“Il crollo dei prestiti a imprese e famiglie, misurato dalla Banca d’Italia con un preoccupante -1,9% nel mese di agosto, unito a una pressione fiscale devastante su lavoro e imprese, non lascia più scampo: la cura del rigore estremo non permette al Paese di rialzarsi. Urge un cambio di marcia”.
A fronte dei preoccupanti dati resi noti dalla Banca d’Italia è il presidente di Cna Reggio Emilia Tristano Mussini a intervenire contro quella che il segretario generale Cna Sergio Silvestrini ha definito “asfissia creditizia”. La stessa CNA Reggio Emilia il 1° maggio scorso aveva organizzato un’affollata manifestazione di piazza per protestare contro i mancati pagamenti dello Stato e contro la mancanza di credito da parte delle banche, ostacolo questo insormontabile per le imprese, tanto più se sommato al rigore fiscale imposto al Paese negli ultimi mesi.
“Sappiamo benissimo – chiarisce subito Mussini - che il credito non può garantire la ripresa se la domanda resta debole. Per questo abbiamo bisogno della riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese: abbiamo bisogno che le imprese vengano messa ai primi posti dell’agenda governativa. Certo per farlo bisogna averne compreso il valore sociale, oltre che economico, bisogna aver capito che le imprese, anche e soprattutto quelle medio-piccole, sono l’essenza di un tessuto produttivo che, soffocandole, soffocherà non esse".
"Purtroppo però – continua il presidente provinciale di Cna - dal 2007 ad oggi, in termini reali, il credito erogato dalle banche, secondo le nostre stime, è rimasto invariato e costantemente al di sotto delle necessità. Nessun paese industriale può reggere un periodo così prolungato di asfissia creditizia: è tempo di tagliare la spesa pubblica per colpire duramente lo sperpero di risorse che impoverisce i cittadini e allo stesso tempo valorizzarne i meccanismi meglio funzionanti".
“Come ha ben ricordato Silvestrini – continua Mussini – il tempo stringe, la legislatura è alla fine e le misure per la crescita non hanno ancora prodotto gli effetti desiderati. Il cambio di passo di cui il Paese non può più fare a meno non è ancora diventato realtà. Facciamo presto”.
Dato che si è accettato come scelta politica mondiale che il denaro possa essere ricavato dal denaro, che non debba essere solo frutto di lavoro, commercio e produzione, è inevitabile che si arrivi a queste situazioni. Io penso che questa crisi sia l’effetto di determinate scelte politiche e ideologiche di quest’epoca in particolare. Non vedo soluzioni al di fuori di una messa in discussione delle regole generali di oggi. Ho constatato che chi opera nel finanziario ha guadagnato e chi ha lavorato, prodotto e commerciato è andato indietro: dunque si scelga qualcosa di diverso!
(Marco)
Dati aggiornati ad oggi parlano di mille imprese al mese fallite in Italia a partire dal gennaio 2012… Credit crunch è uno dei problemi e non l’unico come correttamente affermato dall’articolo in commento… Peccato che ce ne sia resi conto troppo tardi… Analisti internazionali parlavano della crisi di economia reale già nell’immediato post Lemahn Brother… Da noi si è pensato che il problema fosse “passeggero”, ricordo ancora i titoli di fine aprile 2009 che riportavano dichiarazioni di Emma Marcegaglia e del ministro Tremonti, che in “coro” dichiaravano “siamo fuori dal tunnel”…. Credo che i fatti si siano dimostrati ben diversi… Ovviamente conservo quegli articoli giusto per evitare che qualcuno pensi che sono frutto di mia “fantasia”.
(Rossella Ognibene)