Riceviamo e pubblichiamo.
-----
I consiglieri regionali reggiani del Pd e dell’Idv, anziché difendere la nostra provincia, si sono piegati ai modenesi. Non so per quali logiche di partito o altro i reggiani targati centrosinistra presenti nell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna hanno deciso di piegarsi alla volontà dei cugini modenesi votando una risoluzione che, con tutta probabilità, capovolgerà quanto approvato dal Consiglio delle autonomie locali. Il Cal aveva, infatti, già deciso sull’ubicazione a Modena della sede della nuova provincia, stabilendo, appunto, anche il nome: Provincia di Reggio Emilia e Modena.
Trasversalmente reggiani e modenesi, escluso il sottoscritto, hanno approvato in Assemblea una mozione che posticipa ad un prossimo futuro la decisione sul nome della nuova provincia reggiano-modenese.
Mi sono sentito in dovere di prendere posizione a favore della reggianità, a difesa della nostra identità, esprimendo voto contrario al documento, peraltro firmato anche dal mio gruppo assembleare. Salvaguardiamo i nostri valori, le nostre tradizioni e la nostra storia. Reggio Emilia è una realtà territoriale importante, merita un ruolo di primo piano, non possiamo cancellarla dalle cartine geografiche.
Le nostre province hanno una storia antica, istituite nel 1859, ancora prima dell’unificazione d’Italia. Oggi si vorrebbe modificare la geografia del territorio, rivedendo pure i libri scolastici.
Credo che la direzione da prendere sia un’altra, quella della riduzione dei costi, in quest’ottica occorre trasferire le competenze delle province agli altri enti locali, tutelando i dipendenti, e, solo con il tempo, azzerare l’ente, ma non la geografia del territorio.
Il nostro obiettivo è quello di rendere le istituzioni più efficienti e trasparenti con i cittadini, di lavorare per ridurre i costi eccessivi della macchina pubblica, di razionalizzare il lavoro dipendente individuando quali sono i punti deboli dell’ingranaggio e migliorare i servizi.
(Fabio Filippi)
In effetti questa scelta è stata un gran brutta cosa che sono pronto a scommettere non produrrà neanche dei risparmi di spesa pubblica, più facilmente il contrario. Il tempo proverà se mi sbaglio. Io sono di quelli che continuano a credere che fosse molto più logica una suddivisione fra Emilia e Romagna, al contrario di questa riproposizione pari pari dei Ducati: e tutto in nome di un economismo esasperato verso molte cose, ma non verso tutte, però. D’altra parte stiamo attraversando una fase della civiltà umana nella quale il primo e unico valore riconosciuto è il diritto finanziario: io credo che non sia giusto che la nostra storia sia messa da parte per rifondare i danni economici provocati dagli avventori della bisca finanziaria. Forse siamo veramente in vista dell’affermarsi del cosiddetto fascismo bianco, un nuovo potere che senza neanche metterci la faccia, prevale su tutti gli altri. A tutto c’è un limite, ma a quanto pare la speculazione non cede a questo principio perchè la coscienza collettiva non le si contrappone. E’ un mondo globale che dialoga molto, ma forse troppo poco. Sono tutti sicuri che questa sia la strada giusta? Che sia l’unica possibile? Siamo sicuri che umiliare il lavoro porti a qualcosa di buono?
(Marco)