E’ stato un momento partecipato, intenso, commosso, ben oltre la semplice formalità l’intitolazione della biblioteca comunale di Castelnovo a Raffaele Crovi, svoltasi questa mattina in due momenti: un incontro di impronta “letteraria” al Teatro Bismantova, e poi la scopertura della targa che intitola la biblioteca al Centro culturale polivalente. L’incontro in teatro ha visto gli interventi ed i saluti delle Autorità ma soprattutto le testimonianze del musicista e scrittore cerretano Giovanni Lindo Ferretti, del giallista bolognese Loriano Macchiavelli, che deve il suo debutto proprio all’attività di talent scout per cui Crovi va famoso, e della scrittrice Bianca Pitzorno, preziosa collaboratrice di Crovi negli anni in cui era responsabile dei programmi culturali della Rai. Ognuno con una propria “pennellata”, una sfumatura diversa, ha contribuito a tracciare un ritratto completo e vivo di questo indiscusso protagonista della cultura italiana del secondo ‘900. In apertura erano stati l’Assessore alla Cultura Francesca Correggi ed il Sindaco Gianluca Marconi a sottolineare l’importanza per la biblioteca castelnovese di questa nuova pagina, “non solo per il fondo di più di 5000 volumi che la famiglia Crovi, che ringraziamo sentitamente, ha deciso di donare alla collettività, ma anche per le prospettive di nuove iniziative, attività e collaborazioni che già si stanno aprendo, evidenziate dai più di 50 libri con dediche e ricordi, da parte di scrittori ed editori di livello nazionale, ricevuti da quando abbiamo comunicato la nuova intitolazione”. “Una opportunità non solo per Castelnovo, ma per tutta la montagna e soprattutto per i nostri ragazzi, che in questa biblioteca vengono a leggere, studiare, prepararsi” ha aggiunto l’Assessore alla cultura della Comunità montana Giorgio Pregheffi. La consigliera provinciale Vera Romiti a sua volta ha evidenziato “l’estrema generosità insita nella scelta della famiglia Crovi, che è anche una dimostrazione di grandissima civiltà”. Il Direttore della Banca di Cavola e Sassuolo, partner dell’iniziativa, Guido Tamelli, ha compiuto un breve intervento il cui tema centrale è stato poi ripreso ed elogiato anche dagli scrittori: “Se oggi, come sappiamo tutti, il Paese va male, è in difficoltà economica e sociale, diventa una necessità puntare sui giovani. Giovani che però devono avere una forte base culturale, per questo l’iniziativa di oggi ci è sembrata così importante”. Un appello indirizzato ai tanti ragazzi delle scuole superiori castelnovesi presenti in platea.
E’ stata poi la volta di quella che si è sviluppata come una chiacchierata informale, davvero piacevole perché aperta, schietta e piena di ricordi ed aneddoti personali, dei tre scrittori, coordinata e stimolata dall’Amministratore del Teatro Bismantova, ed anche lui scrittore, Emanuele Ferrari. “Il posto occupato nella mia vita da Raffaele Crovi –ha raccontato Bianca Pitzorno- è stato fondamentale. E’ stato un vero maestro di cultura ed arte. Ricordo che lo incontrai quando, giovane laureata in lettere antiche, andai a Milano per studiare il linguaggio televisivo, in Rai, e per un caso che fu fortunatissimo, fui affidata al suo settore. E’ stato il primo e l’unico “capo” che ho avuto nella mia vita: mi sono ritrovata in uno staff che era una vera “banda di matti”, che aveva l’obiettivo di creare cose nuove e possibilmente di buon livello. Un gruppo composto tutto da “sessantottini” ribelli, che Crovi era in grado sia di stimolare, sia di richiamare all’ordine quando ci scappava un po’ troppo la mano. E’ un ricordo bellissimo quella fase della mia vita, in cui si andava a lavorare, a fare qualcosa che poteva essere utile agli altri, anche con un grande godimento. Grazie a lui ho conosciuto tutto quello che era il mondo culturale italiano, scoprendone sia gli aspetti belli e “patinati” che quelli più complicati e difficili”. Così invece lo ha ricordato Loriano Macchiavelli: “Oggi il genere del poliziesco italiano è considerato ai vertici della produzione europea, e il nume tutelare di questa produzione è sicuramente Raffaele Crovi, il più importante insieme ad Oreste del Buono e Giuseppe Petronio. Ricordo che