Riceviamo e pubblichiamo.
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Il meraviglioso racconto di Carlo Lorenzini (Collodi), “Le avventure di Pinocchio” andrebbe forse riscritto, non certo per stravolgere i suoi insegnamenti che risultano sorprendentemente attuali nella loro apparente ingenuità, ma per ricollocarlo nella nostra società di oggi, che sta subendo delle trasformazioni imprevedibili per Collodi.
Come avrebbe potuto Collodi immaginare la scuola, istituzione che offriva a Pinocchio la possibilità di diventare un bambino vero, collocata nel Paese dei Balocchi? Una contraddizione in termini.
Il Paese dei Balocchi era lontanissimo dalla scuola, era la sua antitesi assoluta anzi, l’assenza della scuola era proprio la sua prerogativa. E il tragico destino dei fanciulli che optavano per esso, fuggendo dalla scuola, era quello di trasformarsi in asino.
Già, l’asino! La creatura che, nell’immaginario collettivo, incarna lo schiavo per antonomasia (“oggi ho lavorato come un asino!”), l’essere che viene sfruttato praticamente fino alla morte e infine impietosamente soppresso.
Il nostro “Paese dei balocchi” è solo virtuale ma compenetra inesorabilmente la realtà dei nostri giovani, attraverso mille distrazioni e diavolerie tecnologiche, alle quali non riescono assolutamente a rinunciare; sono diventati una ragione di vita, per loro.
Il significato più profondo del libro di Collodi è davvero geniale e si concretizza quando egli ci presenta una creatura fragile e manovrabile, un burattino di legno, al quale si offre la possibilità di un miracolo: trasformarsi in fanciullo vero, attraverso il riscatto dell’istruzione.
Forse eravamo anche noi un po’ burattini da trasformare in umani , quando abbiamo messo piede a scuola. Solo che allora ne eravamo quasi consapevoli. Poi la lettura in classe con la maestra delle avventure di Pinocchio ci illuminava e ci faceva riflettere sull’importanza dell’istruzione.
Noi eravamo facilitati dal fatto che a casa non c’era la televisione, e anche se c’era le trasmissioni iniziavano alle 17 e la mamma ci imponeva di fare prima i compiti; in più era una tv molto educativa.
Il problema è che il destino di trasformarsi in asino/schiavo non è scongiurato, forse oggi più che mai, visto che nelle nostre le classi il numero dei “Lucignoli” è in crescente aumento.
Inutile mettere in guardia i nostri allievi del rischio di diventare persone prive degli strumenti culturali che consentono di acquisire capacità critica e rapidità di analisi delle situazioni, mettendoci al riparo da raggiri e fregature.
“L’ignoranza delle nuove generazioni è la forza di chi vuole manovrarli come burattini”.
Ma chi li vuole ignoranti? Me lo chiedo sempre più spesso. Forse non si tratta di persone fisiche, forse siamo di fronte a strumenti inconsapevoli che si sono lasciati travolgere da una filosofia errata e infingarda e diffondono ogni giorno di più il rifiuto del sapere, soprattutto scientifico e instillano nei giovani la diffidenza e la scarsa considerazione verso gli insegnanti e/o verso tutti coloro che hanno acquisito una buona cultura.
Nei gruppi giovanili bisogna assolutamente risultare ignoranti, altrimenti vieni isolato, fatto oggetto di scherno e accusato di essere un “secchione”. Come dire loro che imparare qualcosa non ha niente a che vedere con la pedanteria e il “secchionismo”?
Quanti di noi sono stati più ribelli che “sgobboni”? Io posso alzare la mano per prima. Dio solo sa quante volte non ho avuto voglia di fare la versione di Latino perché mi sono persa a leggere altro, le enciclopedie scientifiche sugli animali, nel mio caso.
Però in classe ascoltavo gli insegnanti perché ero consapevole del fatto che solo loro potevano guidarmi e fornirmi le basi culturali grazie alle quali ancora oggi riesco ad apprendere nuove informazioni da chiunque e attraverso qualunque fonte mediatica.
Questa volontà di avere giovani che non si ribellano come è naturale che succeda, che lo facciano solo in modo passivo,indolente e soprattutto virtuale, ha una motivazione evidentissima che non occorre qui esaminare perché ognuno di noi adulti è in grado di comprendere.
E non ha neanche una connotazione politica precisa, anche se non posso dimenticare ciò che diceva Pol Pot, il quale consigliava di sopprimere a vista tutti che coloro che indossavano gli occhiali semplicemente perché potevano essere degli intellettuali. I prepotenti e i dittatori hanno più paura della cultura che delle armi, questo è sicuro.
