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I segretari comunali Pd della montagna reggiana guardano al futuro ed alle grandi trasformazioni che si prospettano

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Presa di posizione dei segretari comunali del Partito Democratico della montagna reggiana sui problemi connessi ai nuovi assetti territoriali di governo del territorio in corso di definizione.

Le riforme che sono state definite da questo governo per la riduzione della spesa pubblica e delle spese per la politica porteranno, nei prossimi mesi, importanti cambiamenti nella struttura degli enti locali, come li abbiamo conosciuti sinora. Ciò avrà ricadute anche sulla vita dei cittadini della montagna.

La Comunità Montana cesserà di esistere dall’anno prossimo, la Provincia sarà un ente completamente diverso e l’accorpamento a Modena che definisce un territorio molto più grande, comporta la perdita del capoluogo. Cambieranno anche le funzioni storiche dalla Provincia la quale non gestirà più nulla e si occuperà di programmazione.

I comuni dovranno organizzarsi in unioni per gestire i servizi tradizionali e probabilmente anche quelli che saranno tolti dalle nuove province; se ci saranno le condizioni i comuni più piccoli potranno arrivare alla fusione.

Lo schema della "governance" sarà sinteticamente questo: la Regione legifera, le province programmano, le unioni dei comuni gestiscono.

Le aree protette (Siti Rete Natura 2000, Paesaggio Protetto) sono invece già gestiti da questa "Macroarea per la Biodiversità Emilia Centrale", il cui governo è incentrato sui parchi regionali, nel nostro caso tutti modenesi.

Il Parco Nazionale dell’Appennino, che ha già subito importanti tagli dalle finanziarie degli ultimi anni, per effetto dell’ultimo decreto sulla "spending rewiew", rischia di essere congelato con una pianta organica di 6 persone, assolutamente insufficiente rispetto alla sua dimensione ed attività, dopo di che non è così remota la possibilità di vederlo scomparire come ente "politico", per essere gestito dal Corpo Forestale dello Stato.

Nel contesto montano resteranno, così come le conosciamo, la Regione e il Consorzio di Bonifica.

Si potrebbe esultare rispetto a questa "falcidiata" di enti/costi/burocrazia/poltrone oppure si potrebbe dire che, come sempre in Italia, gattopardescamente, alla fine non cambierà nulla.

Crediamo invece che abbiamo davanti a noi una sfida importante per non perdere il valore sociale ed economico del nostro territorio montano, il livello dei servizi e il peso della nostra rappresentanza.

Una sfida che richiede la partecipazione di tutti i livelli delle comunità presenti: quello istituzionale, quello politico, quello economico e quello sociale.

Sulla dimensione degli ambiti sui quali dovranno definirsi le unioni di comuni abbiamo già scritto parecchio e la RER a breve definirà, anche per il nostro comprensorio, questo/questi ambiti, ma non si andrà certo oltre i due.

Dopo la ridefinizione delle province saranno probabilmente modificati, ovvero unificati i comprensori socio sanitari ,si pensi alla contiguità tra Correggio e Carpi, oppure tra Scandiano e Sassuolo.

I servizi che oggi sono gestiti dalla Comunità Montana e molti di quelli che gestiva la provincia saranno affidati alle unioni dei comuni le quali, all’interno delle grandi provincie e della Regione, avranno anche inevitabilmente funzioni di rappresentanza dei territori.

Ma è fondamentale che non si perda una dimensione comprensoriale per gli aspetti che hanno marcato un successo per la montagna reggiana: l’ospedale, le scuole, l’area artigianale comprensoriale, la viabilità, l’ambiente e la gestione forestale, il sostegno dell’agricoltura.

Lo scenario che si prospetta potrebbe essere il seguente: da una parte dovremo competere, con la montagna (ex) modenese ed in particolare con l’area di Pavullo e del Cimone, che presenta caratteristiche economiche turistiche e manifatturiere ed una popolazione residente assai robuste; dall’altra con il contesto pedemontano (soprattutto area ceramiche) il quale comprende servizi sanitari e scolastici che presentano numeri molto più importanti e che possono "risucchiare" anche quelli dell’area montana.

