Torna a casa un montanaro. Dopo tanto tempo. E, la storia, è così bella e rara che abbiamo chiesto alla Gazzetta di Reggio di poterla rilanciare. Eccovela.
TOANO (27 settembre 2012) - Partirono in due, dei cinque fratelli maschi, e solo uno, alla fine della guerra, fece ritorno; di Renzo, invece la mamma e il papà, Pietro Montecroci e Domenica Gualtieri, non seppero più nulla. Se non notizie frammentarie e vaghe fino a quella, straziante, della sua morte, nel 1944, in un campo di concentramento in Germania.
Gli anni passarono e dei poveri resti di Renzo e di cosa ne fosse stato di lui dopo la deportazione in Germania, nessuno seppe più niente. Fu questo uno dei più grandi dolori che Pietro e Domenica si portarono nella tomba. Come loro gli altri figli, i fratelli e le sorelle di Renzo, Luigi, Francesco, Adalcisa, Noemi, Marina, Nino e Mario, che ogni volta, tra le lacrime, raccontavano ai loro figli di quello zio, loro fratello, partito Alpino poco più che ventenne e mai più ritornato.
Un dramma raccontato di padre in figlio e di madre in figlio, anche alle generazioni successive, di una famiglia, la Montecroci molto numerosa. Oggi, a distanza di poco più di 67 anni dalla fine della guerra, e dopo 68 anni e due mesi dalla sua morte, avvenuta il 27 luglio 1944 quando aveva poco più di 25 anni, Renzo Montecroci, o meglio quello che resta del suo corpo, è tornato finalmente a casa.
La sua sepoltura, nel piccolo cimitero di Corneto, accanto alla mamma e al papà, sarà una festa, per i Montecroci e per tutta Toano, si terrà domenica alle 9.00. Ci sarà anche il sindaco Michele Lombardi: il Comune ha donato la celletta dove riposerà Renzo. Sarà presente anche una rappresentanza degli Alpini e dei Carabinieri in congedo. Ieri, su un volo con scalo a Bologna, sono rientrate in Italia le spoglie, finora custodite in una tomba nel cimitero militare Öjendorf ad Amburgo, dove il suo corpo è finito, in nome del “privilegio” concesso ai militari dai tedeschi: essere sepolti in una fossa singola invece di una comune.
A realizzare il sogno a lungo e invano vagheggiato da Pietro e Domenica e dai loro figli, tutti ormai morti, è stato l’impegno e la volontà dei nipoti e pronipoti di Renzo. Un obiettivo raggiunto grazie a un iter burocratico previsto dallo Stato italiano, che i Montecroci non conoscevano fino a poco tempo fa e che non avrebbero comunque potuto avviare non sapendo dove si trovavano i resti del loro congiunto.
A dare una svolta è stato l’incontro con Roberto Zamboni, autore di una lunga e sofferta ricerca, pubblicata su internet (www.robertozamboni.com) e Facebook, su i “Dimenticati di Stato”: l’elenco di 16mila caduti italiani e il luogo preciso dove sono sepolti; con l’intento specifico di aiutare i congiunti a riavere le spoglie dei propri cari.
Fabrizio Montecroci, pronipote di Renzo, che ha curato le pratiche di rientro della salma inoltrate al Ministero della Difesa, racconta: «È stata una serie di circostanze fortuite e concomitanti che ci hanno portato fino a Zamboni. Prima la scoperta, a febbraio, della sua ricerca da parte di un mio cugino, sempre un Montecroci. Poi un incontro pubblico organizzato a Casina proprio con Zamboni, l’aprile scorso, di cui venni a conoscenza leggendo la Gazzetta di Reggio un sabato mattina, l’unico giorno in cui ho tempo di leggere il giornale. Ci andai e, al momento del dibattito, mi feci avanti. Il nome di Renzo era nel suo elenco. Mi spiegò come fare per farlo tornare a casa».
Con il papà Romano, figlio di una sorella di Renzo, Marina, Fabrizio è volato ad Amburgo per vedere dove il prozio aveva riposato in tutti questi anni. Ieri padre e figlio sono andati a Bologna a riprendersi le spoglie per riportarle a casa.
(Miriam Figliuolo)
Caro Renzo,
tutti gli Alpini ti abbracciano e ti danno il ben tornato a casa.
Un giorno, quando ci ritroveremo, ci racconterai i tanti dolori che avrai dovuto sopportare a causa di quella tragedia chiamata guerra.
Come tanti altri Alpini sarò a Corneto domenica a riceverti, un abbraccio.
( Alpino Lino Franzini)
Mi affiorano i racconti del nonno, dello zio gli atti di resistenza contro l’invasore… Ciao Renzo, bentornato a casa, bentornato tra i tuoi alpini. Un caro abbraccio
(Lorena)