(Maria Grazia Consolini)
Trovo pericolose alcune cose nel mondo giovanile: LA SOLITUDINE!, anche se in “modo virtuale” (facebook) i ragazzi pensano di avere “molti “amici”. Nel momento del “bisogno” purtroppo sono SOLI! Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: SCARSA PERSONALITA’. Se non sono “nel gruppo”, fanno fatica a pensare in proprio. Se questo fosse vero “I LUCIGNOLO” si prongono sempre e dovunque. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ma solo in NEGATIVO! A questo punto è estremamente facile essere MANOVRATI secondo indirizzi ben precisi da cui, si dice, E’ IMPOSSIBILE sottrarsi (es: moda, stili di vita, musica, gli ultimi ritrovati tecnologici, perchè altrimenti si parla di “un complesso di inferiorità”). Allora, se si entra in questa SPIRALE, sono gli altri CHE PENSANO PER TE! Infine la MANCANZA di VALORI! Quelli che io reputo tali: RISPETTO di se stessi, degli altri, del creato. RISPETTO leggi MORALI e CIVILI, RISPETTO E DISPONIBILITA’ con tutti, CONDIVISIONE di quanto ricevuto! Per chi CREDE, c’è un MODELLO da immitare: CRISTO. Gli altri “modelli” passano con il tempo, quindi NON SONO MODELLI da imitare!
(Eusebio Bertolini)
Ma il Cristo di Monsignor Fisichella o di Don Paolo Farinella?
(Ellebi)
… o don Andrea Gallo! http://youtu.be/_5koRYLKUbk
(ellebi)
Sicuramente quello di don Lorenzo Milani che di riscatto dei giovani e utilità dell’istruzione ne ha fatto la sua missione.
(Maria Grazia Consolini)
Naturalmente prof.ssa Consolini concordo con lei su tutto quanto enunciato nel suo post. Infastidisce però, a proposito del primo commento, questo inserire in ogni dove una dimensione confessional-clericale a mio parere del tutto fuori luogo. Segnalavo in ogni caso che anche tra i cattolici esistono notevoli differenze e tra don Milani ed il parrocco di San Terenzo non tutto si può tenere con ipocrita ecumenismo.
(Ellebi)
Cristo è così ampio che abbraccia ogni luogo, ogni tempo e ogni spazio. Ciascuno afferma ciò che il suo cammino di vita ha a lui insegnato. Se tra i cattolici ci può essere divergenza, non ho mai conosciuto due atei che non finissero per pensarla diversamente.
(Marco Notari)
E comunque signor ellebi, quando avrà argomentazioni costruttive sull’argomento dell’articolo, cioè cosa FAREBBE LEI per risolvere il problema, col SUO punto di vista – ovvero quello della sua comunità – sarò felice di non fare il cane da guardia.
(Marco Notari)
Nelle parole del primo commento il modello da imitare è uno solo. Al di fuori le tenebre. Meglio, laicamente, coltivare il dubbio.
Lode del dubbio
Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
serenamente e con rispetto chi
come moneta infida pesa la vostra parola!
Vorrei che foste accorti, che non deste
con troppa fiducia la vostra parola.
Leggete la storia e guardate
in fuga furiosa invincibili eserciti.
In ogni luogo
fortezze indistruttibili rovinano e
anche se innumerabile era l’armata salpando,
le navi che tornarono
le si poté contare.
Fu così un giorno un uomo sulla inaccessibile vetta
e giunse una nave alla fine
dell’infinito mare.
Oh bello lo scuoter del capo
su verità incontestabili!
Oh il coraggioso medico che cura
l’ammalato senza speranza!
Ma d’ogni dubbio il più bello
è quando coloro che sono
senza fede, senza forza, levano il capo e
alla forza dei loro oppressori
non credono più!
Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
Quante vittime costò!
Com’era difficile accorgersi
che fosse così e non diverso!
Con un respiro di sollievo un giorno
un uomo nel libro del sapere lo scrisse.
Forse a lungo là dentro starà e più generazioni
ne vivranno e in quello vedranno un’eterna sapienza
e spezzeranno i sapienti chi non lo conosce.
Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
gravemente cancella quella tesi.
Intronato dagli ordini, passato alla visita
d’idoneità da barbuti medici, ispezionato
da esseri raggianti di fregi d’oro, edificato
da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
un libro redatto da Iddio in persona,
erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
Veramente gli è difficile
dubitare di questo mondo.
Madido di sudore si curva l’uomo
che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.
Ma sgobba madido di sudore anche l’uomo
che la propria casa si costruisce.
Sono coloro che non riflettono, a non
dubitare mai. Splendida è la loro digestione,
infallibile il loro giudizio.
Non credono ai fatti, credono solo a se stessi.
Se occorre, tanto peggio per i fatti.
La pazienza che han con se stessi
è sconfinata. Gli argomenti
li odono con gli orecchi della spia.
Con coloro che non riflettono e mai dubitano
si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
per schivare la decisione. Le teste
le usano solo per scuoterle. Con aria grave
mettono in guardia dall’acqua i passeggeri dl navi che affondano.
Sotto l’ascia dell’assassino
si chiedono se anch’egli non sia un uomo.
Dopo aver rilevato, mormorando,
che la questione non è ancora sviscerata vanno a letto.
La loro attività consiste nell’oscillare.
Il loro motto preferito è: l’istruttoria continua.
Certo, se il dubbio lodate
non lodate però
quel dubbio che è disperazione!
Che giova poter dubitare, a colui
che non riesce a decidersi!
