittadini di Villa scelgono di unirsi a Toano, territorio con il quale condividono tradizionalmente molte più cose che con i territori di Ramiseto, Collagna e Busana.
(Marco G.)
Sig. Marco però il problema è che la Legge regionale n. 21 del 21/12/2012 se non vado errato annovera tra i vari requisiti (ma magari sbaglio non sono un esperto) un limite minimo demografico di 15000 abitanti (per comuni già appartenenti alle comunità montane altrimenti si sale addirittura a 30000) ed un’estensione territoriale di 300 kmq. Ora mi pare che Toano e Villa non abbiano nessuno di questi requisiti, il che ci farà finire come già ricordato da altri in unione con tutti gli altri comuni dell’ex Comunità montana con un Castelnovo centrocentrico, mentre in un’unione con gli altri comuni del crinale ci sarebbe stata almeno pari dignità…. Comunque se vogliamo continuare a combattere i mulini a vento facciamo pure…
(Commento firmato)
Da abitante del comune di Busana credo anch’io, come Marco, che la nostra unione non abbia niente a che fare con Villa e Toano, anzi vedo benissimo la loro unione tanto quanto la nostra FUSIONE, sono inutili questi campanilismi dei piccoli comuni, non si può andare avanti con solo 1000 o poco più abitanti; so anche però che la politica farà fatica ad accettare una fusione visto che perde un po’ di rappresentatività locale; o meglio che seggiola gli diamo a quei politici che rimangono senza? Questo è il vero problema del PD. Per quanto riguarda i risparmi non la vedo tanto trasparente, visto che il personale della Comunità montana ci rimarrà in toto, magari a carico di qualche comune o alla costituenda unione, anzi i costi aumenteranno visto la mole di chilometri che si dovrà fare per esempio i servizi domiciliari alle persone assistite.
(Mauro)
Quanto al PD interessi la montagna reggiana lo ha dimostrato anche con una delle ultime delibere regionali, lo stanziamento di un milione di euro a favore delle comunità del’Appennino Emiliano-Romagnolo, destinando oltre il settanta per cento alla montagna della Romagna ed il resto all’Emilia, con il beneplacito dei nostri rappresentanti strapagati in Regione Forse che i problemi dell’Emilia sono meno gravi di quelli della Romagna? Ai posteri l’ardua sentenza. Ma non dubitate che al PD in Emilia lascino mancare il sostegno elettorale anche in queste elezioni, vorrà dire allora che ci tureremo il naso e continueremo a votare come se niente fosse. Auguri.
(Beppe Bonicelli)