Sabato 1 dicembre 2012
Sono tanti i bambini che passano per la nostra casetta. Solo in questa settimana ne sono arrivati tre:
Roy, che ha due anni e mezzo, Camila che ha 7 anni e Alejandro che ne ha 4. Nomi, volti nuovi, storie che non conosciamo e che improvvisamente si incrociano con le nostre. La nostra casa è grande, speriamo che anche il nostro cuore lo sia, il cuore di tutti noi che viviamo qui. La nostra casa è sempre aperta, giorno e notte. C’è sempre qualcuno che ha bisogno e che bussa alle nostre porte (ne abbiamo tante!). E’ come quando ci chiedono aiuto per accogliere un bimbo.
Arriva un bimbo nuovo. Si passa la voce nella cittadella e subito appaiono volti di piccoli e grandi appiciccati alle finestre della nostra casa. “Possiamo tenere noi Roy questo fine settimana?”. “C’è posto per Alejandro nella nostra casa!”.
Le nostre famiglie sono povere, ma hanno il cuore grande! E Roy è già fuori che gioca con altri bimbi e sperimenta l’abbraccio di una mamma che non aveva mai conosciuto. E Alejandro ci saluta un attimo ma subito scappa via, con i suoi nuovi fratellini che hanno sulle spalle una malattia grave come la sua...
L’altro giorno mi trovavo negli uffici dei Servizi Sociali per sbrigare delle pratiche e in quel momento è arrivata una bimba appena nata in braccio ad un’assistente dell’ospedale. Un poliziotto l’aveva poco prima trovata dentro un borsone grigio da viaggio all’angolo di una strada. Dentro la borsa, un bigliettino: “Non ce la faccio, aiutatemi!”. Forse il grido disperato di una giovane mamma...
Sul petto della bimba, un rosario bianco. Una bimba bellissima abbandonata per strada... “Si chiamerà Rosario!”, dicono le incaricate dei Servizi Sociali. Anch’io ho casualmente in mano un piccolo rosario, in quel momento, e dò la mia disponibilità per ricevere quella creatura nella nostra casa, ma poco dopo verrà affidata ad un altro centro. Ci vorranno 8 mesi prima che sia data in adozione, purtroppo..., ma le pratiche burocratiche di affido richiedono questi tempi.
Passano due giorni e ci chiamano perché 4 dei nostri amici che vivono in strada sono stati presi dalla polizia con l’accusa di aver rubato un cellulare ad una signora nel centro della città.
Andiamo al posto di polizia. Parlo con i poliziotti: non c’è niente da fare. Quei 4 ragazzi, anche se sono minorenni dovranno essere sottoposti ad un processo rapido e rischiano il carcere: sono stati colti in flagrante. E per di più, la signora a cui è stato sottratto il cellulare è la moglie di un tenente di polizia: che coincidenza sfortunata! I ragazzi si dichiarano innocenti, questa volta, e forse hanno ragione loro, questa volta.
Rimaniamo negli uffici per un bel po’ di tempo, senza saper come fare. Ho con me dei soldi per poter comprare delle medicine urgenti e care. Offro quei soldi per comprare il cellulare nuovo e restituirlo alla signora. La proposta viene accettata. I 4 ragazzi riceveranno una bella romanzina ma dopo qualche ora saranno rimessi in libertà.
Mi metto a parlare con il poliziotto a carico dell’inchiesta. Racconto quello che facciamo. Lui mi dice che due giorni prima ha raccolto per strada una bimba appena nata, nascosta dentro una borsa da viaggio grigia. E come subito l’ha portata in ospedale per un controllo medico.
“Ho conosciuto casualmente quella neonata”, gli dico. Che coincidenza...
Il poliziotto mi chiede il numero di telefono del nostro centro: non è la prima volta che deve affrontare il caso di neonati abbandonati. La prossima volta chiamerà direttamente noi, noi che abbiamo 78 famiglie nel nostro centro: Rosario non avrebbe dovuto mai aspettare 8 mesi prima di poter essere accolta in una famiglia, se ci fosse stata affidata...
Le nostre famiglie sono povere, ma hanno il cuore grande. E’ un po’ questo il segreto che sta cominciando a “fermentare” nella nostra cittadella.
In questi giorni un amico mi ha inviato una frase estratta dal libro di uno scrittore argentino:
“Poco dopo arrivammo alla casetta di Zimmer, il falegname, durante trentasei anni vi aveva vissuto quel pazzo stralunato di Hölderlin, protetto affettuosamente da quel umile essere umano; uno di quei gesti assoluti che redimono l’umanità."
La nostra umile casetta vorrebbe incastonarsi di gesti assoluti nella disponibilità e apertura per accogliere sempre chi vi arriva, chi chiama o chi bussa alle notre porte. Ma in questi giorni è risuonato spesso dentro di me che non basta il cuore, non basta l’affetto. L’ho pensato anche quando ho visto quel rosario bianco sul petto della bimba abbandonata. Sono troppe le storie difficili che si incrociano con le nostre.
E allora io credo che ci voglia un supplemento del cuore. Per me quel di più si chiama preghiera.
Grazie Aristide per questi cammei che ci mandi da una terra lontana, sono per me fonte di grande riflessione. Felice di unirmi a tutti voi nella preghiera.
(Ivano Pioppi)