Non nascerà la grande Emilia. Ma si tornerà come ai tempi dei ducati che, in Appennino, hanno lasciato non pochi ricordi. Il Consiglio delle autonomie locali (Cal) dell’Emilia-Romagna ha approvato da poco il documento sul riordino delle province che la nostra Regione, entro il 23 ottobre, dovrà inviare sotto forma di proposta al Governo.
Contrariamente all'idea proposta dalla presidente della Provincia Sonia Masini e dal sindaco di Reggio Graziano Delrio su una grande provincia emiliana, si andrà invece verso l'assetto regionale composto dalla città metropolitana di Bologna assieme a qualcosa che sa molto di... 'ducati' e, quindi, alle province di Parma e Piacenza, Reggio Emilia e Modena, Ferrara e provincia unica romagnola.
Il documento ha incassato un numero molto alto di sì: dei 39 presenti, i sì sono stati 33. Astenuto il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e in 5 non hanno partecipato al voto. Oltre a Beatrice Draghetti, presidente della Provincia di Bologna, la nostra presidente Sonia Masini e tre sindaci. Tra questi ultimi, Delrio aveva lasciato l’assemblea prima di arrivare al momento del voto.
Non poche le preoccupazioni sul fatto che Modena, più grande di Reggio, possa ora incassare i ruoli di governo sin qui svolti a Reggio in diversi settori della vita civile.
Vista la contrarietà di Modena alla grande provincia proposta dalla presidente Sonia Masini e dal sindaco Del Rio, avrei ritenuto più logico fare una grande provincia con Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Con Parma, Reggio Emilia e Piacenza manterrebbero una loro autonomia e una loro immagine (due contro una). Temo che venendo assorbiti da Modena questo non succederà; inoltre dal settore agroalimentare a quello industriale ritengo che Reggio Emilia sia molto più legata a Parma che a Modena.
Modena ha sempre avuti legami economici e culturali con Bologna e non certo con Reggio Emilia.
(Lino Franzini)
A questo punto sarebbe il caso di dividere per zone territoriali. Un paese che si trova nelle immediate vicinanze della provincia di Parma, a due, tre km, non ha assolutamento senso che finisca sotto la provincia di Modena ma è più logico ricadere sotto la provincia di Parma, o sbaglio?
(P. B.)
E’ la scelta più indicata vicino all’anno della celebrazione dell’Unità d’Italia. E’ una scelta, secondo me, che creerà non pochi problemi. Magari con un po’ di fantasia evocativa i vigli urbani diventeranno dragoni del Duca… In compenso la regione che fino agli anni ’70 non c’era, rimane.
(Marco)
Non ho parole, tutto assurdo! Non capisco, si può fare la provincia della Romagna e non quella dell’Emilia? Forse il nostro caro, benvoluto e compagno di partito il presidente Errani ha paura di una provincia che è un marchio nel mondo? Sì, l’Emilia quanto tale fa paura! Allora è meglio tenere le nostre province così come sono, tanti hanno chiesto di eliminarle, tanti se ne pentiranno!
(Luca Cagnoli)
L’Emilia è la risposta più naturale, culturale ed economica ad una volontà di riduzione delle province: dall’Emilia Romagna ne dovevano uscire 2: Emilia e Romagna. Capisco sempre meno questa manovra che mi risulta non abbia affatto trovato il consenso delle rappresentanze reggiane. Insomma, per metterla in ridere, torniamo a proporre la distinzione fra i tortelli d’erba reggiani da quelli di erbetta parmensi. Speriamo che ciò almeno comporti meno spese pubbliche. Lo dico perchè temo che invece i costi aumenteranno.
(Marco)
E’ l’ennesima fregata della “pasticceria” politica, incapace di gestire in modo intelligente un riordino senza cancellare la nostra storia reggiana, ma cercare di riunire le 4 province in un progetto Emilia e non avallare un Anschluss Modenese. Mi spiace tantissimo anche vedere la totale assenza, nel merito della questione, dei ” Deputati e Senatori del nostro colleggio reggiano”, dire cosa pensano in merito. Se mi è consentito, qualche volta si può dissentire da Roma e Bologna e ascoltare anche il proprio territorio, cosa ne pensano. Il Presidente Errani ha salvato la SUA Romagna e ha riportato le lancette del tempo in Emilia, al 1860: GRANDUCATO di Parma e DUCATO di Modena, alla faccia delle riforme. Un paluso comunque al sindaco Del Rio e presidente Masini per avere comunque sostenuto il progettro EMILIA. Grazie.