Non è scontato che riusciremo ad avere un ente gestore delle aree protette regionali (SIC, ZPS, riserve ecc.) che rappresenti le comunità locali e non sia troppo distante. Tale ente è importante perché implica decisioni sull’uso del territorio riguardo un area di circa 40 mila ettari nelle media montagna, oltre al fatto che può essere tramite di opportunità per le nostre imprese agricole e turistiche.

Non è scontato che si riuscirà a mantenere la presenza di un Parco Nazionale così interfacciato al territorio, capace di attrarre risorse esterne (PRSR, LIFE, POR-FESR, INTERREG ecc.), con un bilancio che non pesa sugli enti locali e quindi in grado di co-finanziare molte iniziative che i comuni e la C.M. non riescono più a sostenere. Un Parco anche capace di dare una collocazione di marketing turistico, soprattutto per quanto riguarda l’alto crinale, ma forse per tutta la montagna reggiana. Il Parco nazionale A.T.E. tra l’altro fa tutto questo con una spesa per il personale limitatissima, sotto il 10% del suo bilancio. Altri parchi nazionali hanno bilanci tutti assorbiti da piante organiche da 60 o 100 dipendenti.

Non è scontato che avremo una Provincia vicina a noi come l’attuale, la quale, ad esempio, è stata decisiva per ottenere gli interventi sulla SS 63 di prossima realizzazione (variante Bocco - Canala, Ca’ del Merlo, Croce solo per citare gli ultimi) oppure per concentrare nella montagna le risorse dei fondi comunitari a favore dell’agricoltura e del turismo (PRSR e FESR).

Non è scontato che riusciremo a mantenere nemmeno i livelli occupazionali pubblici esistenti, intendiamo gli assunti a tempo indeterminato, senza pensare ai casi di precariato con contratti a progetto, consulenza o altro. Lo scioglimento della C.M. la ridefinizione delle province, i tagli ai comuni comporteranno un rimescolamento complessivo anche degli assunti con posto "fisso" ormai sempre meno fisso.

Il punto è questo: le riforme alla spesa pubblica fatte dal governo Monti ed anche da quello Berlusconi non sono certo partite da un nuovo disegno delle autonomie locali come avrebbe dovuto essere, ma da pesanti decurtazioni di bilancio. Questi tagli non sono avvenuti con il sistema di revisione della spesa (che entra nel merito di ogni caso), ma sono stati lineari (come quelli di Tremonti), spesso per dare risposte immediate allo scandalo del momento (vedi l’ultimo delle regioni).

Queste sono le condizioni e noi dovremo essere così bravi a far diventare questa situazione una opportunità anziché un problema.

Dobbiamo agire anche noi per qualche ulteriore riforma. Non si capisce perché si ridefiniscano enti che sono nella Costituzione come le Provincie, enti storici come le comunità montane e rimangano immutate istituzioni come le Prefetture oppure soggetti che pesano sulla spesa pubblica e sulle tasse come i consorzi di bonifica. Questi ultimi, almeno in montagna, hanno funzioni sovrapposte alle citate province, alla Regione ed alla C.M., perciò la loro abolizione era in discussione già oltre 30 anni fa.

Questi enti invece ci sono ancora e sono in splendida salute (in virtù della autonomia impositiva sui proprietari di terreni) e poiché dotati di buon portafoglio stanno ampliando lo loro attività a settori a loro avulsi come la cultura (vedi diversi cicli di convegni) e il turismo.

Ma perché le bonifiche si occupano di questo? Si dovrebbero occupare (da statuto) di difesa idraulica, presidio idrogeologico, strade, a volte acquedotti, forse tutelare l’ambiente.

Tra l’altro una recente disposizione regionale impone un meccanismo perequativo per cui le Bonifiche debbano spendere una percentuale più alta sulla montagna, visto che la tassazione sui terreni penalizza tali territori.

Perché allora non diminuire la tassazione sulle aree montane e consentire ai soggetti tradizionalmente proposti alle attività culturali e turistiche di proseguire tali funzioni anziché obbligare tutti a passare dal "portafoglio" delle bonifiche.

