Il nuovo vescovo Massimo Camisasca ha preso possesso della diocesi domenica 16 dicembre 2012. Tra le tante persone scese dalla montagna, eravamo presenti anche noi e documentiamo questa giornata con le immagini di Marisa Marazzi
L'INSEDIAMENTO DEL VESCOVO MASSIMO CAMISASCA, NELLA DIOCESI DI REGGIO EMILIA-GUASTALLA.
L'ingresso di un Vescovo nella sua Diocesi è sempre un evento, un dono di grazia: il Vescovo Massimo Camisasca ha preso canonicamente possesso della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, a Lui affidata da papa Benedetto XVI, ieri 16 dicembre anno Domini 2012, succedendo a Mons. Adriano Caprioli che l'ha retta per 14 anni.
Anche noi della Montagna eravamo presenti, peraltro con una rappresentanza della rinata confraternita della B.V. del Carmelo - su espresso desiderio ed invito del neo Vescovo - con vessilifero e gonfalone che, per onore di cronaca, è stato benedetto dal Vescovo Massimo in Seminario dopo la cerimonia.
Una giornata intensa, quella del presule, iniziata la mattina all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario “dove più profonda è la prova” come ha ricordato ai presenti, affermando tra l'altro: “Ho desiderato iniziare da qui il mio ministero di vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, dal luogo dove più profonda è la prova. Chi è il vescovo, vicario di Cristo, se non colui che cerca l’uomo?La malattia mentale e la privazione della libertà sono strade di abissale oscurità, di perdutezza dell’io, che mi invitano a prendere coscienza del fatto che sono stato mandato in questa terra per cercare coloro che si sono perduti. Dopo aver ringraziato il Direttore, il cappellano, i medici ed infermieri, il personale di polizia carceraria ha terminato dicendo: “All’uomo non è concesso che raramente di operare guarigioni, ma è concesso sempre di prendersi cura. In questo prendersi cura dell’altro sta la più grande manifestazione dell’umano...Sappiate che nessun sacrificio o dolore è perduto, nessuno è senza peso e senza valore.
Il secondo e non meno significativo incontro è stato quello al Complesso dei Poliambulatori e della mensa Caritas: “Più che interessati alla povertà, vogliamo curvarci sui poveri. E vogliamo soccorrere i poveri non tanto perché in essi vediamo Cristo, ma perché essi sono Cristo. L’avete fatto a me (Mt 25,40)...Qui, dunque, troviamo il dinamismo profondo della vita umana che è donare. Doniamo un po’ del nostro tempo a queste persone, condividiamo la loro vita e le loro necessità come Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, ha condiviso la nostra esistenza umana. Qui, nella carità, c’è la scuola dell’esistenza cristiana”.
Il terzo incontro è avvenuto alla Casa del Clero inabile e infermo presso la Casa S. Giuseppe di Montecchio: “ Sono qui, poi, per ringraziare. Innanzitutto il vescovo emerito, monsignor Paolo Gibertini, che simbolicamente mi introduce nella storia e nella vita della Chiesa reggiano-guastallese. Attraverso questi sacerdoti anziani e malati desidero ringraziare tutti i sacerdoti della nostra Chiesa per la loro fede, la loro carità, la loro operosità”...Il mio episcopato si inserisce in una lunga, gloriosa storia di centinaia di anni. Di questa storia – fatta di vescovi, di migliaia di preti e religiosi, ma soprattutto segnata dalla continua presenza, su questa terra, del popolo cristiano – voglio farmi discepolo. Per essere maestro devo essere discepolo.
Il pomeriggio, dedicato all'insediamento, è iniziato con un significativo gesto di affidamento del suo episcopato alla Madonna nella Basilica della B.V. della Ghiara, a somiglianza di quanto amava fare il compianto Beato Giovanni Paolo II: “Maria è la porta che non si chiude mai, colei che sempre soccorre, che sempre possiamo invocare come Madre, a cui sempre possiamo chiedere le grazie di cui abbiamo bisogno. Reggio, non dimenticare tua Madre! Lei ti condurrà ai beni che non passano, alle gioie che consolano e arricchiscono, alle verità che non sono cancellate dal tempo”.
Ha poi pronunciato una preghiera alla Madonna della Ghiara, appositamente scritta per questa occasione. Il Vescovo Massimo ha poi incontrato i giovani ed i loro educatori: Voi cercate qual è il senso, il peso della vostra vita...C’è un uomo che ha detto: Io sono la vita (Gv 11,25; 14,6). Nessun altro l’ha detto. E lo ha anche mostrato: con le sue parole, che spiegavano la vita; con la sua persona, che originava una vita nuova in chi lo incontrava; con la sua resurrezione dai morti (incredibile!), per cui c’è un popolo nel mondo che lo crede vivo e presente.
Il Vescovo ha poi raggiunto a piedi la piazza della Cattedrale, percorrendo la via Emilia da piazza Gioberti fino a piazzale Del Monte, scortato dai giovani, che con gioia e con il canto lo hanno accompagnato.
Raggiunto il sagrato del Duomo, dove ha ricevuto il saluto del Sindaco di Reggio Emilia e della Presidente della Provincia a cui ha ricordato che : “La Chiesa non ha responsabilità di governo nella società civile, ma collabora efficacemente alla sua vita attraverso la rigenerazione della persona umana nella fede, nella speranza, nella carità. Il cristiano rimane un peccatore, ma porta dentro di sé la tensione al cambiamento del proprio cuore e perciò dei rapporti con i propri fratelli, uomini e donne. È questo il contributo più importante che può dare la Chiesa allo Stato.
Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (Mc 12,17; Lc 20,25): se Dio è cancellato dalla vita dell’uomo e della società, siamo tutti perduti...Sì alla laicità dello Stato, che difende il diritto di ogni coscienza, no all’indifferenza delle leggi di fronte ai beni sacri della vita umana. La nostra è stata la terra in cui una donna, all’inizio del secondo millennio cristiano, ha lottato per la libertà della Chiesa dal potere imperiale. Matilde di Canossa è rimasta nei secoli il simbolo di questo desiderio di libertà della comunità cristiana”.
Secondo il Cerimoniale dell’ingresso, al portone centrale del Duomo, mons. Camisasca è stato poi accolto dall’arcivescovo metropolita della provincia ecclesiastica dell’Emilia, mons. Antonio Lanfranchi, che lo ha presentato al Priore del Capitolo, mons. Francesco Marmiroli, che gli ha dato il crocifisso da baciare e l’acqua benedetta per l’aspersione del popolo.
Infine l'ingresso in Duomo, previa breve sosta nella cappella del ciborio, per un momento di adorazione personale e silenziosa davanti al Santissimo Sacramento.
Nella Chiesa Madre della Diocesi, il Metropolita ha poi chiesto - secondo il rituale - l'esibizione della bolla di nomina pontificia che è stata mostrata ai membri del Collegio dei Consultori e poi letta nella traduzione in italiano dal latino a tutti i presenti.
Il Vescovo Massimo ha poi preso il posto della presidenza, indossando la mitria e il pastorale, segno visibile dell'inizio ufficiale del ministero episcopale, coadiuvato all'altare, tra gli altri, dal nostro diacono Giacomo Casoli, espressamente richiesto al proposito.
Nell'omelia di insediamento, il presule ha posto ai presenti la seguente domanda: “Cosa occorre al vescovo, cosa occorre a voi preti, a voi religiosi e laici per scoprire le tracce di Dio presente e mostrarle agli uomini? Permettetemi di dirlo, almeno brevemente, sperando di avere presto l’occasione di tornare sopra questi accenni: occorre silenzio, occorre preghiera, occorrono compagni di viaggio... Se voglio pregare, studiare, predicare, celebrare l’eucarestia, se voglio privilegiare i rapporti diretti e personali, se voglio incontrare la gente, dovrò rinunciare ad altro. Chiedo a Dio la grazia di un carico amministrativo leggero, di ridurre all’essenziale le riunioni, gli incontri di rappresentanza, i convegni. Dio mi aiuterà. Senza dimenticare nessuno, vorrei dedicare tempo ed energie ai preti, ai giovani, alle famiglie.
Il finale è stato un appello quanto mai importante per i tempi di crisi che stiamo vivendo, denso della parola che non tramonta, quella di Dio: “Vorrei ritornare alla parola dell’inizio: la Chiesa ci invita alla letizia. Ma è possibile l’esperienza della letizia nel nostro tempo, nelle nostre condizioni di vita? Sì, se riconosciamo la realtà annunciata dai profeti e dall’apostolo: Dio è presente, è uno di noi, si è fatto uomo per essere vicino, incontrabile, familiare. Non angustiatevi, allora, ma fate presenti a Dio le vostre necessità (cfr. Fil 4,6). Il Signore ha revocato la nostra condanna. Non temeremo più alcuna sventura (cfr. Sof 3,15). Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore (Sof 3,16-17). Diciamo assieme: mia forza e mio canto è il Signore (Es 15,2; Ps 117,14; Is 12,2)!
(Lorenzo Calabrese)
Grazie Marisa per il puntuale, bellissimo reportage! Buon Natale a te e a tutta la redazione.
(Marisa Nice Montecchi)
Un sincero e davvero caloroso benvenuto a Mons. Camisasca e non di meno un franco e sentito auspicio di buon lavoro; che peraltro non gli mancherà di certo nel prendere saldamente in mano questa Diocesi che, al di là di curiali e gesuitici sorrisi dispensati a piene mani, sta vivendo un momento di evidente travaglio. E, tanto per mettere subito in chiaro alcune “faccende”, ci ha pensato fin da subito il Sindaco Del Rio nel suo saluto di benvenuto, a ricordare a Sua Ecc.za Mons. Vescovo, lui Ciellino doc, che questa è la terra di Dossetti. Con tutto ciò che significa da queste parti l’ingombrante nome Dossetti……
Come ho peraltro avuto modo di commentare in occasione della nomina ad Arcivescovo di Ravenna e Cervia di Mons. Ghizzoni, nella Chiesa in “certe faccende”, appunto, non avviene mai nulla per caso; e se a questo “Don” Camisasca, conosciuto da tempo e non di meno assai stimato dal Papa in persona, è stata affidata questa nostra Diocesi, non credo proprio che ciò sia avvenuto solo per una favorevole congiunzione astrale.
Il cammino che attende Mons. Camisasca in terra reggiana si prospetta non facile, delicato, irto di difficoltà di tutti i tipi, interne ed esterne alla Curia.
Lo si lasci “lavorare” in santa pace; i “segnali” su cui argomentare e giudicare non tarderanno ad arrivare. Attendiamoli in silenzio….., fiducioso silenzio.
(Pierpaolo Comastri)
La mi scusi, Signor Comastri, ma non si può mancare di dirLe che: il “suo”, auspicato, attendere non è propriamente silenzioso…
(MU)
I quattro anni passati come assistente spirituale del Milan di Berlusconi e Sacchi hanno rappresentato sicuramente un’esperienza di vita. Vedere il mondo dalla parte di viziati milionari e del capo, viziatissimo miliardario, avranno reso idea precisa della differenza tra la percezione del senso della vita di pochi privilegiati e la realtà quotidiana di milioni di persone? Ce lo auguriamo di cuore.
(ellebi)