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C’è un mondo nuovo, di fede e di unione

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L’ultimo mezzo secolo inizia all’insegna del Concilio Vaticano II, ma che fatica ricordarsi dei suoi contenuti e della loro importanza enorme ! Un modo per ricordare l’essenziale l’ha costruito don Sandro Lagomarsini che si è rivolto in modo breve e significativo alle sue montagne. Dalla parte di là dell’Appennino c’è rimasta ancor meno gente, il parroco aumenta il numero di parrocchie da seguire e don Sandro riassume alle orecchie dei montanari (che captano benissimo) i contenuti del Concilio nel testo riprodotto di seguito. Ci autorizza a divulgarlo salutando questo versante.

Don Lagomarsini venne a Castelnovo nell’ottobre di due anni fa per un incontro su: La montagna ha bisogno del prete più di altre zone – L’Europa ha ancora bisogno della montagna. Due titoli che potrebbero essere modificati così: l’Europa ha ancora bisogno del prete. Per dire che mai come adesso il continente vecchio (l’Italia ancor più vecchia) ha bisogno di risalire ai valori alti per affrontare i problemi con la speranza di risolverli e la rilettura (in breve) del Concilio ci aiuta ad aggiustare la visione superando tante altre fedi sprecate.

Viva don Sandro e la saggezza dei parrocchiani di Valletti, Scurtabò, Cassego. Buon anno 2013 agli ultimi paesani dell’Appennino, alle piccole e vitali comunità che tengono aperta la finestra sul futuro.

(Enrico Bussi, fine anno 2012)

 

 

 

Una immagine del Concilio Vaticano II

 

PREMESSA – E’ nostro dovere ringraziare i nostri padri per la fede che ci hanno trasmesso. Lo facciamo riflettendo su una tappa importante del cammino della Chiesa, che ha rinnovato in modo significativo il linguaggio della fede; si tratta del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, che iniziava cinquant’anni fa, proprio in questi giorni.

 

1 – L’ANNUNCIO E IL SIGNIFICATO DEI CONCILI

Il 25 gennaio 1959, Giovanni XXIII diede l’annuncio del Concilio, mentre si trovava nella basilica di San Paolo. Papa Roncalli era stato eletto da pochi mesi e questo annuncio fu una sorpresa, come fu poi tutto il suo breve pontificato.

Che cosa è un Concilio ecumenico o universale? E’ la riunione di tutti i vescovi che, assieme al vescovo di Roma successore di Pietro, discutono le grandi questioni che riguardano la fede e la testimonianza cristiana.

Per la Chiesa cattolica i Concili ecumenici sono 21, ma solo i primi 7 sono accettati anche dalle Chiese ortodosse e protestanti.

Quasi tutti i Concili sono stati convocati per chiarire qualche questione discussa o per condannare una eresia, cioè una negazione di qualche punto della fede.

Il primo Concilio moderno è stato quello di Trento (1545-1563). Doveva riunificate i cristiani dopo la Riforma di Lutero. Fallito questo scopo, il Concilio di Trento ha portato a termine la riforma della Chiesa cattolica.

Per quattro secoli la nostra Chiesa ha messo in pratica le decisioni del Concilio di Trento, con risultati molto importanti, ma anche chiudendosi in un atteggiamento di difesa e di chiusura verso tutto ciò che non era cattolico.

Anche dopo il Concilio Vaticano Primo (1870), concluso alla svelta per la presa di Roma da parte del Regno d’Italia, nulla di importante è cambiato nella nostra Chiesa.

Succedeva pure che, se qualcuno faceva notare pubblicamente la necessità di un cambiamento, veniva subito disapprovato. A metà dell’800, il libro di Antonio Rosmini intitolato “Le cinque piaghe della Chiesa”, venne subito messo nell’Indice dei libri proibiti.  Tra le “piaghe” indicate da Rosmini c’era anche quella di pregare in una lingua, il latino, che il popolo non capiva più.

Anche la Bibbia circolava in latino e la sua lettura non veniva incoraggiata, per paura di cattive interpretazioni.