Può sbagliare ad agire
chi di motivi troppo scarsi si contenta!
ma inattivo rimane nel pericolo
chi di troppi ha bisogno.
Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
che tale sei, perché hai dubitato
delle guide! E dunque a chi è guidato
permetti il dubbio!
Bertolt Brecht .
(Ellebi)
Condivido in toto le riflessioni della Consolini come anche quelle di Ellebi che mi sembra semplicemente una persona pensante. Da quanto leggo nei commenti di Ellebi non trovo nessuna appartenenza ad una “comunità” se non quella della comunità umana nella quale è connaturato il pensiero divergente. Mi lasciano alquanto perplessa invece le sue parole: “col SUO punto di vista – ovvero quello della sua comunità – sarò felice di non fare il cane da guardia”.
Trovo in queste parole il peggior fondamentalismo. Sono cattolica di lunga data, vista l’età. Ma voglio continuare ad usare la mia testa che mi porta a non condividere prese di posizione o comportamenti che ritengo incoerenti, opportunistici o difensivi di posizioni di potere. Questi si trovano ovunque, in ogni comunità, perchè connaturati alla fragilità e alla fallibilità umana. Smetta di fare il “cane da guardia” e provi a capire le posizioni altrui. Spesso ci fanno vedere cose che da soli facciamo fatica a vedere proprio perchè abbiamo il nostro punto di vista. E quando si appartiene ad una comunità, questa non deve mettere steccati, dentro si pensa ci siano i buoni fuori i cattivi. Il buono esiste dappertutto come ciò che è cattivo. Le comunità servono a far sentire gli uomini uniti e a darsi sostegno reciproco ma non sono isole. Non deve esserci un confine invalicabile, questo lo mettono coloro che hanno paura di quello che c’è fuori dal loro confine. Hanno cioè paura dell’umanità.
(AnnaMariaGualandri)
Chiedo venia, rileggendo mi sono accorta che non ho specificato che mi riferivo alle parole del Sig. Notari anche se penso si capisse visto che ho riportato una sua frase.
(AnnaMariaGualandri)
Io penso che criticare e basta non serva a niente. Sono stato a lungo tempo ateo e anche buddista e ho notato che nella società moderna va di moda contestare. Uno dice “Cristo”, bene è un bigotto. Uno dice Freud, bene, è uno psicologo. Uno dice Harend, bene è un ebreo. Io ancora non ho capito nel dubbio del signor ellebi, cosa proporrebbe ai nostri giovani di costruttivo. Vedo solo il dovere affermare la propria NON appartenenza al pensiero cristiano. Invece nell’affermazione “la sua comunità” che sarò ben lieto di spiegare non intendo la comunità umana, di cui a mio avviso, NESSUNO fa parte, in quanto non abbiamo per amico il mondo, ma la comunità di individui in cui CIASCUNO forma le proprie idee, siano essi atei, agnostici, marxisti, massoni o illuministi. Inoltre il discorso “cane da guardia” risponde all’affermazione che il cristiano per dovere di correzione fraterna è tenuto a fare il cane da guardia. E’ una affermazione condivisa, che ho sentito in chiesa. Penso ripresa da Norberto Bobbio “non lasciate che i cristiani siano i soli a fare la guardia ai valori”, nel contesto in cui l’ho sentita “i cristiani dovrebbero fare i cani da guardia, ma si limitano a fare i cagnolini”. Ripeto quando non sentirò pars destruens, ma pars costruens, allora potrò argomentare il mio pensiero, che terrà conto del pensiero di ellebi – che non si è ancora espresso – sul tema scuola e non commenti di chiesa – non accetti. Grazie.
(Marco Notari)
Caro Marco, non la vedo attento! Ho espresso alla prof. Consolini piena consonanza di pensiero su quanto da Lei scritto. Mi sono limitato a contestare una parte di un commento che trovo fuori luogo. Nessuna “pars destruens”, solo la constatazione che con i fondamentalismi non si va da nessuna parte. Voler mettere le brache al mondo è esercizio inutile e spesso pure dannoso. Del resto il commento della sig.ra Gualandri mi pare centrare bene la questione.
(ellebi)
Grazie e scusi molto! Avevo capito assonanza di pensiero con il commento della Consolini e non con l’articolo. Beh vede, caro, secondo me questa crisi giovanile nasca in larga parte dall’impeto dei media, non so se condivide, che creano dei modelli inesistenti, cioè non riscontrabili nel mondo reale. Penso che il giovane debba identificarsi con delle figure umane che lo traghettino fuori da quell’oceano liquido dell’adolescenza e, temo di stilettarla, trovo fondante che abbia un pensiero condiviso. Quando infatti avrà un problema di ordine morale tipo “che faccio da grande”, che “peso dà a quella situazione” non potrà affrontarlo se non chiedendo consiglio e qui credo sia bene che i consigli siano univoci. E’ fondamentale avere un pensiero forte di riferimento, altrimenti si finisce nell’affogare. Siccome il pensiero forte,anche quello sociale, è naufragato negli anni ottanta, o trova un modello, oppure si affloscia sul “tutto e subito”, cioè sul vizio.
(Marco Notari)