A sostituire il vescovo Adriano Caprioli è stato chiamato dal Papa un altro milanese.
E' don Massimo Camisasca, 66 anni (3 novembre 1946), fondatore della Fraternità San Carlo (comunità sacerdotale) ed esponente importante di Comunione e Liberazione di cui è stato responsabile dal 1970 al 1972.
Il suo incontro con don Luigi Giussani risale al 1960 al liceo classico Berchet di Milano, mentre l'ordinazione sacerdotale è del 1975.
Insegnante di filosofia nei licei e alla università Lateranense di Roma, è autore di molti libri tra cui una storia in tre volumi di CL.
Ha condotto per diversi mesi dal 1981 sulla radio nazionale la trasmissione "Parole di vita".
Ha conosciuto personalmente l'allora Cardinale Ratzinger nel 1980.
La nomina dovrebbe essere ufficializzata sabato 29 settembre per essere resa nota ai fedeli domenica 30 durante le celebrazioni festive.
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Annuncio alla Diocesi del nuovo Vescovo
Questa Cattedrale, che ci vede qui convocati, nella sua lunga storia ha visto la successione di diversi vescovi, da S. Prospero ai vescovi che mi hanno preceduto, al vescovo Paolo Gibertini, e a me, mandato qui tra voi come pastore il 20 settembre 1998. Era giusto che questa Cattedrale, chiesa madre di tutte le chiese della Diocesi e simbolo della città, fosse il luogo più opportuno per annunciare l’evento atteso del nuovo Vescovo.
Il Santo Padre Benedetto XVI, dopo aver accettato la mia rinuncia al mandato di Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, presentata al compiersi del 75.simo anno di età, ha nominato nuovo vescovo Mons. Massimo Camisasca, finora Superiore Generale della Fraternità sacerdotale dei Missionari di S. Carlo Borromeo a Roma.
Vogliamo già sin d’ora salutarlo e disporci ad accoglierlo e ringraziare il Santo Padre che lo ha mandato per confermare la fede dei fratelli e rendere testimonianza del Vangelo a tutti. Prima che il seguire un’idea, un progetto, il passaggio da un vescovo a un altro è da leggere come un avvenimento di fede, di cui rendere grazie al Signore e, al tempo stesso, come una chiamata fatta all’intera Chiesa per una risposta coerente e generosa al Vangelo.
Desidero inoltre esprimere il mio filiale ringraziamento al Santo Padre che mi ha permesso di portare a compimento in questi ultimi tornanti del mio episcopato: le visite pastorali al Vicariato della Città nelle sue zone e parrocchie; il restauro di questa Cattedrale, accompagnandone il suo ritorno alla vita piena come simbolo della Chiesa locale e della città, e infine con il mandato a due sacerdoti del nostro presbiterio come missionari “Fidei donum” in Albania e in Madagascar.
Confesso che per me questo prolungamento nel ministero episcopale non è stato facile e motivo anche di qualche preoccupazione e sofferenza di fronte al moltiplicarsi di impegni, da ultimo la vicenda del terremoto, che continua a mettere alla prova famiglie fuori casa, imprese già in difficoltà per la crisi finanziaria e perdita di posti di lavoro, diverse comunità parrocchiali che vedono compromesse chiese, oratori, canoniche per un tempo che sarà né breve né facile, e chiedono di non essere lasciati soli, una volta spenti i riflettori.
Ora con serenità di cuore e con spirito di fede, che so condivisi dall’intera comunità diocesana, sono lieto di trasmettere il testimone della guida pastorale di questa bella Chiesa al carissimo confratello Mons. Massimo Camisasca. La Chiesa reggiano-guastallese, che si prepara nella preghiera ad accogliere il nuovo Pastore, per grazia di Dio e grazie ai suoi Vescovi, ha combattuto le sue buone battaglie, ha conservato la fede, impegnandosi in scelte storiche: la familiarità con la Parola di Dio; la cura della vita liturgica e spirituale e della Caritas; l’avvio del diaconato permanente; la fioritura delle Case della Carità e delle nostre numerose missioni nel mondo; l’evangelizzazione in queste nostre terre; la formazione del laicato e la promozione della cultura.
Non possiamo nasconderci che per essere fedeli a queste scelte storiche – le scelte del Concilio Vaticano II – la nostra Chiesa è, come altre, messa alla prova: dalla diminuzione e invecchiamento del clero, solo in parte integrati dalla crescita dei diaconi permanenti; dalla sfida educativa per la trasmissione della fede alle nuove generazioni; dalla accoglienza e integrazione dei nuovi arrivati da Paesi e culture diverse e, più radicalmente, dalla distanza culturale tra la visione cristiana e la mentalità contemporanea in tanti ambiti di vita delle persone e della società.