(Elio Ivo Sassi)
Tagliare i costi della Pubblica Amministrazione è una delle attività principali dell’attuale momento politico. La riduzione del numero delle provincie temo si porti dietro non solo un taglio dei costi degli Amministratori ma minori risorse per tutti. Strade e scuole costano. Se riteniamo che su questi argomenti non si possano fare passi indietro non possiamo solo stare alla finestra a vedere cosa succede ma ci dobbiamo attivare perchè i nuovi soggetti amministrativi diano rappresentanza e voce a tutti ed in particolare alla nostra montagna, difesa con i denti dalla caparbietà di chi vi abita. Occorre una rappresentanza autorevole che non costringa i nostri Amministratori a portarsi la cartina geografica sotto braccio per consentire di essere identificati. Il progetto Emilia è una bella opportunità persa, avrebbe messo tutti sullo stesso piano con un’identà forte di comunanze culturali e di un tricolore che non è nato qui per caso.
(Enrico Baisi)
Sono costernata: la scelta di dividere l’Emilia, territorio che ha una identità propria molto forte e riconosciuta a livello nazionale ed europeo, è una soluzione miope, che non tiene conto di una grande prospettiva, più ampia e lungimirante, e che segnala una mancanza di ascolto e conoscenza dei territori. Mi auguro che questa soluzione miope possa essere superata attraverso i prossimi incontri e passaggi istituzionali e che possano essere comprese appieno le potenzialità e le prospettive di grande prestigio di una unica Provincia Emilia.
(Nuccia Mola)
Cara Nuccia, hanno già deciso, forse capiranno troppo tardi dell’errore commesso. Spiegateci la Provincia Romagna e la non Provincia Emilia? Ma spiegatelo bene agli emiliani!!!! Anzi a questo punto sarebbe più logico abolire la Regione Emilia-Romagna e fare due regioni, l’Emilia e la Romagna! Pensavo che la giunta regionale fosse più qualificata e attenta al proprio territorio e suoi abitanti, mi sono sbagliato!
(Luca Cagnoli)
Non è accettabile che un territorio di una provincia venga “agganciato” ad un’altra senza tener conto della nuova logistica in cui ci si viene a trovare. Comprendiamo che in questo momento i politici sono impegnati per tanti problemi (crisi economica, scandali vari, ecc.); ma questo non autorizza qualcuno a dire che una provincia va di qua o di là senza pensare a quale decentramento e a quali disagi si andrà incontro.
Come può essere concepibile che comuni come Sant’Ilario d’Enza, che dista meno di dieci km da Parma, finisca sotto Modena e questo vale per tutti i comuni della Valle dell’Enza confinanti con la Provincia di Parma. Una riduzione del numero delle province può essere accettabile ma va rivisto insieme ad un nuovo assetto del territorio. Cosa diranno i nostri nipoti quando vedranno paesi o comuni confinanti con Parma che e che si troveranno a 100 Km dal capoluogo Modena? Ai nostri politici provinciali la risposta.
(Lino Franzini)
Beh, se la Provincia Emilia che sognamo deve essere una forma di aggregazione che guarda al futuro in maniera diversa dal passato a partire dalla partecipazione, allora cominciamo con il non abbatterci e il non rassegnarci a decisioni prese contro la nostra volontà, contro il nostro consenso, e oltretutto senza una consultazione.
Occorre che ci facciamo sentire, che tiriamo fuori la nostra identità, e che ci stringiamo senza indecisione verso chi, politicamente, ha iniziato la battaglia.
Devono sentire che ci siamo.
Se la si vince, la si vince tutti.
E se la si vince, deve essere una vittoria non di campanile, ma di una popolazione intera:
quella emiliana.
Una popolazione unita da una lingua, da una radice comune, da una forte caratterizzazione di concretezza e solidarietà.
Perciò se iniziamo questa battaglia, facciamolo con la consapevolezza che, al contrario di chi vuole imporre una scelta per calcoli politici, noi proponiamo il nuovo per interesse comune.
Lo proponiamo con entusiasmo, forti di un’idea che prevede l’unità delle quattro attuali province di Piacenza, Parma, Reggio e Modena, all’interno di una collaborazione consenziente, e non una annessione per coercizione.