 

2 – LA PREPARAZIONE E GLI INIZI

Quando Papa Giovanni annunciò il Concilio, nessuno aveva capito bene quale programma avesse in mente. Il Papa parlava di un aggiornamento del linguaggio perché le verità del Vangelo fossero meglio comprese da tutti. Nel suo cuore c’era poi una grande speranza: la riunificazione delle Chiese cristiane. Egli aveva conosciuto le Chiese ortodosse quando era inviato del Papa in Bulgaria e in Turchia. In una occasione aveva anche aiutato con denaro gli Ortodossi, senza aspettare l’autorizzazione di Roma e per questo era stato rimproverato. Fu così che al Concilio vennero inviati anche gli osservatori delle Chiese ortodosse e protestanti.

Ma Papa Giovanni voleva anzitutto che la Chiesa avesse rapporti più positivi col mondo.  Non bisogna – egli diceva – ascoltare i “profeti di sventura” che nel mondo vedono solo il male. Bisogna invece vedere l’azione di Dio nei “segni dei tempi”, cioè nei cambiamenti positivi che emergono anche nei momenti di difficoltà.

Diceva ancora, il Papa, che la Chiesa “preferisce oggi far uso della medicina della misericordia piuttosto che della severità”, preferiva mostrare la validità della dottrina cristiana piuttosto che pronunciare condanne.

Ci furono tre anni di preparazione, durante i quali vennero consultati tutti vescovi del mondo e si stesero le bozze dei documenti che il Concilio avrebbe dovuto discutere e poi approvare.

Si arrivò così all’apertura del Concilio, l’undici ottobre 1962. La sera di quel giorno la gente invase piazza San Pietro con le fiaccole, come tanti anni prima aveva fatto il popolo al Concilio di Efeso del 431 d. C.

Fu in quella occasione che il Papa improvvisò il discorso delle luna e dei bambini. “Anche la luna sembra essersi affrettata, questa sera…Tornati a casa, fate una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa…”. Tutto il mondo cominciava a capire, anche da quelle parole, chi era l’uomo che sedeva sulla cattedra di Pietro e con quale spirito cominciava il Concilio.

 

3 – IL LAVORO DEI PADRI CONCILIARI E LA MORTE DEL PAPA

Lo spettacolo dei 2540 vescovi con diritto di voto che entravano in Concilio era suggestivo e ancora più impressionante la navata centrale di San Pietro trasformata in aula conciliare.

Ma la vera novità era difficile da vedere all’esterno, anche se la comunicazione sul Concilio – per volere di Papa Giovanni – fu molto ampia. Si trattava delle discussioni e dei confronti che i vescovi (i “Padri conciliari”) ebbero tra loro.

I vescovi europei erano solo un migliaio e dal colore delle pelle si poteva capire che erano ormai molti quelli che provenivano dall’Asia e dall’Africa. Ogni nazione e ogni cultura manifestava, dal punto di vista della fede, problemi propri. Inoltre, mentre fino a quel momento tutte le decisioni erano state prese dalla Curia romana, ora i vescovi erano decisi a far sentire la loro voce.

Alcuni vescovi, assieme a teologi e semplici credenti, avevano studiato i problemi meglio di altri ed ora le loro proposte potevano circolare. Disse un giorno il vescovo Albino Luciani (poi divenuto papa col nome di Giovanni Paolo I) che leggendo le osservazioni dei vescovi tedeschi aveva dovuto rivedere tutto quello che aveva imparato studiando a Roma.

I lavori del Concilio andavano lenti e Papa Giovanni, già malato, volle mandare al mondo un messaggio sulla pace. La sua lettera circolare si chiamava “Pacem in terris” e comparve l’undici aprile 1963. Papa Giovanni spiega quali sono le basi della convivenza umana che portano alla pace tra le persone, le comunità, le nazioni.

Basta leggere alcuni dei diritti umani elencati dal Papa in quel documento per capire la novità del suo sguardo sul mondo.   “ Ogni essere umano ha diritto di onorare Dio secondo il dettame della retta coscienza”. “Tutti hanno il diritto di scegliere liberamente il proprio stato di vita”. “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione sufficiente per permettere a lui e alla sua famiglia un tenore di vita conforme alla dignità umana”.

