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Scuola / “Non nuove riforme ma restituzione delle conquiste già maturate”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il tentato aumento da 18 a 24 ore (a parità di salario) per i docenti di scuola secondaria, rappresenta l’ultimo “sacrificio” chiesto al mondo della scuola pubblica, depauperata di risorse e delegittimata del suo ruolo.

Ricordiamo: il reiterato tentativo di riforma dei cicli; un’autonomia sfociata nella progressiva aziendalizzazione delle istituzioni educative; l’acritico allineamento del sistema d’istruzione italiano a quello di altri paesi europei; la depauperazione del sistema pubblico d’istruzione a favore di quello privato; la spinta progressiva verso un’idea confessionale dell’educazione (non solo religiosa, ma talvolta anche pericolosamente “etnico-politica”); l’attribuzione di competenze concorrenti tra Stato e regioni, che ha aperto la strada a finanziamenti surrettizi alle scuole private e a modalità improprie di reclutamento su base territoriale.

La scuola è una comunità complessa dove si riflettono le tensioni che attraversano la società. Tensioni alle quali la scuola ha saputo rispondere con l’impegno di tutto il personale scolastico e l’aiuto delle famiglie. Grande assente è stata invece la politica che, priva di orizzonti socioeconomici e culturali, ha voluto imporre riforme scolastiche senza saper prefigurare un modello di società e il ruolo strategico da assegnare in esso al sistema d’istruzione. La scuola non ha bisogno di nuove riforme, ma di vedersi restituire le conquiste maturate nel corso di decenni con le migliori sperimentazioni didattiche e innovazioni metodologiche (semi di un cambiamento che i decisori politici non hanno saputo coltivare e far crescere) e di dotarsi di strumenti per sviluppare un’autentica autonomia progettuale, per valorizzare le proprie risorse nel sostegno concreto alle strutture da ammodernare secondo criteri architettonici di funzionalità, impatto estetico ed efficienza energetica.

La scuola, concepita quale spazio polifunzionale culturale, può divenire il luogo di una socialità che affida alla conoscenza e alla ricerca un ruolo strategico di progresso e di sviluppo anche economico, favorendo il rapporto con il territorio, con le famiglie e gli studenti e creando ponti tra educazione formalizzata e non. L’integrazione dell’offerta formativa deve poter contare su professionalità educative anche “extrascolastiche”, purché ne sia garantita qualità formativa e ne sia tutelato il profilo professionale (per evitare che terzo settore e volontariato siano utilizzati per l’ulteriore precarizzazione del lavoro).

È necessario che genitori contribuiscano alla costruzione di un progetto formativo condividendo le responsabilità educative con la scuola e che siano promosse politiche specifiche a favore delle famiglie, sulle quali non può gravare una dimensione lavorativa socialmente disgregativa ed alienante. La progressiva riduzione dell’orario di lavoro di ogni categoria professionale (e la generalizzata riqualificazione in termini di utilità sociale) rappresenta il principale strumento di riequilibrio di un tempo liberato a favore della riaggregazione sociale e di un nuovo tempo-scuola pianificato su basi qualitative.

Va restituita motivazione alla professione “docente”: non solo attraverso l’adeguata retribuzione stipendiale (da portare a livelli europei), ma soprattutto individuando opportunità di progressioni di carriera diversificate, nella differenziazione di ruoli e competenze della funzione docente. L’ipotesi di una verifica periodica delle competenze (o della creazione di un curricolo professionale progressivamente aggiornato) va vista in ottica riqualificante, e non avversata in modo corporativo.

Per tutte queste ragioni, oltre al mantenimento delle 18 ore d’insegnamento per i docenti di scuola secondaria e, semmai, la riconduzione a 18 ore anche della scuola d’infanzia e primaria, diventa fondamentale adoperarsi per conseguire alcuni obiettivi prioritari: diminuire il numero di studenti a massimo 20 per classe; reintrodurre un’organizzazione modulare e attività condotte in compresenza; convertire l’insegnamento di religione cattolica in storia dei miti e delle credenze religiose; investire in modo assolutamente prioritario nella scuola pubblica; investire per un’edilizia scolastica di alta qualità, efficienza energetica e impatto estetico; differenziare i ruoli nella professionalità docente anche ai fini dell’avanzamento di carriera.

(Circolo Sapere/Saperi Sel Reggio Emilia)