La maternità è il primo motivo di abbandono del lavoro da parte delle donne, tanto che anche nella nostra provincia si può parlare di mom-cession (recessione delle mamme): 3 donne reggiane su 10, dati alla mano, si dimettono per occuparsi della famiglia e sono generalmente abbandoni definitivi specie per le lavoratrici precarie per le quali il possibile rinnovo di contratto dopo la maternità è decisamente scarso e, a conti fatti, risulta più conveniente, dati gli alti costi di gestione dell’assistenza infantile, rinunciare al posto di lavoro.
Non solo: ogni 10 neomamme che tornano al lavoro, 2 si dimettono dopo il primo anno del figlio, anche perché solo un terzo di loro rientra serenamente in ufficio o in fabbrica (la maggioranza, pari al 42%, lo fa invece con sensi di colpa verso il figlio e il 25% con uno stato d’animo altalenante tra sensi di colpa e serenità).
A rilevarlo sono gli interessanti dati raccolti a Reggio Emilia su un campione di 784 donne reggiane contenuti nella ricerca condotta da Piramix e voluta dalla Provincia di Reggio Emilia insieme all'associazione Centro studi sterilità-fertilità "Antonio Vallisneri " onlus e alla Consigliera provinciale di parità. I dati sono stati presentati oggi nel corso dell'iniziativa, alla sala del Capitano del Popolo, "Lavorare per soldi, lavorare per amore".
Il profilo della dimissionaria è quello di una donna di età compresa tra i 26 e i 39 anni, proveniente da imprese di piccole e piccolissime dimensioni e con una rete parentale inadeguata e insufficiente.
"In ogni caso - ha spiegato Catia Iori, di Piramix - pur con una migliore offerta di servizi per l’infanzia la situazione è pesante, vuoi per mancanza di asili nido all'interno delle aziende, per il mancato accoglimento del bimbo nelle liste nido, gli alti costi di assistenza al bambino come babysitter e asili, la mancanza di part-time e di altri strumenti di conciliazione".
Dati alla mano, avere un figlio rappresenta ancora un ulteriore ostacolo alla già alta difficoltà a trovare e mantenere un lavoro.
"Diverse ricerche e gli obiettivi programmatici dell’Unione europea individuano nell'aumento
Sulla ricerca si è soffermata la Consigliera provinciale di parità, Maria Mondelli: "Questo lavoro nasce dalla constatazione, nell'attività
Avevo letto questo articolo qualche giorno fa e oggi, visitando Redacon, noto che solo 37 persone lo hanno letto! Non riesco a nascondere un po’ di delusione. Forse si fa ancora fatica a considerare il problema della discriminazione delle donne come un problema serio, reale, che interessa anche le nostre comunità. Ma sarebbe ora che iniziassimo a riflettere su questo.
(Margherita Crovi)