Non tutti, neppure dentro la Chiesa, gradirono quella lettera del Papa, ma lui insegnò ai Padri del Concilio che bisogna avere coraggio nel servizio del Vangelo, anche quando non si ricevono applausi.

Quando il Papa morì, il 3 giugno 1963, il Concilio non aveva ancora approvato nessun documento. Ma la veglia che si svolse in piazza San Pietro mentre il Papa moriva, fu la prova che il popolo cristiano aveva capito le sue intenzioni e il dono della vita che egli aveva messo a disposizione delle Chiesa.

 

4 – LA RIFORMA DELLA LITURGIA

Il primo documento approvato dal Concilio, il 4 dicembre 1963, è stato quello sulla liturgia (“Sacrosanctum Concilium”). Si può dire chela liturgia è la celebrazione della fede della Chiesa, attraverso la Messa, gli altri Sacramenti, la preghiera pubblica (come ad esempio il canto dei Vespri).

Che ci fosse bisogno di una riforma lo avevano capito in tanti, da molto tempo. Si è sempre detto che il modo di pregare manifesta il modo di credere. E la liturgia prima del Concilio poteva anche essere solenne, ma aveva accumulato col tempo molti difetti.

Anzitutto la lingua: il latino non era più capito dalla maggioranza dei fedeli; il Concilio autorizzò perciò l’uso delle lingue nazionali moderne.

Anche per colpa della lingua, i fedeli erano ridotti ad essere spettatori di quello che faceva il prete-celebrante. Così durante la Messa, per non distrarsi del tutto, molte donne recitavano il rosario. Del resto, se il prete vi volta la schiena e parla per conto suo, vuol dire che voi contate poco.

Il Concilio e le sue applicazioni hanno rimesso in chiaro che la celebrazione eucaristica è opera di tutta l’assemblea, dove il prete non è tutto, ma è solo colui che presiede ufficialmente. E infatti, proprio al centro della Messa si parla del nostro “servizio sacerdotale”, perché la celebrazione coinvolge tutti i fedeli, consacrati sacerdoti dal Battesimo.

Il modo di celebrare Messa appariva quasi ridicolo, quando – nelle grandi chiese – tanti preti “dicevano Messa” a tanti altari separati, con genuflessioni e suoni di campanelli scoordinati.

Pensiamo poi alla povertà della istruzione che veniva dalle due letture della Messa domenicale, sempre le stesse ogni anno. Dopo il Concilio, le letture sono tre, sono distribuite in tre anni e noi possiamo così ascoltare tutti e quattro i vangeli, senza saltare quello che disturba i fedeli o quello che disturba chi li guida.

Anche per gli altri Sacramenti il Concilio ha avviato riforme importanti. Il Battesimo, non viene più celebrato privatamente negli ospedali, ma dentro la comunità dove il bambino deve crescere.    Nella Cresima si è chiarito che il segno principale è l’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito Santo e si è tolto lo “schiaffo” che era un residuo del Medioevo, quando i vescovi erano  dei feudatari.

Per l’Unzione degli Infermi si è sottolineato meglio che si tratta di una preghiera di guarigione.   Tutto questo è frutto di un migliore ascolto dello Spirito di Gesù. E ne dobbiamo ringraziare il Concilio.

 

5 – LA CHIESA E LA PAROLA DI DIO

Lo sguardo nuovo portato dal Concilio risulta bene da una vicenda che riguarda la Costituzione sulla Chiesa (“Lumen gentium”), approvata il 21 novembre 1964.   La commissione preparatoria aveva offerto ai Padri un testo in cui la Chiesa veniva descritta come una piramide: prima il papa, poi i vescovi, poi i preti e infine i fedeli. Ma i Padri modificarono profondamente quel testo. Aggiunsero anzitutto alcuni argomenti dimenticati: la Chiesa come “sacramento di Cristo”, come “realtà spirituale e realtà visibile”, come “corpo mistico di Cristo”.