Senza essere “presenzialista”, al Vescovo oggi è chiesta una presenza capillare. Sì, perché la presenza del Vescovo è sempre gradita, sia dai sacerdoti sia dai laici, dalle religiose e consacrate, dalle varie comunità, a partire dalle parrocchie nelle visite pastorali. Tale presenza è un grande corroborante del legame che deve esserci tra Vescovo, clero e diocesi, non solo nei momenti ufficiali, ma anche personali. Al Vescovo, si chiede sempre il massimo.
Pure le diverse realtà della laica Reggio Emilia vedono volentieri il Vescovo in mezzo a loro. Non mancano al Vescovo momenti ufficiali in cui intervenire, come l’omelia del 24 novembre in occasione della festa del Patrono San Prospero, convegni sul “Bene comune”, o dalle varie associazioni, ma anche incontri con le amministrazioni comunali. Questo è richiesto dalla missione stessa della Chiesa di rendere testimonianza del Vangelo a ogni coscienza, perché anche su questo fronte è configurabile un servizio mediato della Chiesa al Bene comune.
L’invito è ad accogliere ora il nuovo Vescovo, certo anche perché nuovo e come tale portatore di doni che il Signore custodisce nei suoi benevoli disegni (cfr. Filippesi 2,12-13), accogliendolo come guida, promotore e custode della comunione di tutti in questa nostra Chiesa: Chiesa che il Vescovo nuovo già ama e dovrà imparare a conoscere, perché amare una Chiesa è già principio di conoscenza.
Per quanto mi riguarda, per la prima volta nella mia vita mi tocca scegliere dove andare, verso quale destinazione partire. Il mio desiderio è di potere continuare a servire la Diocesi, a cui mi vincola questo anello consegnatomi all’ordinazione episcopale, e che tuttora mi lega a questa Chiesa.
+ Adriano Caprioli
Reggio Emilia, 29 settembre 2012
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Lettera alla Diocesi del Vescovo eletto di Reggio Emilia - Guastalla
A S. E. mons. Adriano Caprioli, al vescovo ausiliare S. E. mons. Lorenzo Ghizzoni
Ai fedeli, ai religiosi e al clero della Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla
A tutti coloro che vivono nel territorio della Diocesi.
Cari fratelli e cari amici,
in queste due parole, fraternità e amicizia, sta racchiuso il senso profondo del mio venire tra voi come vescovo della Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla, mandatodal Santo Padre Benedetto XVI.
Innanzitutto mi ha mandato ai fratelli, cioè ai battezzati, per servire la loro fede.
Questa è la ragione fondamentale del mio episcopato: annunciare che Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, che ha subìto per amore nostro la Passione e la Croce, è risorto e perciò è vivo, e agisce nella storia degli uomini con la forza attrattiva della sua divina umanitàattraverso il suo Corpo nella storia, che è il popolo cristiano, la sua Chiesa.
Vengo innanzitutto per confermare la fede dei miei fratelli: attraverso la predicazione, la celebrazione dei sacramenti, la vita della carità.
Saluto perciò con grande affetto e stima ogni fedele che vive nella nostra diocesi. Spero di incontrare presto molti di voi. Attraverso la vostra vita e le vostre professioni siete i testimoni di Cristo nel mondo.
Parte privilegiata di questo popolo sono i sacerdoti, i primi collaboratori del ministero del vescovo. A loro voglio dedicare le mie attenzioni e le mie cure più profonde. Li saluto a uno a uno, in modo particolare il vescovo ausiliare, il Capitolo della cattedrale, il Collegio dei consultori, i membri della Curia diocesana, i parroci, i sacerdoti missionari e tutti coloro che spero di conoscere presto uno per uno. In particolare prego già fin d’ora per i sacerdoti anziani, per quelli malati, per coloro che si sentono particolarmente soli. Saluto i diaconi permanenti, i seminaristi e tutti i collaboratori dei sacerdoti nelle parrocchie e nelle varie comunità della diocesi.
Una stima profonda mi lega a tutte le forme associative nella Chiesa. Il mio pensiero va alle Confraternite, all’Azione Cattolica, ai movimenti, alle nuove comunità e a tutte le realtà che rendono visibile la comunione nelle diverse località e situazioni di vita della nostra Chiesa.
So che nella nostra diocesi vivono per grazia di Dio molte comunità religiose. La vita religiosa è un segno privilegiato dell’umanità rinnovata. Mi affido fin d’ora alla loro preghiera ed esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che nella dedizione a Dio attraverso i consigli evangelici sono luce per i nostri tempi.
