Riceviamo e pubblichiamo.
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Io, comune cittadina che lavora, che paga correttamente tutte le imposte e le tasse che questo Stato famelico mi chiede (infatti non sono benestante), leggo che il parco ENTE PUBBLICO organizza al Centro Malaguzzi di Reggio Emilia una cena di auguri, al prezzo di 18 euro, ai cittadini affettivi dell'Appennino. Per prima cosa vorrei sapere quanti sono stati i paganti e poi, vista la situazione economica in cui ci troviamo, non mi sembrava proprio il caso. I soldi usati in queste manifestazioni non hanno ricadute economiche sul territorio che riguarda la collettività, ci potrebbero essere a favore di persone che presentano un lavoro artistico o letterario, perchè io so bene che quei cittadini che sono considerati affettivi (noi che viviamo in Appennino in modo permanente che siamo?) non vengano a trascorrere le loro vacanze in Appennino ma in altre località, vedi ad esempio Trentino. Altra considerazione: mi risulta che sia work in progress, a pagamento, un portale sul Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano per promuovere il turismo; ma il parco non ha già un suo sito? Scusate lo sfogo, non so se mi pubblicherete, ma vorrei tanto che chi di dovere mi desse delle risposte. Confido in Voi e ringrazio.
(Maria Bianchi)
Ringraziamo la Sig.ra Maria Bianchi per l’opportunità offertaci di far conoscere ad un pubblico più ampio e soprattutto ai cittadini dell’Appennino il significato dell’evento appena conclusosi a Reggio Emilia presso il Centro internazionale L. Malaguzzi dove il Parco nazionale si è ricongiunto ai suoi Cittadini Affettivi e più in generale l’Appennino reggiano ha incontrato la sua città. Prima di tutto corre doveroso esprimere un sentito ringraziamento a tutti i Cittadini Affettivi e non per la larga partecipazione alla serata, a cui il Parco ha contribuito solo con la stampa di inviti e locandine e con la degustazione di prodotti tipici che rappresentano le quattro aree del Parco, dalle confetture ai formaggi di Garfagnana e Lunigiana ai funghi, salumi e Parmigiano Reggiano del versante emiliano. Tutti gli ospiti hanno contribuito con 18 euro alle spese di un evento che non solo ha costituito un’occasione di promozione dei prodotti espressi dal territorio ma anche consentito loro di partecipare ad una visita guidata al centro L. Malaguzzi, fiore all’occhiello di Reggio Emilia in campo pedagogico. Dunque una serata in cui è stato possibile confrontarsi sulle prospettive di sviluppo e di rafforzamento dell’identità territoriale fortemente minacciata dalla dilagante globalizzazione. I risultati hanno superato abbondantemente le aspettative in un clima di condivisione che ha visto protagoniste persone che, indipendentemente dal proprio profilo professionale, credono fermamente nelle potenzialità che la montagna dell’Appennino può esprimere ed alla quale partecipano attivamente. Questo evento, pur nella sua importanza, non è tuttavia paragonabile al valore degli oltre 100 progetti che il Parco sta sviluppando sul proprio territorio in una continua concertazione con enti e attori locali. Ma anche il patrimonio emozionale che esprimono tutti coloro che hanno origini in Appennino rappresenta un valore fondamentale sul quale il Parco ha deciso di investire nel lungo periodo, sicuro che non risulterà soggetto a mode e tendenze del momento.
(Dott.ssa Martina Moriconi, Staff Parco nel Mondo)
“Executive board” avrebbe più coerenza con lo stile. Troppo modesto “Staff “.
Uso la funzione -rispondi- ma il suggerimento è al Presidente.
(mv)
Dott.ssa Moriconi, la risposta che mi dà è molto formale e burocratica, inoltre non risponde ai miei ben precisi quesiti. Pongo termine alla polemica, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e auspico che i cittadini EFFETTIVI del Parco nazionale non si limitino a subire la prepotenza politica dei vari amministratori ma si facciano partecipi e attivi di uno spirito critico positivo per migliorare la gestione del denaro pubblico.
(Maria Bianchi)
Chiedo scusa, Dottoressa Moriconi, la signora Bianchi non aveva chiesto la “beatificazione” dell'”evento” in oggetto, aveva chiesto tutt’altro. Tantissimi progetti, tantissimi “proclami” ma… peccato che noi, abitanti del Parco, ce ne accorgiamo poco e, soprattutto, come succede nella gestione di un’azienda, ogni iniziativa, sicuramente finalizzata alla valorizzazione ecc. ecc., dovrebbe evidenziare un risultato… Esempio: è stata fatta questa iniziativa che ha prodotto questi benefici (numeri e non parole… di parole ne stiamo sentendo anche troppe) oppure ritiene sia molto più comodo trincerarsi dietro il solito “è’ stato bello e importante costruire un Parco nazionale qui nell’Appennino tosco-emiliano”.
