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“C’è del marcio in Iren o dintorni?”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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una storia costosa, infinita e con contorni che rasentano l’oscurantismo….  “C’è del marcio in Danimarca     (atto I - scena IV dell' Amleto di William Shakespeare

“C’è del marcio in Iren o dintorni?”

 

 

Il Consigliere di Amministrazione e Vice Presidente di Iren, Luigi Giuseppe Villani. Si è dimesso da tutte le cariche ricoperte in seno al Gruppo Iren. Villani era stato arrestato nei giorni scorsi a seguito di indagini condotte dalla guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma con le accuse di corruzione e peculato. Insieme a lui, fra gli altri, era finito in manette anche l'ex sindaco della città ducale Pietro Vignali.

Il Consigliere di Amministrazione e Vice Presidente di Iren, Luigi Giuseppe Villani. Si è dimesso da tutte le cariche ricoperte in seno al Gruppo Iren. Villani era stato arrestato nei giorni scorsi a seguito di indagini condotte dalla guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma con le accuse di corruzione e peculato. Insieme a lui, fra gli altri, era finito in manette anche l'ex sindaco della città ducale Pietro Vignali.

I piccoli azionisti Iren non possono dimenticare la “storia costosa (per loro) ed infinita di Enia-Iren”, quando sottoscrissero azioni Enia a 10,10 euro,  in itinere ne ebbero una ogni dieci, nell’errore strategico della fusione con Iride subirono il concambio 1-4,2 ed ora si trovano con un “patrimonio depauperato”.

A  loro e ai cittadini  utenti e contribuenti non è dato sapere quanto costarono le consulenze e gli advisor  che supportarono i nostri primi cittadini che ebbero financo l’ardire di “glorificare” la fusione e la conseguente nascita di una pletora di società controllate e partecipate (oltre 100). I moniti dei piccoli azionisti alle assemblee di bilancio vennero accolti con aria di sufficienza, se non di fastidio.

Mentre si aspetta che seguano i fatti alle proposte formulate dai tre esperti incaricati di  ridefinire la governance di Iren, sopravviene la cronaca giudiziaria con una brutta storia di peculato e corruzione e l’arresto ai domiciliari, fra gli altri, di Gian Luigi Villani, v.presidente Iren ed Angelo Buzzi, presidente CdA di Iren Emilia spa. Ma sarà finita qui o è solo la punta di un  iceberg  di quella che appare (finanziariamente e moralmente) una infausta realtà?

I piccoli azionisti, garantisti qual sono, rinnovano la loro fiducia nella Magistratura ed attendono le conclusioni delle indagini. Pur non mutuando da  Shakespeare e senza spingersi ad affermare “C’è del marcio in Iren o dintorni”, non possono tuttavia astenersi dal ritenere che qualcosa in fase di controllo sia mancato e che  non sia più rinviabile mettere mano con decisione al rinnovo dell’intero board di una azienda/moloch,  quotata in borsa ed a controllo pubblico.

Verrà bene il giorno in cui, oltre alle responsabilità civili e penali di competenza della magistratura, si farà chiarezza a livello politico ed amministrativo delle responsabilità derivanti da scelte errate, da omissioni e da mancata vigilanza su quanto sta accadendo?

Se questo non avverrà, ai piccoli azionisti non resterà altro che continuare ad esprimere il proprio dissenso in assemblea. Occorre proprio ripetere  ancora una volta il ritornello:  “Aria nuova, aria nuova dappertutto”.

 

p. il Gruppo dei piccoli azionisti IREN

                                                                            Luigi Bottazzi, Ettore Camozzi, Mario Guidetti

5 COMMENTS

  1. Penso che qualcosa è successo dentro IREN. Non è più l’Agac o l’Enìa che conoscevamo, oltre a quello a cui stiamo assistendo riguardo la vicenda Parma, ci sono tanti altri episodi che ci fanno dire che qualcosa sia cambiato. Mi riferisco alle gare di appalto, sempre al massimo ribasso, sempre imprese che vengono da fuori; le imprese locali non riescono più a lavorare come un tempo. Poi succede che imprese che vincono le gare al massimo ribasso non sono sempre pulite. Perchè tutto questo? Forse bisogna rivedere un po’ di cose, ritorniamo al passato (forse è tardi) però proviamoci.

    (Enrico Bini)

    • Firma - EnricoBini.
    • Bisognerebbe chieder conto ai politici che ci hanno amministrato negli ultimi anni, partendo da Comuni e Provincia in su: sono loro che hanno consegnato un’azienda modello qual’era AGAC nelle mani di manager della finanza, sempre loro che hanno svuotato e delegittimato l’unico ente di controllo sugli investimenti Iren nel ciclo idrico integrato (ATO), sempre loro che inseguendo il miraggio dei dividendi hanno dato carta bianca ai predetti manager lasciando che trasformassero Agac/Enìa in un’impresa a scopo di lucro sempre più avulsa dai concetti di servizio e territorialità che la contraddistinguevano. Il resto è cronaca.

      (Commento Firmato)

      • Firma - CommentoFirmato
  2. Tornare al passato significherebbe tornare a vedere la macchina del AD parcheggiare per prima in via Gastinelli, significherebbe vedere i quadri medio alti di Agac saltare come grilli prima di una riunione, riunione convocata, perché l’AD era venuto a conoscenza di stupidate e aveva chiesto chiarimenti. Non ho mai lavorato in Agac, ma tornare al passato, significherebbe tornare alle strette di mano dal valore di rogiti.

    (mv)

    • Firma - mv
  3. Le responsabilità di quanto è accaduto non sono così difficili da trovare…Agac era nata coi soldi delle municipalizzate poi come è andata avanti la storia lo sappiamo bene…. anche adesso la quota maggioritaria di Iren è sempre pubblica ma frugando tra fatti e misfatti della nostra politica non riesco a trovare nulla che gestito da loro abbia funzionato e abbia dato buoni frutti…o forse per qualcuno si…
    Dovunque arrivi questo modo di fare politica c’è del marcio…

    (Antonio Manini)

    • Firma - AntonioManini