Saluto inoltre tutte le autorità civili, politiche e militari alle quali, fin d’ora, esprimo la mia disponibilità ad una collaborazione proficua per la costruzione di una società più giusta e buona.
Vengo come amico. Vengo per ogni uomo e per ogni donna. Nel più assoluto rispetto della libertà di coscienza di ciascuno, umilmente e fermamente desidero essere il tramite dell’annuncio e della proposta di Gesù: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6), chi mi segue avrà il centuplo quaggiù e la vita eterna (cfr. Mt 19,29). Penso ai giovani in cerca di un senso definitivo e forte per la loro esistenza. Alle famiglie. Ma anche a coloro che per le più svariate ragioni vivono soli. Penso agli anziani. A coloro che esprimono nel lavoro la loro passione e la loro arte. A coloro che cercano il lavoro o l’hanno perduto. Penso ai malati, ai poveri, ai carcerati. Vorrei che a tutti arrivasse il mio incoraggiamento e la benedizione di Dio. Soprattutto a coloro che sono provati a causa del recente terremoto, ai quali voglio essere vicino con particolare affetto.
Saluto con rispetto e affetto i fratelli nella fede cristiana che non appartengono alla Chiesa Cattolica, tutti i credenti nell’unico Dio e anche coloro che non professano nessuna fede e non si riconoscono in nessuna religione. Di tutti mi sento compagno diviaggio e a tutti vorrei poter offrire ciò che mi è stato donato e ricevere a mia volta i loro doni spirituali.
La mia celebrazione eucaristica e la preghiera di ogni giorno portano già in sé questi volti non ancora conosciuti e queste speranze per la vita che ci attende.
Il mio ministero si inserisce in una lunga tradizione, ricca di storia, di frutti di fede, carità, civiltà, arte. Da san Prospero al mio predecessore, il vescovo monsignor Adriano Caprioli, che qui voglio salutare con particolare deferenza assieme al vescovoemerito monsignor Giovanni Paolo Gibertini, la Chiesa ha sempre rappresentato nella terra emiliana che ora è anche la mia terra, un punto di riferimento e di luce per tante persone. Anche attraverso il sacrificio di alcuni suoi figli. Penso ai santi e ai martiri, che con la loro vita e il loro sangue hanno reso feconda e luminosa testimonianza a Cristo,luce del mondo. In particolare il mio pensiero va a coloro di cui si sta celebrando il processo di beatificazione, i servi di Dio don Giuseppe Dino Torreggiani e don Alfonso Ugolini, e non ultimo, a Rolando Rivi, che tutti presto auspichiamo di poter venerare sugli altari.
Al Beato cardinal Ferrari, che ha unito nella sua vita la mia terra milanese alla nostra, nei mesi trascorsi come vescovo di Guastalla, affido fin d’ora le primizie del mio ministero episcopale.
I nostri patroni, san Prospero, san Francesco d’Assisi, i santi martiri Crisanto e Daria e la Madre di Dio, a cui è intitolato il nostro Duomo, ottengano a me e a tutti noi ogni grazia desiderata dal Cielo.
Tutti benedico nel Signore Gesù.
+ Massimo Camisasca
Vescovo eletto di Reggio Emilia – Guastalla
Roma, 29 settembre 2012
Festa dei SS. Michele, Gabriele e Raffaele, Arcangeli
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Breve profilo di Massimo Camisasca
Massimo Camisasca è nato il 3 novembre 1946 a Milano. Dai suoi genitori Mariangela Tufigno, insegnante alle scuole elementari, ed Ennio, impiegato comunale, riceve fin da piccolo un’educazione alla fede cattolica profonda e ricca di amore alla Chiesa. Ha un fratello gemello di nome Franco.
All’età di quattordici anni incontra al liceo Berchet di Milano don Luigi Giussani, che sarà il fondatore di Comunione e Liberazione, movimento nel quale, negli anni successivi, ricoprirà importanti cariche di responsabilità. Nel 1965 diventa uno dei responsabili della Gioventù Studentesca milanese e due anni più tardi entra a far parte della presidenza diocesana dell’Azione Cattolica giovanile, di cui sarà presidente diocesano dal 1970 al 1972.
Laureatosi in Filosofia all’Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della Teologia su Y. Congar, inizia il suo insegnamento di storia, filosofia e religione prima nei licei milanesi, poi all’Università Cattolica di Milano, dove sarà assistente alla cattedra di Filosofia della religione.