ebbi il primo incontro con lui nello stesso ufficio Rai di Milano di cui parlava Bianca, io allora giovane scrittore con un mucchio di manoscritti in garage, che cercava spiragli per una pubblicazione. Ne aveva letto uno, e all’appuntamento che mi diede le prime cose che mi disse furono “il titolo è bruttissimo, va cambiato. Lo chiamerò “Le piste dell’attentato”. E anche il protagonista, questo Santi, deve cambiare nome”. E così nacque l’ispettore Antonio Sarti. Era così Crovi, duro, diretto e chiaro. Infatti subito dopo, lasciandomi quasi stupito, aggiunse: “Lo pubblico”. E’ grazie a lui se è stato pubblicato il mio primo romanzo, ed anche poco dopo il mio primo racconto”. Intimo e toccante anche il ricordo tracciato da Giovanni Lindo Ferretti: “Parlava quasi sempre Crovi, faceva tante domande, e pretendeva risposte. Era una sorpresa continua, ad ogni incontro che ho avuto con lui, anche se lo ho conosciuto tardi, negli ultimi anni della sua vita, uscivo con una opinione nuova sulla sua personalità. Era la persona più informata dei fatti che ho mai incontrato nella mia vita: curiosissimo di tutto. La prima volta che ci incontrammo fu all’ingresso della Giunti, a Firenze: lui stava arrivando ed io stavo uscendo, mi rincorse chiamandomi quando ancora non lo avevo riconosciuto, e mi sorprese moltissimo perché sapeva un sacco di cose della mia vita e dei Cccp.Poi ci siamo visti diverse volte a casa mia, a Cerreto Alpi, grazie all’amicizia comune con Clementina Santi, ed abbiamo scoperto che tra noi tutto era cominciato molto tempo prima che ci incontrassimo. In suo libro, che avevo letto anni prima dell’incontro a Firenze, ero sobbalzato perché nella descrizione di una vicenda relativa a suo nonno, in cui entrava guidando una trebbiatrice in una aia, avevo scoperto senza possibilità di dubbi che si trattava dell’aia di mio nonno. I due si conoscevano, e anche per questo oggi, venendo qui, mi è sembrato giusto mettermi la giacca che era di mio nonno”. Un ultimo “giro” di testimonianze, ha riguardato il senso profondo che ha la scelta di intitolare una biblioteca a Crovi. “Come editore –ha spiegato la Pitzorno- è sempre stato convinto che chiunque potesse fare cultura. Quando incontrava qualcuno che gli raccontava una storia, una vicenda interessante, gli diceva: scrivila, e poi portami a leggere quello che hai scritto. E in questo modo ha lanciato non so quanti scrittori. Spero che i suoi libri faranno venire non solo voglia di leggere ai ragazzi, ma magari anche di scrivere e scoprire un mondo di cultura”. Macchiavelli ha aggiunto: “Biblioteche e librerie sono i luoghi in cui bisogna imparare a vivere, perché è vero, la cultura personale è più importante dell’economia”. Infine Ferretti: “La biblioteca e anche il teatro sono cuori pulsanti di una comunità. Sappiamo che fuori c’è una crisi che, oltre che economica, sta quasi diventando antropologica, ma i giovani devono sapere che c’è tutto un mondo di cui appropriarsi, e che è possibile farlo attraverso i libri”. Al termine dell’incontro sono saliti sul palco, chiamati dalla Correggi, i figli di Raffaele, Luca ed Alessio. Luca ha spiegato: “I libri erano l’ossessione di mio padre: quando aveva 10 anni scrisse ad Arnoldo Mondadori, spiegando di essere un bambino che viveva in Appennino, e che non aveva abbastanza soldi per comprarsi i libri che avrebbe voluto, chiedendo se poteva mandarne alcuni. Mondadori ne inviò una decina, e molti anni dopo, quando con mio padre stava discutendo la possibilità che lavorasse per lui, gli spiegò che doveva accettare perché aveva una sorta di impegno morale, e tirò fuori proprio quella lettera. Una ossessione che ci ha riempito sempre materialmente la casa, come mia madre con qualche tono di disperazione potrebbe spiegarvi. Ma l’altra cosa che amava fare, era regalarli i libri, metterli in circolo, per cui oggi siamo noi a ringraziarvi, perché questa scelta avrebbe sicuramente reso felice mio padre”. Alla fine il trasferimento davanti al Centro culturale polivalente, dove è stata benedetta dal parroco don Evangelista Margini e poi scoperta direttamente dai nipotini di Raffaele, la targa che indica la nuova “Biblioteca Crovi”.