Ha suscitato non poco dibattito il documento del coordinamento Pd della Zona Montana. Al punto che le voci dissonanti, a iniziare da quelle apparse sulla nostra testata, si sono fatte ben presto sentire. Tra esse quelle di alcuni "sindaci da Novanta" dello stesso partito. Ecco, oggi, le controrepliche dello stesso coordinamento a molti dei numerosi commenti apparsi su Redacon.
Appare evidente, comunque, una certa scollatura - o forse normale dialettica - tra coordinamento e... maggiorenti del partito. Pubblichiamo la contro replica in versione integrale.
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Crediamo che il documento del 20 agosto abbia suscitato qualche interesse e fatto emergere alcuni argomenti sui quali vorremmo ulteriormente riflettere e soprattutto definire una proposta che trovi la massima condivisione da discutere con i cittadini, le forze politiche, le associazioni.
Partiamo dalle critiche, che ci permettiamo di sintetizzare.
G. Mariastella scrive che le Province sono ormai inutili e il PD dovrebbe proporre di abolirle: è molto probabile che, chi abita in una grande città o media città, della relativa Provincia non abbia una grande percezione. La provincia serve alle comunità più lontane dai centri urbani, ai territori marginali, perché è (o dovrebbe essere) un ente che fa perequazione, distribuisce equamente risorse, programma servizi e territorio in modo che i più piccoli e lontani non vengano troppo penalizzati. Questo può succedere con le infrastrutture, le scuole, i servizi sociali. La Provincia, dove funziona esercita un ruolo importante. Purtroppo non accade in molte aree del Paese ma in Emilia crediamo di sì.
Poi è vero che la popolazione italiana che abita nei centri con popolazione maggiore a 30 mila abitanti è all’incirca il 45% ed è oggettivo il disinteresse dei cittadini per l’istituzione provincia, non lo è per le aree montane delle provincie che funzionano come Reggio Emilia.
Anna Maria Gualandri scrive che i confini politici amministrativi devono cambiare nell’epoca di Internet: certamente, non riproponiamo ne’ castaldati, ne’ ducati, nemmeno regni matildici, diciamo solo che i confini delle provincie emiliane hanno un senso profondo nella storia e sono un importante elemento di identità, e nel mondo globalizzato c’è una ricerca forte di identità. Internet, aeroporti, TAV by-passano ogni limite territoriale ma mettono in rete le metropoli e le città, il rurale da questo scenario economico sparisce. Per questo chi abita non abita nelle città deve avere un luogo di confronto con la rete delle metropoli. La Provincia è un luogo per fare questo.
Sempre G. Mariastella con il Sindaco Montemerli dicono che vogliamo riproporre la Comunità Montana, ente che ha fatto il suo corso: non è vero, le unioni dei comuni non sono facoltative, sono diventate obbligatorie con gli ultimi provvedimenti di riduzione della spesa di Monti; sono un passaggio per rendere più economica la macchina pubblica, esattamente la cosa che alcuni intervenuti chiedono. Anche per ridurre le “poltrone” (ricordandosi sempre che un sindaco di un piccolo comune di montagna fa volontariato sociale, rimettendoci spesso del suo più che occupare una poltrona comoda). Vogliamo proporre di unificare i servizi dei comuni su tutto i territorio montano, perché è una dimensione che consente davvero di fare economie, perché corrisponde al confine dei servizi sanitari e a quelli scolastici, perché le unioni dovranno svolgere i compiti che prima erano delle provincie e per questo avranno bisogno di avere “il fisico” necessario, poichè dovranno procurarsi risorse in competizione con unioni di comuni con popolazione di 60 o 100 mila abitanti (es. Zona ceramiche, Appennino Modenese, Appennino di Parma). L’Appennino Reggiano, che viene da una storia unitaria pur problematica, verrebbe invece ad essere diviso in tre unioni (l’attuale del crinale con circa 4.500 ab., Villa e Toano circa 8.500 ab., il resto con circa 24.000 ab.). Non è lo spirito di “conservazione” che ci fa preferire l’unitarietà ma è al contrario è avere una prospettiva più forte e credibile, innovativa visto che intorno si costituiscono (giustamente) unioni molto più grandi.