Nei primi anni Settanta entra nel seminario della Comunità Missionaria “Paradiso” a Bergamo e nel 1975 viene ordinato sacerdote.
Durante gli anni successivi diventa responsabile della Pastorale Scolastica della Diocesi di Bergamo e dal 1978 è trasferito a Roma per curare le relazioni tra Comunione e Liberazione e la Santa Sede, lavoro che lo terrà impegnato per quindici anni.
Nel 1987 ottiene la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense con una tesi su sant’Agostino. Dal 1989 al 1996 ricopre la cattedra di gnoseologia e metafisica presso l’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, a Roma, del quale è vice-preside dal 1993 al 1996.
Nel 1990 viene nominato Cappellano di Sua Santità.
Nei primi anni Novanta partecipa come perito all’VIII e come uditore alla IX Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi e nel 1996 viene nominato Prelato onorario di Sua Santità.
Ha pubblicato numerosi articoli di pastorale, filosofia e teologia sui più importanti quotidiani italiani. È stato redattore della rivista internazionale di teologia Communio.
Ha collaborato a diverse trasmissioni RAI, sia come redattore che come commentatore televisivo. È autore di oltre cinquanta libri, tradotti in inglese, spagnolo, tedesco, francese, portoghese e russo.
Nel 1985 fonda la Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, Società di Vita Apostolica di diritto pontificio. Tale comunità, formata da 110 sacerdoti e 40 seminaristi, è presente in diciassette paesi di quattro continenti. Di essa è Superiore Generale fin dalla fondazione.
Tra le quasi cinquanta pubblicazioni, ricordiamo:
-Verso la vera felicità. “Auctoritas” e “ratio” nel “De vera religione” di S. Agostino, Piemme, 1988;
-Il tempo che non muore. Una riflessione sulle feste liturgiche e le stagioni dell’esistenza, San Paolo Edizioni, 2001;
- La trilogia sulla storia di CL: Comunione e Liberazione. Le origini (2001), La ripresa(2003), Il riconoscimento (2006), Edizioni San Paolo;
-Una voce nella mia vita. L’uomo chiamato da Dio, Piemme 2008;
-Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa?, Edizioni San Paolo, 2010;
-La terra, la casa, gli amici. La Chiesa nel terzo millennio, Edizioni San Paolo, 2011;
-Amare ancora. Genitori e figli nel mondo di oggi e di domani, Edizioni Messaggero Padova 2011;
-Dentro le cose, verso il Mistero. La mia vita come un albero, Rizzoli, 2012.
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18 ottobre 2012
Venerdì 7 dicembre p.v. – festa dell’anniversario dell’ordinazione a vescovo di sant’ambrogio - avrà luogo a Roma alle ore 15,30 nella basilica pontificia di S. Giovanni in Laterano l'ordinazione episcopale di mons. Massimo Camisasca, vescovo eletto di Reggio Emilia-Guastalla.
L’Azione cattolica diocesana è stata incaricata dal vicario generale, mons. Lorenzo Ghizzoni, e dai vicari foranei di organizzare il viaggio in pullman per quanti desiderano partecipare alla liturgia e ed essere vicini al nuovo vescovo massimo. La partenza è prevista per le ore 6 da Reggio Emilia, piazzale Europa; il rientro è previsto in nottata. La spesa prevista per il solo viaggio è di 40 €; il pranzo è al sacco.
Le adesioni si ricevono da lunedì 22 ottobre a venerdì 23 novembre presso l’ufficio dell’Azione cattolica in via Prevostura, 4, Reggio Emilia contestualmente al versamento della quota del viaggio; tel. 0522437773, e-mail [email protected].
A seconda del numero di partecipanti si valuterà se effettuare partenze anche da altre località della diocesi.
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FINALMENTE A REGGIO EMILIA UN VESCOVO CORAGGIOSO
Per lungo tempo si è attesa la nomina del nuovo Vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, ora finalmente è avvenuta: si tratta di Massimo Camisasca, un uomo di grande sensibilità, che sa ascoltare e dialogare, senza però essere prigioniero dei “condizionamenti ambientali”, di natura politica o ideologica.
Camisasca è un padre ed un pastore di anime che sa camminare a testa alta e, da buon insegnante di filosofia, sa distinguere e separare il grano dalla gramigna.
Mai come in questa fase la Chiesa ha bisogno di padri amorevoli, ma anche coraggiosi, che sappiano proteggere il loro gregge dalla voracità dei lupi.
Giustamente don Ranza, nei giorni scorsi, aveva osservato che la comunità dei cattolici reggiani aveva bisogno di un padre e non di un amministratore apostolico.
