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Uno Zampirone politico

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Può sembrare una mia impressione, ma ultimamente su Redacon, che ringrazio per esserci, trovo che i tempi di attesa siano un po’ più lunghi del solito. Non so se questo è voluto o se il programma del sito gira più lentamente, ma  in attesa che eventualmente i tecnici valutino se è necessario intervenire,  debbo dire che questa lieve lungaggine permette una maggiore riflessione. Il lettore, fra una lettura e l’altra, ha tempo di riflettere sui commenti e sulle notizie. Questa volta ho riflettuto sull’articolo del Pd della montagna nostrana. Veramente sono andato ben oltre i tempi di Redacon  e mi sono preso qualche giorno,  per commentare quello che, secondo me, è uno zampirone politico. Zampirone politico inteso come forma in quanto il nutrito numero di menti pensanti del partito di maggioranza , in montagna, e forse nel paese  mi ha definitivamente convinto dell’inutilità e dell’incapacità della nostra classe politica e per l’inadeguatezza ad intervenire con idee concrete e utili al rinnovamento delle nostre istituzioni. Zampirone perché, come il noto antizanzara gira su se stesso e non riesce ad uscire da una convinzione autoreferenziale, salvo poi estinguersi in un mucchietto di cenere. Peraltro credo che, con l’articolo gli esponenti del Pd montano, non abbiano incentivato nuove adesioni al loro partito mentre al contrario credo abbiano ingenerato nei più fedeli il germe del dubbio e della perplessità. Bene, pertanto, ha fatto la Sindachessa Montemerli, con onestà culturale e politica,  ad esternare un pensiero che, anch’io ne sono convinto, non è solo suo. L’unico appunto che farei alla Sindachessa è che forse confida, troppo generosamente, nella capacità di elaborazione dei suoi compagni  iscritti e dirigenti.  I partiti, tutti, stanno attraversando una crisi d’identità e di valori che non ha precedenti. Hanno raggiunto un punto di rottura con la realtà del paese che provoca irritazione nella stragrande maggioranza dei cittadini Una crisi che mette in mostra inoltre  anche una limitatissima capacità di idee e di rinnovamento. Come si fa a pensare ad esempio al futuro di una nuova provincia quando si sta ancora discutendo se il livello di direzione di quelle vecchie deve essere eliminato, come e quando questo deve estinguersi. La riprova dell’incertezza che regna nei nostri amministratori è che, forse,  stanno facendo rinascere addirittura l’inutile, costosa, comatosa, Comunità Montana. Il caldo quest’anno ha raggiunto livelli impensabili e la siccità ha veramente devastato il territorio; che abbia inaridito ulteriormente le già modeste capacità di proposte?  Forse quelli del Pd non si sono accorti che c’è la Comunità Europea che dovrà, nel più breve tempo possibile, diventare il vero centro di direzione del nostro affannato Continente? La catena dei centri di rappresentanza e  aggiungo anche dei costi, deve essere ridotta proprio per consentire un maggiore e più diretto rapporto dei popoli, con Bruxelles. Torno alla Provincia,  limitandomi a quella di Reggio Emilia perché  gli estensori dell’articolo partono dal III secolo dopo Cristo per giustificarne l’esistenza, come entità amministrativa, come se 1700/1800 anni fossero passati invano. Altro che ritorno ai ducati, riteniamoci fortunati che non siano partiti da Adamo ed Eva.  Naturalmente non occorrerebbe andare cosi a ritroso per giustificare l’esistenza delle provincie, ma questo conferma che,  il Pd, continua a guardare indietro anziché decidersi a crescere, in elaborazione politica e programmatica,  guardando avanti. Certo,  è più semplice e meno impegnativo guardare indietro piuttosto che fare uno sforzo per guardare al futuro. Questo fa tenerezza, ma politicamente esprime poca praticità e scarsa lungimiranza. Ci dicano piuttosto, in un linguaggio comprensibile,  come si comporterebbero e quali iniziative prenderebbero, in tempi brevi, sull’argomento. Sicuramente ai tempi di Carlo Magno l’Europa era unita e le province non c’erano, ma non credo che nessuno  ne abbia fatto un dramma. Anche senza rotonde e circonvallazioni che non sono comunque un gran segnale di aumentata civiltà e di miglior qualità della vita (vedi rotonda del Gazzolo). Quanto al fatto che le provincie abbiano operato bene è un’affermazione pleonastica. Infatti non si capisce rispetto a che cosa le Provincie, comprese quelle dell’Emilia Romagna  abbiano brillato per la loro capacità di direzione o di programmazione. Certo, hanno gestito l’ordinaria amministrazione e non sempre al meglio, in pratica hanno fatto un lavoro da impiegati d’ordine, ma pagati come dirigenti. Gli adempimenti previsti per il loro ruolo avrebbero potuto essere gestiti da almeno altri tre o quatto enti peraltro già esistenti: Provveditorato agli studi per le scuole, Regione per i trasporti, Guardia Forestale per la caccia e pesca,  Camera di Commercio per gli aspetti economici, e imprenditoriali etc.. In  verità, a mio avviso, il documento del Pd della montagna è un modo strumentale per conservare e difendere il ruolo della provincia al fine difendere un posto al proprio partito e/o ai partiti che gli sono vicini come merce di scambio. In più di un’occasione ho affermato che il PDddella montagna s’impegna per i politici montani che “lavorano in pianura”. In effetti,  il risparmio a cui tutti siamo chiamati deve comprendere anche i partiti che però, scomparendo la provincia, avrebbero un posto in meno da utilizzare come scambio o come elemento di compensazione politica. Non è certo che quello che è utile al PD sia utile anche ai cittadini. Sono proprio curioso di sapere come, anche questa volta, contrabbanderanno il vecchio per nuovo e di  come nelle cellule stiano scaldando il pentolone politico in vista delle prossime elezioni (a proposito la Senatrice Pignedoli, quota rosa, sarà riconfermata? Sarà riconfermata Lei o la quota rosa?). Infatti, dopo la sistemazione delle cariche in montagna: Parco Nazionale e Gal peraltro già effettuate,  resta in piedi il rinnovo di  tutta una serie di cariche amministrative che deriveranno dai risultati delle prossime  politiche nel 2013. Nel 2014 infatti dovranno  essere rinnovate tutta  una serie di incarichi di non poca importanza:  Provincia? Nuovo soggetto che sostituirebbe la Provincia? I Comuni del territorio provinciale (Reggio compreso), il Consiglio Regionale, la Comunità montana (che non morirà, anche se messa molto male e senza credibilità), gli Enti di secondo grado,  i vari consigli di amministrazione delle Società controllate e partecipate. Insomma non avere un qualche posto in più per la collocazione di figure  di primo piano  “estinte per spending review” rischia di accentuare la frattura nel Pd, a mio avviso già esistente,  che esploderà in tutta la sua crudezza man mano che ci si avvicinerà al prossimo appuntamento elettorale il quale, come tutti sapranno, potrebbe avvenire anche prima della fine del 2012. Quanto all’auspicato sondaggio da effettuare presso i cittadini, per vedere quali enti e istituzioni salverebbero per significare la loro appartenenza territoriale, credo che gli estensori dell’articolo siano proprio lontani dalla realtà e rischierebbero risposte a dir poco indicibili ed irripetibili, non prevedibili neppure sul questionario, tanto l’irritazione è diffusa e profonda.