I sindaci Govi e Pregheffi dicono che intendiamo abolire l’Unione dei Comuni Alto Appennino che invece ha funzionato: la nota non indicava tempi, ma prospettive. Ci può essere una fase in cui l’Unione “a quattro” possa coesistere con una unione “a sette”, o essere da subito un suo sub ambito ma poi, come peraltro indicavano i sindaci Govi e Pregheffi, l’Unione del crinale dovrebbe diventare un unico comune con la fusione e a quel punto fare parte dell’unione grande. Concordiamo che l’Unione attuale sia stata una esperienza avanzata, una delle prime a partire, ha ottenuto molte risorse aggiuntive anche per questo, ma non può diventare adesso un fattore di divisione e di conservazione. Ai successi dell’Unione di questi anni è corrisposto un arretramento continuo dell’ente montano, non per un rapporto di causa ed effetto, ma per speculare sfiducia che gli amministratori (spesso i medesimi nei due enti) hanno riposto nella Comunità Montana. L’unione tra comuni, anche in montagna, è ciò sostituirà le Comunità Montane, che avevano altre funzioni, ma chi ha stabilito che la dimensione possa essere solo piccola sennò non funziona?
Il Sindaco Montemerli afferma che non stiamo rispettando la linea del Partito, mentre Enrico Bini rimpiange il “centralismo democratico”: nel PD Zona Montana si è discusso molto di questo tema, forse anche troppo a discapito di altro. E’ stato definito, tra febbraio e marzo 2012, un documento dove c’è chiaramente la prospettiva unitaria per la montagna e contemporaneamente si difende l’esperienza dell’Unione del Crinale. Non vediamo contrasto tra le due cose soprattutto se, come è giusto, l’Unione del crinale lavorerà per la fusione, obiettivo certamente delicato e complesso, ma reso possibile proprio grazie all’esperienza svolta.
Rispetto alle indicazioni che arrivano dal Pd Regionale possiamo dire, con assoluta certezza, che la presa di posizione del 22 agosto è nella più ferrea ortodossia. Il Pd Regionale, con il quale ci siamo confrontati varie volte anche a Castelnovo ne’ Monti, dice che le Unioni Montane dovranno corrispondere ai territori delle ex Comunità Montane, anche se avranno compiti, funzioni e servizi non “montani” ma ordinari dei comuni e probabilmente delle provincie, le quali, in futuro, svolgeranno solo funzioni di programmazione.
Per inciso sarà la Regione a decidere sulla dimensione delle Unioni e sul riordino delle Province.
Ciò che è cambiato da marzo ad oggi è la prospettiva di non avere più un ente intermedio (Provincia) come quello attuale, mentre avrà compiti diversi e potrebbe essere anche molto più grande. Nella discussione sul riordino degli enti, che è in corso, ci sembrava necessario sottolineare maggiormente l’importanza di avere una montagna reggiana unita nei livelli di governo, dove gli abitanti, attraverso il voto, possono incidere direttamente.
Castelnovo ne’ Monti, 28 agosto 2012.
Per Coordinamento PD Zona Montana:
Fioravanti Valerio, Simone Alberti, Rosanna Bacci, Biagio Corbelli, Corrado Ferri, Felicino Magnani, Corrado Paolini, Simone Ruffini, Luca Zini.
…Il titolo sarebbe giusto!!! Peccato che noi abitanti del confine o crinale, ci sentiamo abbandonati dall’ente… soprattutto nella viabilità, ricordo il traforo promesso dalla montanara DOC… Ihihihih… ma non voglio guardare opere faraoniche, che purtroppo visti i tempi sono ormai irrealizzabili… vorrei soffermarmi sulle cose semplici quello che la gente comune come me vede ad esempio la manutenzione ordinaria delle strade provinciali è veramente inesistente! La provinciale che dal passo del cerreto porta a cerreto laghi è una gruviera, l’unico sfalcio è stato fatto il 10 agosto come pure le linee stradali, ma i turisti visto il caldo hanno trovato per circa due masi uno stato d’abbandono desolante…
i cantonieri si sono visti forse tre volte a pulire le cunette e rigorosamente le foglie vengono buttate a monte sopra la cunetta… Il piazzale del portico di Cerreto laghi doveva essere disegnato e segnato entro settembre dello scorso anno, parole dette in mia presenza dalla vostra responsabile stradale… ma non si è visto nulla. Il Cerreto è un biglietto da visita per la provincia, terra che porta economia da regioni limitrofe alla provincia stessa, per questo, credo, che non debba essere trascurato l’aspetto naturalistico ed estetico. Non voglio ricordare la provinciale che collega Collagna a Ligonchio, veramente qui è la vergogna più assoluta, strada pericolosa, asfalti crepati, parapetti pericolanti, buche, alberi che sborbano sul manto stradale ecc.. Ma anche varie interrogazioni in provincia sono state cestinate. Speriamo arrivino i funghi così qualcuno viene a mangiare ancora un po’. Spero di non essere solo polemico, ma vorrei dare una mano a risolvere problemi veri. Grazie.
(Enrico Ferretti Chicco)