Cordiali saluti.
(Sergio)
La mia più totale condivisione, appoggio, plauso, simpatia alla sig.ra MARIA BIANCHI che nell’esprimere le sue opinioni ha involontariamente dato voce al pensiero di molti montanari EFFETTIVI, cioè residenti tuuuutttttooo l’anno qui. …chissà quando le illuminate menti degli organismi del Parco scopriranno il binomio “AFFETTIVI/EFFETTIVI”.
(Caterina Cagni)
Gentile signora Bianchi, gentile signor Sergio, la dottoressa Moriconi, che segue da alcuni anni le cittadinanze affettive, vi ha detto delle semplici ed elementari verità, che nel suo lavoro tocca con mano ogni giorno: che i sentimenti di vicinanza delle persone che hanno lasciato l’Appennino sono veri, hanno un valore e merita coltivarli. Le circa 150 persone che hanno partecipato alla cena degli auguri potrebbero testimoniarlo, anzi ne sono una testimonianza viva, non ideologica, non di parte, nè di partito. Hanno testimoniato che il sentire l’appartenenza a un territorio e/o l’esserne parte e risorsa importante non è esclusiva di chi vi risiede con continuità. Potrei farle i nomi di centinaia di persone con residenza fuori dall’Appennino che vi ritornano ad ogni fine settimana o ad ogni sagra del paese o ad ogni Natale oda ogni estate; nomi di persone che hanno trasmesso ai figli e ai nipoti nati lontano sentimenti e abitudini dello stesso segno; nomi di persone che hanno investito nelle loro vecchie case e nei vecchi borghi d’origine i loro risparmi per ristrutturare le case; nomi di persone che sono “contribuenti” dei nostri comuni montani, come titolari di immobili e pagano imu e rifiuti come i residenti e in qualche caso di più; nomi di persone residenti altrove che sono attivissimi nelle pro loco dei borghi d’origine; nomi di persone che hanno avuto successi economici e professionali altrove e hanno recentemente investito nell’Appennino che sentono ancora casa loro, avviando imprese agricole e turistiche. Potrei chiedere a voi che ce lo domandate di provare a “fare i conti” economici, in euro, di quanto all’Appennino arrivi dalla contribuzione fiscale, dalle spese e dagli investimenti di queste persone che sono migliaia. Mi limito a dire che nel tempo della globalizzazione l’identità e il senso di appartenenza di molte persone sono fattori competitivi per i territori e, a maggior ragione per l’Appennino. E mi limito a dire che basta osservare i nostri borghi vuoti e tristi per 4/5 dell’anno e pieni di vita in agosto per misurare le potenzialità di un rapporto più stretto e frequente con gli”appenninici emigrati epperò ancora legati al territorio d’origine. Una cena d’auguri è poca cosa. Ma il suo significato è importante. Non ha senso contrapporlo alle iniziative 100 volte più numerose e agli investimenti 1000 volte più grandi che il Parco Nazionale fa sul territorio del crinale. Non intendo elencarli qui. Non ha senso perché “la cena degli auguri”, così come tutto il progetto di parco del mondo, non fa dei “cittadini affettivi” dei beneficiari di un qualche appannaggio, al contrario, chiede loro di impegnarsi per i paesi d’origine. Non si lavora a favore di Reggio Emilia, Genova o l’Argentina, ma invece proprio per il territorio di origine, che ha bisogno di più attenzione, più presenza, più vicinanza dei suoi emigrati e dei loro figli e discendenti. Il Parco Nazionale – lo dice il suo nome- deve valorizzare il territorio d Appennino in tutto il paese e non solo localmente. Del resto molte volte, giá nella storia e ora a maggior ragione, a decidere del destino di un territorio,di una comunità, persino di una nazione non è solo quello che accade al suo interno, ma spesso quello che accade altrove. Guerre o emigrazione, sviluppo industriale e ricchezza, economia e demografia spesso si determinano e si decidono lontano da dove se ne toccano gli effetti. Senza fare troppa filosofia… però dobbiamo trovare il modo di far sì che migliaia di famiglie emigrate possano essere più di un ricordo; siano il più possibile vitalità e presenza, sentimento o movimento, cultura ed economia. Tutto l’Appennino, tutte le istituzioni possono fare di più per questo obiettivo. Può valere molto e.. costa solo un po’ di tempo e di attenzione. Abbiamo attrezzato, pavimentato, fornito di marciapiedi o altro simile diversi borghi, i risultati migliori li abbiamo avuti quando abbiamo potuto motivare, incentivare o aiutare o recuperare buone risorse umane. Una persona in gamba può illuminare un borgo, più di quattro o quaranta punti luce.