Mi viene alla mente uno slogan di tanti anni fa quando la Democrazia Cristiana festeggiava i  20 anni di vita: gli allora Comunisti, fecero un manifesto che diceva testualmente: E’ ora di fotterla!  Sarebbe interessante sapere che slogan andrebbe bene per un partito che, con più o meno gli stessi uomini e con le stesse donne, ha gestito il potere locale negli ultimi 60 anni e che si avvia ad un mesto,ulteriore irreversibile ridimensionamento e invecchiamento. Per gli slogan mi rimetterei  alla  benevolente fantasia dei lettori. Purché nel lecito.

Un doveroso richiamo, quasi un svegliaaa! Alle altre forze politiche e ai giovani: se ci siete, battete un colpo.  Può andare bene, per iniziare dimostrando lo stato di salute, a polmoni pieni,  un sol   colpo di tosse! Si potrà capire se si può creare un’alternativa o se si deve aspettare l’auto-collasso dell’esistente.

Nel frattempo aspettiamo fiduciosi, gli sviluppi della situazione e naturalmente le proposte di rinnovamento nella continuità.

 

(Conte da Palude)

4 COMMENTS

  1. Concordo con lei, signor Conte da Palude, della sostanziale inconsistenza della politica, soprattutto di quella “montanara” che continua a riempirsi la bocca (e, ahimè, continua a riempire anche le nostre orecchie) dei soliti megaprogetti e delle solite banalità.
    Non si può, però, contrapporre banalità a banalità, megaprogetto a megaprogetto. Da lei mi aspettavo decisamente di più. Salvo che, signor Conte da Palude, non abbia un presente o un passato da politico…
    Le faccio una proposta: prendiamo un argomento, uno solo, quello che vuole lei, e finchè non saltano fuori idee realizzabili, soprattutto per i montanari, discutiamo solo di quello. Che ne dice?

    (Elio Peri)

    • Gentile Sig. Peri,
      La ringrazio per aver letto e commentato il mio articolo. Comprendo il significato delle sue richieste, ma sono rimasto sorpreso dal fatto che Lei si aspettase, da me, decisamente di più, Francamente non credo di aver mai creato aspettative che peraltro non ho mai voluto ingenerare nei lettori di Redacon. Naturalmente scrivo sotto un leggero e prudente pseudonimo per dare importanza agli spunti e alle considerazioni rispetto alla persona che le scrive. Debbo dire che, pur non essendo un politico e di non aver mai ricoperto incarichi politici neppure nel passato, vorrei, con i miei modestissimi interventi esternare le mie perplessità sulla situazione del nostro Appennino. Appennino che credo si stia avvitando su se stesso e che faccia fatica a trovare soluzioni di rinnovamento e di soluzioni per la crescita. Scrivere non è la mia attività, ma se vorrà, potrà ritrovarmi in alcuni commenti che non mancherò di inviare su argomenti che via via verranno proposti anche da altri lettori e scrittori. La ringrazio per l’attenzione.
      Cordialmente.

      (Conte da Palude)

      • Gentilissimo Signor Conte da Palude,
        non credo che pseudonimi o altre tecniche di comunicazione riescano spesso a rendere interessante ciò che si dice (se lo ricorda Ghino di Tacco?) nè siano utili per trovare soluzioni. L’appunto che le rivolgo è questo: se tutti continuiamo a fare gli osservatori di ciò che non va e non portiamo il nostro contributo, anche piccolo, continuiamo, anche noi che, forse, non vorremmo, a praticare il politichese. Sono decine gli argomenti su cui si può discutere: giovani, scuola, lavoro, servizi, ecc. ecc. ecc. Io glie ne propongo uno, che sta alla base o alla fonte di tutti gli altri: che Appennino abbiamo in mente per le future generazioni?, e quanto dei nostri desiderata è realmente, passo dopo passo, raggiungibile?
        Saluti.

        (Elio Peri)