Di recente l’Associazione Amici della Terra, nella persona della sua presidente, Stella Borghi, è venuta a conoscenza che nel territorio della provincia si esercita la caccia al capriolo anche in ambiti nei quali tale pratica è in via generale vietata dalla legge.
Ottenute ulteriori, dettagliate informazioni dalla Provincia a seguito di accesso agli atti ha poi appurato non solo che la cosa é nota all’ente, ma addirittura che in diversi casi l’attività venatoria viene incoraggiata ed autorizzata dall’ente con provvedimenti ed interpretazioni delle norme da considerarsi quantomeno al limite della legittimità.
In particolare si è appreso che la caccia al capriolo viene esercitata - con varie interpretazioni - all’interno di aziende turistico-venatorie, di zone addestramento cani, nonché di un centro privato di riproduzione della fauna selvatica, per il quale non è dato di sapere in virtù di quale stratagemma sia stata prevista la deroga al divieto; e soprattutto la caccia viene esercitata in diverse zone di ripopolamento, ove l’impalcatura burocratica-amministrativa messa in opera, oltre ad essere in palese contrasto con la legge che dispone il divieto, conduce quantomeno ad un giudizio di “perplessità”, posto che a questo livello vengono disposte dal competente dirigente provinciale varie esclusioni di aree territoriali comprese nell’ambito protetto, trasformandone la superficie, per così dire a mò di gruviera, allo scopo dichiarato di farvi entrare i cacciatori per attuare gli abbattimenti.
A fronte di questa situazione l’Associazione Amici della Terra ha ritenuto necessario invitare la Provincia a provvedere con effetto immediato, in regime di autotutela, alla sospensione della caccia al capriolo nei territori ove, sulla base delle osservazioni e segnalazioni ad essa rivolte, non vengono rispettati i dovuti requisiti di legalità.
Al riguardo è stato ricordato il rischio della contestazione del danno faunistico, così come previsto dal vigente T.U. ambientale, oltre ovviamente all’intenzione di sollecitare l’intervento dei competenti organismi addetti alla vigilanza ed alla tutela del patrimonio faunistico.
l’auspicio e’ che la Provincia abbia preso le decisioni riportate nell’articolo nel rispetto della normativa vigente, ma e’ anche per evitare tali equivoci che il nostro Comune chiede, da tempo, la trasformazione delle zone di ripopolamento e cattura in Ztf ( zone di tutela faunistica). riteniamo infatti che nelle Ztf ,grazie a una maggiore responsabilizzazione dei cacciatori e una fattiva collaborazione da parte degli agricoltori, si possa meglio raggiungere quell’equilibrio,assolutamente necessario, tra presenza di animali selvatici ( noi non siamo per lo sterminio indiscriminato di questi ) e la salvaguardia delle colture agricole ( vogliamo infatti che il lavoro dei nostri agricoltori sia tutelato). speriamo che il 2013,anno di revisione del piano faunistico venatorio ( se non erro) possa vedere ,finalmente, l’accoglimento delle nostre richieste.
lombardi michele sindaco toano
(lombardimichele)
Come sempre le persone hanno la memoria corta. Forse gli “Amici della Terra” non si ricordano che l’epidemia che ha falcidiato i caprioli pochi anni fa è partita proprio da una zona addestramento cani in cui non era permessa la selezione. Le altissime densità di caprioli che si raggiungevano in quell’area hanno favorito il contagio e la diffusione della malattia. Quello che potrebbe essere valido per alcuni animali (lepri, fagiani, pernici) non è scientificamente valido per gli ungulati, le cui densità devono essere mantenute uniformi su livelli programmati su TUTTO il territorio, per evitare il concentrasi dei danni, come dice il sindaco, ma anche per mantenere sana la popolazione, riducendo il rischio di epidemie.
(Marco)
Chiedo al signor Marco dove era lui nel 2007 quando l’associazione Amici della Terra attravero i suoi associati e fiduciari ha attivamente collaborato con Asl Veterinaria e con Provincia di Reggio Emilia per la verifica delle cause della patologia che affliggeva i caprioli… Dire che vi è stato un punto di partenza della patogolia pare un poco avventato… quando non vi è stata alcuna evidenza scientifica di quanto il signor Marco sostiene… Se ha dei dati scientifici è invitato a fornirli all’Asl… Se ha invece delle supposizioni… lieta di leggerle, ma rimangono tali… Di certo il metro cubo di documenti che come legale dell’associazione Amici della Terra conservo a dimostrazione del lavoro “concreto” svolto nel 2007 dimostra che la sottoscritta e la associazione che tutelo non si limita a parole ma produce fatti… Invito chi ha posto in essere “fatti” concreti a renderli noti… Il mio metro cubo di documenti è conservato nell’archivio del mio ufficio.
(Rossella Ognibene)