I Padri dedicarono poi un intero capitolo alla Chiesa come “popolo di Dio”. Non  una società umana in concorrenza con le altre società umane e neppure un esercito con capi e sottocapi dove l’unica regola è l’obbedienza, ma un popolo unito da fede carità e speranza dei beni futuri. Un popolo dove ogni battezzato ha dignità sacerdotale profetica e regale; dove ognuno ha una funzione importante e nessuno deve prevale sull’altro; dove papa vescovi e preti non sono capi, ma servitori della dignità dei fedeli.    E se papa vescovi e preti dimenticassero questa loro funzione di servitori, sarebbe bene che i fedeli gliela ricordassero.

Un anno dopo, il 18 novembre 1965, venne approvato il documento sulla divina Rivelazione (“Dei Verbum”). Per alcuni secoli i cattolici avevano sostenuto – in modo rigido – che le fonti della Rivelazione erano due: la Tradizione e la Scrittura. Questo contro Lutero e i protestanti che avevano detto: unica fonte della fede è la Scrittura.  Il Concilio ha chiarito che la “tradizione di origine apostolica” non è una cosa morta, ma “progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo”. E inoltre: “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti” e “costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio”.

Ma il risultato più importante di questo documento è che il Concilio ha rimesso nelle mani dei credenti la Bibbia, invitando tutti a riscoprire le immense ricchezze contenute nella Scrittura.

E’ quello che cerchiamo di fare ogni domenica, rispettando le regole di interpretazione che il Concilio ha indicato come valide e che in questi cinquant’anni sono state approfondite.

 

6 – LA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo,e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. E’ l’inizio del documento sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (“Gaudium et spes”) approvato dal Concilio il 7 dicembre 1965. Questo inizio e tutto il documento avrebbero fatto felice Papa Giovanni, che sognava una Chiesa amica e vicina a tutti gli uomini.

Il documento parla di un “popolo di Dio” che vuole “dare una dimostrazione eloquente di solidarietà, di rispetto e d’amore verso tutta la famiglia umana, dentro la quale è inserito, instaurando con questa un dialogo”. Per questo il Concilio vuole offrire “all’umanità la cooperazione sincera della Chiesa”, al fine di instaurare una “fraternità universale”.

Da qui il Concilio parte per offrire la visione cristiana della famiglia, della cultura, dell’economia, della politica. Una lunga sezione del documento è dedicata al problema della pace, con numerosi riferimenti alla lettera scritta da Papa Giovanni più di due anni prima.

Qualcuno ha detto che la “Gaudium et spes” è stata troppo ottimista, specialmente se si guardano i disastri che hanno segnatola fine del ‘900.  Ma, come diceva ancora Papa Giovanni, la Chiesa deve offrire al mondo parole di speranza e lavorare perché crescano e giungano a maturazione i germi del bene.

E’ passata quasi inosservata, per esempio, l’assegnazione del premio Nobel per la pace 2012 alla Unione Europea. Se pensiamo che l’Europa è stata in passato il maggior teatro di guerre ripetute e la culla delle peggiori dittature, il fatto di avere chiuso col passato e di avere costruito oltre 60 anni di pace e di collaborazione, è già un grande miracolo.

Non è sbagliato pensare che a questo miracolo ha contribuito il lavoro di rinnovamento della Chiesa avviato dal Concilio.

 

7 – IL NUOVO RAPPORTO CON GLI EBREI E CON LE ALTRE RELIGIONI

Il Concilio Vaticano secondo non ha inventato una nuova Chiesa. La Chiesa è sempre quella: voluta da Gesù, costruita sul fondamento degli Apostoli, animata  dallo Spirito Santo e garantita visibilmente dal ministero del vescovo di Roma successore di Pietro.

E’ la Chiesa composta di santi e di peccatori, dove i santi sono tutti peccatori convertiti. E, come i suoi membri, la Chiesa ha sempre bisogno di conversione.