Non proponiamo ne’ vincitori ne’ vinti, ne’ un nome prima di un altro, ne’ un ufficio che ne rappresenti un altro, bensì tutte le forze unite sotto un’unica voce: Emilia!
Prendiamo il buono ed efficiente di ognuno e facciamone una forza. Una forza in grado anche di aggiustare e migliorare insieme, ciò che non va.
Ho letto di piacentini scontenti, di modenesi scontenti, di parmigiani scontenti, di reggiani scontenti della decisione presa dal CAL il 1 ottobre!
Perché qui non si tratta assolutamente di questioni economiche e burocratiche.
Qui si tratta di un tema sia delicato che imprevedibile, perché decide delle identità di una popolazione, delle proprie autonomie, delle proprie appartenenze, e gli esiti di tale pressione non sono prevedibili da nessun analista.
E seppur puramente indicativo, il sondaggio di quotidiano.net dice che il 67% di chi ha espresso la propria opinione vuole la Provincia Emilia, contro un 30% di no e un 3% di indecisi
Da tempo, il campanilismo si è trasformato in semplice distinzione verbale, in fratellanza sincera e tutt’al più rivalità nello sport.
Ma ciò è dovuto al fatto che ad oggi, ogni realtà sociale, politica ed economica gode di una propria identità.
Guardate invece cosa sta già scatenando questa decisione d’ufficio!
Divisioni là dove non ce n’erano.
Malumori, delusioni, rivendicazioni!
Perché?
Vorrei pensare che forse sia solo ottusità di pensiero e paura del nuovo, ma non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che in realtà, sia solo per il calcolo personale di pochi.
Ho amici carissimi a Modena e in tutta la sua bellissima provincia.
Faccio parte di un’associazione di Formigine, con cui stiamo ricostruendo una scuola per l’infanzia a Medolla…
Devo aggiungere altro per far capire che la mia non è una rivendicazione contro la gente?
La mia è una rivendicazione “pro”, non “contro”.
Mi piace quando i miei amici mi chiamano “Arsàn testa quédra!” perché c’è il reciproco affetto che ci unisce, ma ci mantiene padroni della nostra radice.
Io dico no alla decisione del 1 ottobre.
Ma io conto uno, e per cambiare le cose ci vogliono tutti.
E questo mio pensiero è per chiedere a tutti di unirsi, senza paura, senza riserve, con l’entusiasmo che anima le scelte coraggiose.
Possiamo tornare sui nostri passi, anzi… sui “loro” passi.
Fino al 23 ottobre ci sarà tempo.
Mettiamoci all’opera e ci stupiremo!
Viva l’Emilia.
(Chicco Salimbeni)
Bravo Chicco. Non proponiamo nè vincitori nè vinti, nè un nome prima di un altro, nè un ufficio che ne rappresenti un altro, bensì tutte le forze unite sotto un’unica voce: Emilia! Ecco un vero Emiliano! Sono con te, viva l’Emilia.
(Luca Cagnoli)
Quel che temo di peggio è che alla fine gli enti prolificheranno anzichè diminuire con maggiori costi, dopo aver creato forzosamente emiliani dell’est e emiliani dell’ovest, con una distinzione fra longobardi e bizantini: un vero passo avanti nella storia, deciso a Bologna. Il bello è che veramente siamo tutti emiliani caratterizzati da troppe cose in comune per ritenere congruo amministrale in sedi distinte. Ma già si parla di macro aree che fanno ipotizzare delle sub province da costituire dopo la distinzione Modena-Parma il che, se avverrà, dimostrerà ancora che una provincia “Emilia” era la migliore delle soluzioni. Poi dico una cosa: mentre lunghe vicende storiche sono state necessarie per formare l’attuale conformazione delle province emiliane, oggi, in pochi mesi, anzichè farne una unica per risolvere un problema di costi, se ne decidono due soltanto.
Non lo capisco.
(Marco)
Penso che non si dovrebbe retrocedere, non abbiamo niente con le altre province, ci rispettiamo, collaboriamo siamo una provincia e regione d’esempio ma questo cambiamento puo portare contrasti, malumori, rivalse, ripicche. Pensate all’antica disputa Parma-Reggio. Sono d’accordo nell’essere uniti per mantenere le nostre identità, ma ci riusciremo?
(Lorena)