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“Per i miei 40 anni di ordinazione”

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Ho camminato, anche corso, da pellegrino,

al vento dello Spirito, accolto come

ospite e missionario, con in cuore

le parole di Gesù: “Andiamo altrove, seguimi!”…

Ho imparato, nel corso dei giorni,

a vivere, a fermarmi e a condividere,

a chinarmi e a ripartire, cresciuto

dalle persone, dalla strada, dalla natura…

Ho narrato di Dio ciò che il vento soffia alle rocce,

ciò che il mare ripete alla terra,

ciò che i piccoli mostrano ai grandi:

che bontà e bellezza abitano l’universo…

Ho detto che Dio, in fondo,

è diverso, totalmente altro:

è innocenza e sorriso,

è lacrima, carezza e mistero…

Ho sentito che Dio e l’uomo

sono per me il giorno e la notte,

la mia ferita e la mia pena,

la mia passione e la speranza…

Sento che la verità del mio cuore cresce:

sulle parole di un Concilio, “la coscienza è il tabernacolo della persona umana” (Gaudium et Spes);

sulla confessione di un prete, “basta essere uomini per essere poveri uomini” (don Mazzolari);

sul canto di un poeta, “ciò che so per il domani è che la Provvidenza di Dio si alzerà prima del sole” (Tagore);

sul testamento di un martire, “se anche sapessi che il mondo finirà domani, non esiterei a piantare un albero oggi”… (M. L. King)

Riconosco che le parole umane

sono vagiti e rintocchi

e che il silenzio è grandezza infinita.

L’essenziale è indicibile ai sensi…

 

(don Emanuele Benatti)

 

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