La Chiesa ha dunque accolto questa aspirazione del popolo, nominando un uomo di grande sensibilità e di disponibilità al dialogo, oltre che di grande cultura, ma anche un padre coraggioso che, prendendo esempio dalle sacre scrittura, non esiterà a cacciare i mercanti dal Tempio.
Il Vescovo Camisasca, ne siamo certi, difenderà senza tentennamenti i grandi valori della vita e della famiglia ed in questa sua opera avrà sempre al suo fianco tutti coloro che aspirano ad una chiesa forte, libera e coraggiosa.
Nel 1981, per molti mesi, Mons. Camisasca ha tenuto la trasmissione radiofonica “Parole di vita”, che ne ha fatto una delle voci più conosciute della radio italiana. Ci auguriamo che sua parola torni a farsi sentire anche a Reggio Emilia, terra di nebbie e di conformismo.
Per queste ragioni crediamo che la nomina del Vescovo Camisasca rappresenti un motivo di gioia e di soddisfazione per quasi tutti i reggiani.
Iva Zanicchi
Europarlamentare del Pdl
Fabio Filippi
Consigliere regionale del Pdl
Avrei preferito leggere il benvenuto da parte di altri piuttosto che da esponenti del Pdl. Arriveranno anche i Memores Domini al seguito?
(Commento firmato)
Evidentemente a secco di soddisfazioni in altri campi la sguaiata esultanza dei pidellini reggiani di alte cariche ci illumina ancor di più sulla pateticità di una classe politica che non sa più a cosa attaccarsi per dare segnali di vita.
(ellebi)
Solitamente, prima si saluta l’ospite che se ne va, poi si da il benvenuto a quello che arriva. Qualche volta però in questi attimi, forse per la fretta e con l’ansia di apparire ci si lascia andare a convenevoli non sempre all’altezza della situazione, confondendo chi arriva con chi parte. Quindi, da cattolico praticante desidero inviare, tramite Voi, il mio più caloroso ringraziamento a S. E. Mons. Vittorio Caprioli Vescovo di Reggio e Guastalla soprattutto, a mio molto modesto parere, per avere svolto la Sua opera di Pastore della Diocesi con discrezione e carità cristiana, cercando in ogni occasione il Bene di tutti i cittadini senza mai alzare barriere ed aprendo sempre la Casa del Signore a tutta la Comunità. Spero mi sia anche concesso di inviare un altrettanto caloroso benvenuto a Mons. Camisasca, sicuro che i reggiani ed i guastallesi avranno un successore sulla Cattedra del Vescovado locale che non li deluderà.
(Sergio Tagliati)
Obiettivamente, i due esponenti reggiani del PDL, potevano evitare di scrivere quelle poche righe, che sebra tirino per la “giaccha” il nuovo Vescovo dalla loro parte. Un cristiano, anche se impegnato in politica, deve saper rappresentare la propria fede al di fuori e sopra il proprio schieramento politico.
(Massimo)
Non riuscire a essere obbiettivi e rispettare i sentimenti altrui è evidentemente la prerogativa dei cosidetti democratici progressisti che, dopo tanta scuola di partito, incontriamo nelle varie funzioni religiose, goffi e impacciati, ma obbligati a partecipare. Così vuole il partito.
(deleted)
Al di là della loro appartenenza politica, come cattolico concordo pienamente con quanto affermato dalla Zanicchi e da Filippi, che fotografano perfettamente la realtà attuale della Chiesa reggiana (e non solo).
(Ivano Pioppi)
Questo “Finalmente a Reggio Emilia un vescovo coraggioso” con cui Zanicchi e Filippi accolgono la designazione del nostro nuovo Vescovo Massimo sottintende evidentemente una censura a chi lo ha preceduto. Noi accogliamo il nuovo Vescovo con spirito filiale, come “portatore di doni che il Signore custodisce nei suoi benevoli disegni, guida, promotore e custode della comunione di tutti in questa nostra Chiesa”, ringraziando nel contempo il Vescovo Adriano per il bene che ha fatto in questi anni nelle nostre comunità. Quanto ai signori Zanicchi e Filippi, avrebbero avuto molte opportunità negli ultimi due decenni per esprimersi come cristiani sulle vicende della politica, sulla moralità dei comportamenti dei politici, e sugli affarismi tollerati e promossi dai potenti. Spiace che si ricordino del proprio essere cristiani solo ora, “a gettone” e in vista delle elezioni.
(Stefano C.)