(Fausto Giovanelli)
Scusate, ma se uno paga i suoi 18 euro, dove è il problema? Signora Bianchi, nella sua domanda c’era già la risposta! Non si può sempre polemizzare su tutto, i Cittadini Affettivi vengo anche nel nostro Appennino, non solo in Trentino!
(Luca Cagnoli)
Premetto che sono uno che al Parco e alla sua “ragion d’essere” ci crede; un territorio bellissimo e spopolato come il nostro é una contraddizione in termini; io stesso non ci vivo ma ci torno per circa 32/33 week end all’anno, ho sistemato a più riprese la casa dei miei, collaboro da tempo con la mia pro.loco (quella di Sologno), non vado né in Trentino né alle Maldive, sono “portatore sano” di PIL montanaro perché tutte le mie risorse (non ingenti) le investo e continuerò a farlo nella mia terra d’origine; da noi l’iniziativa dei “cittadini affettivi” ha attecchito, solo a Sologno siamo un centinaio e devo dire che più o meno tutti sono dediti a ritorni periodici e sistematici che, ribadisco, fanno PIL e contribuiscono a tenere aperte le poche attività commerciali in essere; mi ha fatto piacere essere invitato e partecipare alla cena di Reggio, ci ho trovato tanti compaesani e tanti montanari che conosco, c’era una splendida atmosfera e, direi, che se il Parco promuove queste “kermesse” fa bene proprio nell’ottica dei “cittadini affettivi” che oltre a passare una serata conviviale si confermano nel loro attaccamento alla terra d’origine: é un valore con evidenti risvolti economici e sociali che non sono in grado di quantificare, come vorrebbe il signore che é intervenuto prima di me ma posso assicurare che non sono pochi quelli che “danno ritorni” appunto come me; alla cena io ho pagato quello che mi é stato chiesto come ho visto fare a tutti gli altri che erano in coda quando sono arrivato io, mi é costato il viaggio di andata e ritorno, non ho avvertito il bisogno di ravvisare “dietrologie” e non mi sembra si possa dire che il Parco sia solo parole e non fatti; almeno a Sologno non é così!
(Lino Giorgini)
Gentile Signora Bianchi, personalmente non ho partecipato all’evento al Centro Malaguzzi. Però sono un cittadino affettivo del Comune di Ligonchio e Le posso assicurare che ho vissuto con emozione (nel ricordo di mio padre) questa particolare cittadinanza. Sono uno di quelli che ha dovuto lavorare in altri posti e luoghi ma appena posso ritorno, quando posso partecipo alle iniziative sociali ma anche ludiche. Amo l’Appennino, amo l’odore del fieno, amo la gente di Appennino. Gentile Signora, sapesse quanto mi manca a volte la mia montagna….
A presto.
(Alberto Magliani)
Ancora una volta non si vuole capire il discorso della signora Bianchi. A questo punto mi fermo ribadendo l’altro concetto della signora “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”; d’altra parte il politichese è la migliore tecnica per evitare di dare risposte e come potremmo, noi umili montanari, interloquire con consumati maestri della comunicazione?
Cordiali saluti.
(Sergio)
Non sono un consumato maestro della comunicazione, scrivo quello che sento e in cui credo, non sono affatto sordo e ci sento benissimo, sono infastidito da chi pensa di essere nel giusto sempre ed in ogni caso, lo considero invadente e privo di sensibilità; ho espresso un parere e non certo in politichese e credo di aver pure quantomeno tentato di dare delle risposte, sempre ed in ogni caso dal mio modesto punto di vista!!
(Lino Giorgini)
Cari signori, mi sento tirata per la giacca per cui voglio chiarire che la mia missiva non era una critica a coloro che ritornano costantemente nel luogo d’origine e vivacizzano le piccole comunità, ma è ben altro…… Mi scuso se non sono stata abbastanza chiara, lungi da me l’intenzione di denigrare i miei conterranei; nello stesso tempo ribadisco che i cittadini debbano vigilare sulla gestione del denaro pubblico ed esigere maggiore trasparenza e più dialogo con la popolazione. Mi fermo qui….. Auguro, a tutti i montanari effettivi e non, buone feste.
(Maria Bianchi)
Carissima sig.ra Maria Bianchi, condivido totalmente non solo quanto da Lei scritto ma soprattutto, come dire, le riflessioni che l’hanno spinta al Suo intervento. Purtroppo, cara signora, in certi ambiti ed a certi livelli il dialogo è tra sordi; o, se preferisce, il solo permettersi qualche, peraltro ben più lecita e non di meno legittima, domanda, fa immediatamente scattare un’insopportabile autoreferenziazione giustificata unicamente dalla difesa di “posizioni di potere”. Tra poco andremo alle urne; l’occasione è davvero imperdibile……….
(Pierpaolo Comastri)