E’ una bellissima storia che potrebbe avere preso forma anche da una lettera di una bambina in Appennino. Nel 1897, il 21 di settembre, “Is There a Santa Claus?” era il titolo di un editoriale 1897 del New York Sun.
Cosa era successo? Pochi giorni prima la piccola Virginia O’Hanlon si era rivolta al padre Philip per chiederle se Babbo Natale davvero esistesse. Alcuni suoicompagni di giochi poco avveduti, infatti, ne avevano dubitato e lei, ora, aveva perso le sue certezze in proposito.
Il dottor Philip O’Hanlon, medico chirurgo, viveva con la famiglia in quel di Manhattan. Dinnanzi a una domanda “così potente” della sua bambina non perse la consueta flemma e suggerì alla figlia di otto anni di indirizzare una lettera al New York Sun, un importante quotidiano del tempo di orientamento conservatore, assicurandole che “se lo dice il Sun, allora è vero”.
La piccola non si perse d’animo. E scrisse: « Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei piccoli amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: “Se lo vedi scritto sul Sun, sarà vero”. La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale? Virginia O’Hanlon »
Nelle redazioni dei giornali, alle volte, accadono le magie. Soprattutto se, dietro, c’è Babbo Natale in persona. Accadde, infatti, che il direttore del Sun Edward P. Mitchell passò, per la risposta, la lettera della bambina a Church, uno dei veterani del giornale. Questi – si legge su Wikipedia - era stato un corrispondente durante la Guerra di secessione americana, in cui aveva avuto modo di vedere grandi sofferenze e soprattutto la mancanza di speranza e di fede diffusa in gran parte della società americana. Forse anche per questo accadde la magia. E malgrado il testo dell'editoriale non fosse molto evidente nell'impaginazione del giornale (era infatti in settima pagina dopo altri editoriali e notizie, come questioni politiche a New York e nel Connecticut, la forza della marina britannica, l’invenzione della bici senza catena), la risposta che Church diede a Virginia, ed in definitiva a tutta l'America, commosse molte delle persone che lo lessero e che lo avrebbero letto negli anni a venire. A distanza di oltre un secolo questo editoriale è il più ristampato sui giornali di lingua inglese, sopravvivendo ai due autori della vicenda (*). Un pezzo “entrato nella storia del giornalismo, poiché esso non solo risponde positivamente alla domanda della bambina, ma fa un discorso culturale ben più ampio e profondo, riferito al dilagante ‘scetticismo tipico di questa era piena di scettici’”. Una cosa buffa: leggendo la lettera della piccola Virginia, si dice, Church sbuffò e sembrò arrabbiarsi perché gli era stato assegnato un compito di così poco conto. In meno di cinquecento parole e finendo prima della scadenza, Church le rispose così, in un editoriale non firmato dal titolo “Yes, Virginia, there is a Santa Claus” (“Sì Virginia, Babbo Natale esiste”). Ve lo proponiamo nella sua versione integrale e vi rinnoviamo i migliori auguri di Buon Natale.
“Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di questa era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono. Credono che niente possa esistere se non è comprensibile alle loro piccole menti. Tutte le menti, Virginia, sia degli uomini che dei bambini, sono piccole. In questo nostro grande universo, l’uomo ha l’intelletto di un semplice insetto, di una formica, se lo paragoniamo al mondo senza confini che lo circonda e se lo misuriamo dall’intelligenza che dimostra nel cercare di afferrare la verità e la conoscenza.
Sì, Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione, e tu sai che abbondano per dare alla tua vita bellezza e gioia. Cielo, come sarebbe triste il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe triste anche se non esistessero delle Virginie. Non ci sarebbe nessuna fede infantile, né poesia, né romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo altra gioia se non quella dei sensi e dalla vista. La luce eterna con cui l’infanzia riempie il mondo si spegnerebbe.
Non credere in Babbo Natale! È come non credere alle fate! Puoi anche fare chiedere a tuo padre che mandi delle persone a tenere d’occhio tutti i comignoli del mondo per vederlo, ma se anche nessuno lo vedesse venire giù, che cosa avrebbero provato? Nessuno vede Babbo Natale, ma non significa che non esista. Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né i grandi riescono a vedere. Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere.
Puoi rompere a metà il sonaglio dei bebé e vedere da dove viene il suo rumore, ma esiste un velo che ricopre il mondo invisibile che nemmeno l’uomo più forte, nemmeno la forza di tutti gli uomini più forti del mondo, potrebbe strappare. Solo la fede, la poesia, l’amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia che nasconde. Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient’altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, dieci volte diecimila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini”.
(*): La fama di “Yes, Virginia” è sopravvissuta ai suoi creatori. Church morì nel 1906 e Virginia nel 1971, dopo una carriera come maestra di scuola e direttrice a New York. Malgrado l’editoriale fosse pubblicato come settimo nella pagina delle opinioni lo scambio colpì moltissimi lettori del Sun. Venne ristampato ogni anno, prima di Natale, fino alla chiusura del giornale nel 1950, e ancora oggi viene recitato alla Columbia University di New York (l’università dove studiarono sia Church che Virginia) in una cerimonia prenatalizia ai primi di dicembre. Nel centenario dell’editoriale, nel 1997, il New York Times pubblicò una riflessione sulla fortuna di “Yes, Virginia, There is a Santa Claus” nella cultura americana.
Nel 1932 l’emittente televisiva NBC lo mise in musica, e allo scambio si ispirarono anche un musical di David Kirchenbaum e Myles McDonnel (1996) e diversi cortometraggi e film per la TV statunitense.
Il nome completo da sposata di Virginia O'Hanlon era Laura Virginia O'Hanlon Douglas – leggiamo su Wikipedia -. Nacque il 20 luglio 1889, a Manhattan, New York. Il suo matrimonio con Edward Douglas nel 1910 fu di breve durata e si concluse con l'abbandono del marito dopo la nascita della loro figlioletta Laura. Virginia ottenne il Bachelor of Arts presso l'Hunter College nel 1910, un Master in materia di istruzione dalla Columbia University nel 1912, e un dottorato presso la Fordham University. Iniziò la sua carriera di insegnante ed educatrice nel 1912 a New York e si ritirò dall'insegnamento nel 1959. Virginia ricevette, per tutta la vita, un flusso costante di posta in riferimento alla sua famosa lettera. La donna volle includere in ognuna di queste risposte una copia del famoso editoriale. In un'intervista degli ultimi anni della sua vita, affermò come l'episodio abbia plasmato il corso della sua vita in modo positivo. Virginia morì il 13 maggio 1971, in una casa di riposo a Valatie, New York. È sepolta al cimitero rurale di Chatham, New York.