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In concomitanza dell’imminente scioglimento della Comunità montana in questo periodo si decidono i nuovi assetti politico-territoriali come richiesto dalla riforma Monti che obbliga i comuni tra i 1.000 e i 5.000 abitanti, entro la fine dell’anno, ad esercitare in forma associata, attraverso unione o convenzione, almeno 3 delle principali funzioni fondamentali individuate tra le seguenti:
a) organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e controllo;
b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale;
c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente;
d) la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale;
e) attività in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi;
f) l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi;
g) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini,
h) edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici;
i) polizia municipale e polizia amministrativa locale.
Entro la fine del 2013, peraltro, dovranno essere associate anche tutte le funzioni restanti.
Nei mesi scorsi abbiamo assistito sulla stampa a numerosi valzer dei sindaci dell’Appennino preoccupati di trovare i partner giusti con cui costituire le nuove unioni.
Anche Viano deve al più presto decidere con chi associarsi presumendosi uno di questi scenari:
1) entrare in una grande unione montana grosso modo sul modello della ex Comunità montana;
2) entrare in un’unione con Scandiano e i comuni del comprensorio ceramico;
3) costituire una nuova unione con alcuni comuni limitrofi della fascia collinare.
La scelta risulta delicata se si pensa che la gestione dei servizi dovrà svolgersi in forma associata con rilevanti conseguenze per la qualità degli stessi e quindi per la vita dei cittadini. Vista l’importanza del tema non si comprende come mai i cittadini vengano tenuti al di fuori da tale meccanismo decisionale senza che possano essere adeguatamente informati ed esprimere la propria opinione al riguardo.
Invitiamo, pertanto, il sindaco di Viano e la sua maggioranza a confrontarsi con la cittadinanza coinvolgendola nell’assumere questa decisione, magari anche attraverso una serie di incontri informativi e di dibattito dove si possano evidenziare i vantaggi e i cambiamenti che l’unione comporterà.
Ci preme auspicare che il Comune di Viano entri a far di un’unione dove abbia voce in capitolo e non si trovi, come accaduto in passato, ad essere un mero satellite di una galassia dove i centri di interesse e di potere si trovano altrove. Nel quadro di un imminente futuro postindustriale, successivo all’attuale crisi, Viano ed il querciolese hanno la vocazione a diventare un importante realtà di riferimento in controtendenza rispetto all’andamento dei grandi agglomerati industriali dei distretti reggiano-modenesi. Il nostro territorio, infatti, si fonda sulla piccola e media impresa, sull’artigianato, sulla ricerca tecnologica e sta pian piano sviluppando il potenziale turistico di una collina caratterizzata da bellezze naturali e storiche uniche, ma forse non ancora adeguatamente valorizzate e pubblicizzate.
(Marco Dallari, capogruppo Di Pietro-Italia dei valori, Consiglio comunale Viano)