Come cattolica praticante esprimo la grande gioia con la quale ho appreso la nomina – da parte del grande Papa Benedetto XVI – del nuovo Vescovo di Reggio Emilia – Guastalla, Mons. Massimo Camisasca al quale va il benvenuto e l’affettuosa vicinanza nella preghiera, affinchè possa finalmente portare nel nostro Appennino, dimenticato da quasi 10 anni, quella cura e quell’affetto pastorale che tanto ci sono mancati. Molte realtà hanno sofferto, soprattutto a carico dei più anziani e deboli, di questo progressivo allontanamento e sfilacciamento dei parroci dalle parrocchie, anche a causa – va riconosciuto – di una grande scarsità di vocazioni e di difficoltà ad accettare di vivere in comunità ministeriali, anzichè con i propri parrocchiani, come vorrebbe il coside canonico. Monsignor Camisasca è alievo di un prete santo, don Giussani, ha maturato moltissime esperienze ed è un uomo di grande cultura. Dal Suo saluto ho potuto avere un saggio dell’umiltà, del rispetto e della carità che sicuramente contraddistingueranno il suo apostolato. Speriamo di poter condividere, nella gioia cristiana, questo nuovo cammino, con rinnovato fervore e cominciare il Motu Proprio Porta Fidei fortificati dalla presenza di un nuovo Pastore. Finalmente dopo il grande gelo si comincia a risentire un po’ di calore. E visto che il Beato Giovanni paolo II ci ha insegnato che a stara coi giovani, si diventa giovani non mi resta che cantare assieme a voi l’inno della GMG “Firmes en la fe” Fermi nella Fede.
(Marisa Nice Montecchi)
“Finalmente dopo il grande gelo si comincia a risentire un po’ di calore”… Anche lei scrive “finalmente”? Mah, non so cosa pensare…
(Stefano C.)
A leggere certi commenti, pare che Reggio Emilia sia l’antica Corinto. E mi dispiace la poca considerazione di alcuni nei confronti del vescovo Adriano, a cui vengono imputati “disastri” (certo, avrà commesso degli errori, è umano, come tutti noi) che, sinceramente, nemmeno se avesse avuto poteri soprannaturali sarebbe riuscito a compiere. La situazione della montagna, per esempio… Ma vi rendete conto di quel che dite? Ci sono parrocchie, in pianura, rette da un solo parroco che hanno una popolazione molto maggiore di tutti i comuni del crinale messi insieme e qui si parla di “montagna abbandonata”? In diocesi credo siano rimasti 260 preti (l’età media sarà sui 70?), tra una decina d’anni ci troveremo davvero SENZA preti e voi imputate ad una persona, il vescovo uscente, dei problemi che sono, invece, di tutti, con cause che sono sociali, politiche, economiche? A Corinto c’erano i “gruppi” che battagliavano tra loro in nome di una fede pura, quella “giusta”, facenti capo a Paolo, Apollo, Cefa e Cristo stesso.
Uno dei gruppi, quello di Apollo, faceva riferimento a questo esperto oratore alessandrino che, per la sua dialettica, alla quale i Corinti erano molto sensibili, esercitava molto fascino su di loro. Eh… potenza della parola non rispettata, abusata, bestemmiata! Mi sa che nella nostra diocesi si stia giocando allo stesso gioco: io sono più cristiano (cattolico)di te, il nuovo vescovo sarà più cristiano (cattolico) del vecchio. E ridicole, fuori tempo, obsolete, da fine Ottocento, da fuori della storia sono le insinuazioni qui indirizzate al vescovo Adriano di cedere al “cattocomunismo”. Ma di cosa stiamo parlando? C’è in ballo, a livello nazionale, la fusione di due grandi gruppi assicurativi, di matrice “politica” opposta, che diventerà un colosso mondiale, e voi state lì ancora a parlare di “cattocomunismo”?
Con tre interrogativi carichi di tensione Paolo mette con le spalle al muro i Corinti: “Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?”
Molto probabilmente a Corinto si era tentato di trasformare il messaggio evangelico in una speculazione sapienziale e filosofica.
A Reggio, invece, molto più miseramente, si tenta di fare entrare il messaggio evangelico nella scatola delle varie correnti politiche, schiacciandocelo dentro. Si vorrebbe imprigionare Dio. Per usarlo. “Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano”, recita il Deuteronomio.
Un grande ringraziamento al vescovo Adriano, alla sua umanità, alla sua discrezione, alla sua profonda sensibilità, alla sua fede provata e condivisa e un caldo benvenuto al nuovo vescovo Massimo, che, visto il suo spessore umano e culturale, saprà, sicuramente, andare oltre la sua visuale da “esterno”, oltre il pre-giudizio e il giudizio che da altri gli sarà giunto e, con amore/agape, “farsi reggiano con i reggiani”. E pure con i più testardi montanari.