Col tempo, lo Spirito Santo aiuta la Chiesa a comprendere meglio quello che Gesù ha insegnato e a scoprire cose nuove, prima ignorate. L’aveva detto Gesù: “Lo scriba istruito nel regno dei cieli è come un padre di famiglia, che tira fuori dal suo ripostiglio cose antiche e cose nuove”.

Perché allora alcuni hanno rifiutato il Concilio, accusandolo di aver rotto col passato e con la Tradizione? Perché si sono fatti una chiesa tradizionalista (anche se piccola) per conto loro? Queste persone sembrano ignorare che fin dall’inizio la Chiesa ha scelto strade nuove, a partire da Pietro che battezza il primo pagano senza farlo diventare prima ebreo, da Paolo che spalanca le porte della Chiesa ai pagani di Filippi, di Tessalonica, di Corinto, di Atene.

Il nuovo volto della Chiesa l’ha resa più comprensibile ai credenti e più amabile agli uomini in ricerca. Che cosa dunque ha irritato i tradizionalisti nell’insegnamento del Concilio? A parte le quattro Costituzioni che abbiamo presentato, i tradizionalisti contestano particolarmente uno dei 10 Decreti conciliari e due delle 3 Dichiarazioni.

Tra i Decreti, hanno preso di mira quello sull’ecumenismo, che dà le indicazioni da seguire per ricostruire l’unità dei cristiani. Col tempo, ci si è accorti che all’origine delle divisioni tra i cristiani (a parte gli scandali degli uomini di chiesa) c’erano equivoci e incomprensioni risolvibili con un lavoro lungo e paziente. Ma i tradizionalisti vogliono che i fossati della divisione restino larghi e profondi.

Sotto accusa anche due Dichiarazioni. La prima riconosce il valore positivo delle religioni diverse da quella cristiana, per cui “sempre rendendo testimonianza alla fede cristiana, (i figli della Chiesa) devono riconoscere, conservare e far progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano nei seguaci di altre religioni”.

La stessa Dichiarazione disapprova e cancella i motivi di incomprensione e di inimicizia verso il popolo ebraico. A me, nessuno ha mai insegnato l’odio per gli Ebrei. Fin da piccolo ho imparato che Gesù “in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza”. Sono i peccati di tutti gli uomini, quindi, che hanno causato la morte di Gesù. Ma lungo i secoli qualcuno, anche tra i cristiani, ha alimentato l’odio contro gli Ebrei, considerati maledetti perché alcuni di loro, sobillati dalle autorità di Gerusalemme, hanno condannato Gesù (ebreo lui pure). Di qui sono nate anche persecuzioni violente, fino allo sterminio compiuto dai nazisti. La visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma ha cancellato definitivamente l’incomprensione verso i nostri “fratelli maggiori”.

I tradizionalisti contestano anche la Dichiarazione sulla libertà religiosa. Non hanno ancora capito che la scelta delle fede deve essere libera e i cristiani devono “annunciarla con fedeltà e difenderla con fierezza”, ma “non utilizzando mai mezzi contrari allo spirito evangelico”.

Ma è circolato anche un rifiuto del Concilio più sottile e malizioso. Siccome il Concilio non ha pronunciato condanne e scomuniche, i suoi insegnamenti e le sue riforme non avrebbero valore. Così ciascuno si sente autorizzato a far quello che gli pare. Compaiono qua e là, specialmente nei preti, i segni di questa anarchia: i fedeli che ne sono colpiti, pretendano il rispetto dei loro diritti.

E noi preghiamo perché si rinnovi anche ai nostri giorni la Pentecoste del Concilio.

I 10 Decreti conciliari: Sulle comunicazioni sociali, sulle Chiese Orientali Cattoliche, sull’Ecumenismo, sull’Ufficio pastorale dei vescovi, sul Rinnovamento della vita religiosa, sulla Formazione dei preti, sull’Apostolato dei laici, sull’Attività missionaria della Chiesa, sul Ministero e la vita dei preti.

Le 3 Dichiarazioni: Sull’educazione cristiana, sulle relazioni con le religioni non cristiane, sulla libertà religiosa.

 

 

Parrocchie di Cassego – Scurtabò – Valletti


(don Sandro Lagomarsini)