Perché i GAL (Gruppi di Azione Locale), soggetti privati/pubblici che gestiscono importanti risorse del PRSR, devono essere ostaggio dei vincoli tecnici e burocratici della Regione e dell'UE e non possono, come era nella loro missione iniziale, essere soggetti che hanno libertà di agire per stimolare l’innovazione e l’attività di imprese giovani nell’Appennino?

Se i GAL restano così le loro funzioni potrebbero tranquillamente essere svolte dalle province.

Lo scenario che abbiamo definito è tremendamente concreto e vicino. La cosa peggiore sarebbe quella di cercare di tutelare il "proprio orto" sia quello di comune, di settore, di gruppo.

Mai come in questo caso vale il principio che si vince e si resiste se lo si fa assieme, quindi chiamarsi fuori, non partecipare a tavoli comuni, non solo è un andare a sbattere contro le leggi nazionali, ma significa danneggiare le comunità che si vorrebbero tutelare. L’ultimo esempio è l’atteggiamento del sindaco Fiocchi che annuncia la non partecipazione ai consigli della C.M. ma non è certo l’unico.

Questo appello è rivolto a tutti, certo agli amministratori, ai sindaci di tutti i comuni montani ma non solo loro, alle organizzazioni economiche e di rappresentanza locali, ai partiti,alle associazioni del volontariato, alla gente che vive e lavora in montagna.

Difendiamo il comprensorio, difendiamo la rete delle relazioni tra le persone e i territori che fanno perno su Castelnovo ne’ Monti, difendiamo le peculiarità di ciascun comune e rilanciamo un ruolo per la montagna reggiana. Tutti insieme.

Ciascuno di noi segretari dei circoli montani del PD, chiunque vinca le primarie per il candidato premier, lavorerà affinchè ciò si realizzi al meglio e al più presto.

Castelnovo ne’ Monti, 20 ottobre 2012

Simone Alberti, Rosanna Bacci, Alberto Castagnini, Corrado Ferri, Valerio Fioravanti, Biagio Corbelli, Felicino Magnani, Uriele Nizzi, Corrado Paolini, Simone Ruffini, Luca Zini

 

3 COMMENTS

  1. Giustissimo resistere insieme, ma è necessario farlo sul serio; questo significa non mandare giù troppi rospi quando le alte sfere lo suggeriscono o peggio ancora lo impongono. Di fronte a dei “no” secchi credo che sarebbe molto più in salita la strada delle sottrazioni nei confronti della montagna. Spero di vedere nelle prossime occasioni, che già non mancano, delle prese di posizione coerenti con i bei propositi descritti.

    (Marco)

    • Firma - marco
  2. Un dato mi ha impressionato: il personale dell’ente Parco nazionale… meno del 10% del bilancio! Beh, complimenti! Fossero tutti così gli enti probabilmente avremmo meno carrozzoni da mantenere. Che la gestione del Parco possa ripassare al Corpo forestale dello Stato vuol dire tornare indietro di parecchi anni (1950?). Speriamo che il Governo guardi alla specificità dell’Ente prima di fare i tagli in modo indiscriminato. Speriamo anche di non diventare l’estrema e dimenticata periferia della nuova provincia. Speriamo che la nuova Provincia Modena Reggio o Reggio Modena sappia pianificare e programmare gli interventi sul territorio in modo oculato ed equo.

    (Rita)

    • Firma - Rita
  3. Il segretario del PD di Busana che è ancehe consigliere comunale lo sa che L’ asfaltatura della strada di accesso alle scuole medie ed il rivestimento in pietra del muro di sostegno a lato dell’ accesso alle scuole stesse sono stati realizzati con SOLDI DELLA BONIFICA !
    Per coerenza vanno resi al mittente per opere idrauliche.

    fabio leoncelli consigliere comunale di minoranza a Busana
    (fabio leoncelli consigliere comunale di minoranza a Busana)

    • Firma - fabioleoncelliconsiglierecomunalediminoranzaaBusana