(Normanna Albertini)
Sono indiscreta se chiedo alla Signora Normanna Albertini quale parrocchia frequenta? Città o provincia?
Di fronte alle sue dottissime e argomentate considerazioni mi sento ancora più piccola e come i piccoli chiedo “il gelo percepito secondo Lei è autoindotto maliziosamente o potrebbe rispettare una realtà?” In ogni caso non penso che possa considerarsi un atteggiamento cristiano fare il “pelo” a chi osa dire quello che pensa, schierandolo automaticamente dalla parte avversa alla tua.
Accetto molto volentieri le correzioni dei fratelli e per chiudere qui il discorso vi propongo solo una piccola riflessione: su 10 commenti a questo thread soltanto tre non sono di risposte faziose e piccate nei confronti di un certo schieramento politico, dimentichiamo che l’evento non è quello che pensano Zanicchi e Co., bensì che avremo presto un nuovo successore degli Apostoli fra noi. Se non ne siete contenti, mi dispiace per voi. Per quanto riguarda la difesa d’ufficio nel confronti della Diocesi e di quanto fatto negli ultimi 10-15 anni, io non intendo dire che non ci siano difficoltà oggettive, date dalla scarsità di sacerdoti. ma ho un diverso pensiero di come ci si dovrebbe comportare con i più disagiati e spesso i piu deboli. In città ci sono chiese e parrocchie a distanza di 500 metri, qui se non ci sono parenti gentili o vicini che ti portino in paese la Messa te la puoi scordare. Se uno sta male alla notte e volesse il conforto del Sacerdote deve aspettare che arrivi da Castelnuovo Monti ammesso che rispondano al telefono di notte. Non so se ho chiarito il mio pensiero in maniera comprensibile. Alcuni poi danno lezioni di “bon ton” tipo se si debba salutare prima chi va o prima chi viene… salutiamo e preghiamno per tutti, per Adriano e per Massimo come facciamo per i nostri Pastori, e per tutti gli uomini, sempre.
(Marisa Nice Montecchi)
Gentile signora Montecchi, non è nelle mie corde mettermi a discutere attraverso questo mezzo di comunicazione, dove la parola scritta non è supportata dagli altri linguaggi non verbali ed è quindi difficile riuscire a passare compiutamente un messaggio, soprattutto se il ricevente non si dà il tempo di leggere con la dovuta attenzione (credo che non sia il suo caso). Non è questo il luogo giusto per le discussioni; infatti, io non stavo discutendo né stavo collocando le persona da una parte o dall’altra. Rilegga bene quel che ho scritto; rilegga anche le lettere di san Paolo ai Corinti: io le ho meditate, a suo tempo, in parrocchia a Felina, dove facevamo, un tempo, belle letture bibliche. Sono intervenuta proprio per stigmatizzare le divisioni e lo stiracchiare di qua o di là quello che, se ci diciamo cristiani, con la divisione non dovrebbe avere niente a che fare. Lo Spirito unisce; quel che divide, “colui che si mette di traverso”, si chiama in un altro modo.
(Normanna)
Io da cattolica mi ritrovo nelle lucide e dotte parole qui esposte da Normanna Albertini, che cercano il confronto sulla dottrina poi impietosamente fotografano la realtà vera della Diocesi e danno il giusto peso ai guittarelli della politica.
(G. Mariastella)
Vedo molta agitazione tra i cattocomunisti reggiani, evidentemente temono, con l’arrivo del nuovo Vescovo Camisasca, che gli venga sottratto l’osso: “no Martini no party”…
(Ivano Pioppi)
Che squallore! Pur avendo sempre avversato politicamente la scelta dei cattolici militanti a sinistra, resto esterrefatto di quanti strumentalizzano a fini politici la nomina di un vescovo e ne sottindendono la partigianeria nella vita sociale. La invito a rileggersi la lettera di saluto del Vescovo eletto alle persone reggiane, sopra riportato. Lei si definisce cattolico e poi scrive ” no Martini no party….”: io mi vergogno delle sue parole.
(Efro Pantani)
E’ davvero simpatico sentire come Peppone parla di Chiesa e di Cristianesimo; tale incombenza non era tra i compiti di Don Camillo? Va beh, diciamo solo che i tempi sono cambiati, per non incorrere in scomuniche di regime… Anch’io signor Stefano C., scrivo “finalmente”…
(L. C.)
