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La proposta del Cal (Consiglio autonomie locali) della Regione Emilia-Romagna di applicare la legge sul riordino delle province aggregando quella di Reggio Emilia a quella di Modena ha suscitato una reazione della presidente Masini alquanto scomposta e stupefacente, perché bastava analizzare la realtà, non i desideri, per capire che la proposta, molto improvvisata ed empirica della presidente, confortata dal sì successivo del sindaco Del Rio, di una provincia unica con Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena sarebbe facilmente naufragata.
Infatti da un lato lo spirito della legge (dura lex sed lex) è quello di semplificare, dall’altro delle quattro solo Parma e Modena possedevano da sole i requisiti per rimanere province; era quindi chiaro come il mare della Sardegna che la Regione avrebbe ostacolato la nascita di una sub-regione Emilia. Fra le altre cose una provincia Emilia così grande non avrebbe avuto alcuna giustificazione se si considerano le poche competenze che resteranno in capo alle province e la loro trasformazione in enti di secondo grado.
Da cittadino reggiano spiace aver perso per pochi chilometri quadrati l’istituzione provincia - a proposito della qual cosa ho avanzato una proposta in tempi non sospetti ignorata dai più - ma non è che con la proposta del Cal di formare una sola provincia con Modena scompaia la nostra storia, il nostro mondo produttivo, culturale e sociale, la nostra reggianità; competerà ai comuni, in testa il Comune di Reggio Emilia, conservare una autonomia amministrativa efficace e soddisfacente per i cittadini reggiani.
Questa mia posizione di consenso al riordino delle province (comprovata dal mio voto contrario ai documenti, in tema, approvati dal Consiglio provinciale) e al matrimonio con Modena ha però due punti molto fermi: il primo è la tutela di tutti i posti di lavoro per i dipendenti e della loro capacità professionale, ben evidente anche a noi consiglieri; il secondo è che nella fase di confronto e approfondimento con i cugini di Modena si arrivi a soluzioni che valorizzino la nostra identità e che siano all’altezza delle esigenze di modernizzazione e di risparmio ed efficienza della pubblica amministrazione.
(Mario Poli, capogruppo Udc Consiglio provinciale Reggio Emilia)
Dubito che i cugini di Modena siano interessati a valorizzare la nostra identità reggiana: comunque staremo a vedere anche perchè non ci è dato di scegliere. Piuttosto non ho capito perchè la nostra Presidente non abbia votato contro, anzichè limitarsi ad un’astensione. Certo sarebbe stato divertente immaginare le traversie della scelta del capoluogo della “Provincia Emilia”, dovendo scegliere fra Parma e Modena… Comunque vada alla fine di questa vicenda, le condizioni che dovranno rimanere rigorosamente dimostrate saranno in primo luogo che non si allunghi la distanza dai i cittadini e in secondo luogo che non si moltiplichino nuovi enti con una maggior spesa, cosa che sono pronto a scommettere che invece succederà.
(Marco)