Al Nostro amato Vescovo Adriano il ringraziamento per aver condotto la nave della Chiesa reggiana in questi tempi bui (e quanto era ed è profondo il livello del buio morale si comincia a capire oggi). Al Nuovo Vescovo Massimo l’augurio di proseguire nell’impresa di risollevare la forza morale della Nostra gente, così provata ma ancora così forte!
(Tonino Fornesi)
Propongo di mettere sul calendario la ricorrenza di sant’Efro e san Tonino.
(Ivano Pioppi)
Quello di nasconderai dietro pseudonimi è un vezzo di chi vuole sabotare qualsiasi tentativo di confronto democratico, rispettoso e civile. E questo difetto pesa di più dalla parte cosiddetta maschile. Lo dimostra il fatto che dopo due o tre interventi che riguardano l’evento di un nuovo Vescovo per la nostra Diocesi, si è ritornati al puro esercizio di provocazione politica faziosa. Se mi è consentita una battuta, caro signore “ellebi”, mi sa che l’imbucato al party, sia proprio lei, che, lungi dal confrontarsi, viene a seminare zizzania e a distogliere l’attenzione da un argomento che evidentemente sta a cuore dei cattolici reggiani dei quali lei non sembra fare parte. Poco male.
(Marisa Nice Montecchi)
Ma perchè i sabotatori di discussioni, gli insofferenti del confronto, i seminatori di zizzania, non si firmano? Possono usare il nome della “suocera”o del “capufficio” se vogLiono attirare gli strali su altri… che ne dite? Mi rivolgo in particolare a “ellebi”, il quale è riuscito “magicamente” a distogliere l’attenzione dal cuore della discussione: “il nuovo Vescovo della nostra Diocesi”, per rimettersi a giocare al “risico guastatore” a sfondo politico. E’ evidente che al signor ellebi non interessa l’argomento “Vescovo”, la Chiesa e dintorni, ma vuole semplicemente provocare e sabotare le palestre delle idee. Gli unici veri ibucato a questo party siete voi attaccabrighe.
Mi firmo
(Marisa Nice Montecchi)
Nostalgica dei roghi, signora Nice? Mi creda, la sua indignazione la indirizzi verso chi, sedicente cattolico, insulta un grande uomo come il cardinale Martini.
(ellebi)
Abbiamo, finalmente, il nuovo Vescovo, a cui diamo il benvenuto.
Rallegriamoci ed esultiamo! Ogni cristiano risponda con slancio e impegno alla richiesta di collaborazione espressa da Sua Eminenza Mons. Massimo Camisasca, bandendo ogni faziosità e spunti polemici. Non si può però negare che noi cattolici, in montagna, speriamo in una rinascita e vediamo nel nuovo Vescovo l’opportunità di avere una guida ferma e presente che sostenga le nostre necessità spirituali, accompagnando maggiormente i parroci ad avvicinarsi ai bisogni della comunità, interpretando le poliedriche situazioni insite sul territorio montano e trovando le soluzioni più appropriate. Certamente la scelta di “sfilacciare” i parroci dalle logiche parrocchiali, trasformandoli in presenze virtuali e asettiche, non è stata una brillante idea. Già l’impegno in una ricerca di questo tipo segnerebbe una svolta epocale.
(Liliana)
Il linguaggio della politica – particolarmente ora nella sua miseria – è esclusivamente rivolto alla divisione, al contrasto, alla umiliazione dell’avversario. Per questo appare inadatto, o persino inopportuno, alla celebrazione di Don Camisasca nel ruolo di nuovo Vescovo della Diocesi reggiana. I lettori infatti, proprio qui, si sforzano di trovare riferimenti più consoni e lo fanno con proposte di letture o di parole diverse. La cultura cristiana o cattolica, per favorire spirito di comunanza e condivisione, ci invita infatti a distinguere, a riconoscere le differenze senza passare necessariamente attraverso la denigrazione o la distruzione dell’altro come quotidianamente pretenderebbe il costume politico.
(Giovannni Nicolini)
Condivido e apprezzo le parole di Giovanni Nicolini come ho apprezzato le parole di Padre Bartolomeo Sorge lette in un articolo trovato alcuni giorni fa sul sito di Famiglia Cristiana: “Il Vangelo chiede profezia non diplomazia. La forza della Chiesa sta nella parola di Dio, nella santità dei fedeli, nella predilezione per i poveri, non nel favore dei ricchi e dei potenti di turno o nella protezione dei poteri forti.” I Cristiani e i Cattolici davanti a Dio sono solo persone, non personalità. Benvenuto al nuovo Vescovo e che la sua azione pastorale sia feconda per le anime.
(Anna Maria Gualandri)