Riceviamo e pubblichiamo.
-----
Per evitare altre crisi idriche occorre una politica lungimirante che peraltro è già stata tracciata dal Piano di tutela delle acque adottato alcuni anni anni fa dalla Regione. Questo Piano ha seppellito l’idea della diga di Vetto, a favore della creazione di piccoli invasi sparsi sul territorio, recuperando in questo modo ex cave di ghiaia o altri inerti e creando un sistema diffuso di specchi d’acqua collegati alla rete irrigua locale, che si riempiono durante l’inverno per poi svuotarsi nel periodo estivo. E’ questa la linea tracciata dalla Regione con l’intesa anche delle province e di parte del mondo agricolo, lasciando perdere i progetti faraonici, ma utilizzando un mix fra piccoli invasi e risparmio idrico, che in agricoltura è ormai una necessità.
L’uso massiccio di acqua per certe colture è probabilmente un lusso che non potremo più permetterci tutti gli anni, soprattutto in quelli poco piovosi, e dovremo adottare tecniche colturali a basso consumo, come in parte si fa già per certe colture, incentivandole e migliorandole come per esempio Irrinet, il sistema messo a punto già da anni in Romagna, per avvisare gli agricoltori di quando e quanta acqua somministrare alle colture, evitando gli stressi da aridità ma anche quelli da eccesso idrico (che in entrami i casi comportano cali delle rese ad ettaro), legati ad un massiccio uso dell’acqua quando viene rilasciata nei canali irrigui.
Irrinet è stato realizzato dal Cer (Canale emiliano-romagnolo) ed è a disposizione di tutte le aziende agricole dell'Emilia-Romagna. E' un servizio gratuito che fornisce consigli irrigui sul momento di intervento e sui volumi da impiegare per ottenere un prodotto di qualità risparmiando risorse idriche, basandosi sul metodo del Bilancio Idrico che viene calcolato ogni giorno con i dati meteorologici, i dati pedologici e i dati di falda, tutti dati forniti in tempo reale da varie strutture regionali”.
E’ inoltre necessario che gli investimenti economici siano molto più oculati che negli ultimi anni: giusta la scelta della motonave Stradivari di attraccare a Viadana, dove il porto non rischia di insabbiarsi, mentre è noto che quello di Boretto è destinato, se non dragato ogni anno, a trasformarsi in una splendida spiaggia o come la costruzione poco più a valle del porto commerciale di Boretto, porto che doveva servire al trasporto merci via acqua ma che non ha mai visto una nave attraccare. Ora occorre ripensare all’utilizzo di questa struttura che rischia presto di trasformarsi in un ecomostro sul Grande Fiume, ma soprattutto occorre evitare di sperperare soldi pubblici in opere inutili.
(Massimo Becchi, presidente Legambiente Reggio Emilia)
Buonasera. Vorrei chiedere al Sig. Becchi se la politica lungimirante, che è stata tracciata dalla Regione alcuni anni fa, la possiamo già utilizzare per irrigare i campi e per eventuale riserva strategica. Per quanta riguarda i micro invasi mi permetto di fare alcune domande:
– che risorse economiche (soldoni) sono o saranno messe in campo;
– da cosa sarebbere alimentati i microbacini e che dimensioni avrebbero;
– dove sarebbero collocati sul territorio provinciale;
– da chi sarebbero gestiti e con che tipo di tariffazione sarebbe erogata l’acqua;
– con quale meccanismo verrebbero utilizzati e per quali finalità. Sarebbe potabile?
Sarebbe poi politicamente opportuno che gli stessi che hanno prelevato la ghiaia per le loro aziende utilizzassero i buchi per gli invasi? La mia impressione è che il cespuglietto eco-verde Legambiente rischia di diventare un elemento di supporto alla pessima gestione dell’acqua che, scusate l’ironia, fa acqua da tutte le parti, ma che non è utilizzabile in pratica.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano alla C.I.A. e alla Confagricoltura del problema o se pensano di continuare a torturarsi e torturarci con le lamentele di tutti gli anni di siccità. Sarebbe opportuno inoltre sentire il parere autorevole delle bonifiche che con così tempestività e puntualità ci inviano il bollettino di pagamento del Consorzio. Anche se non usiamo l’irrigazione, ma solo l’acqua per uso domestico che però ci viene fatturata da Iren. Che anche qua ci sia da tagliare?
Cordialmente.
(Conte da Palude)
Buongiorno Becchi, io vivo la montagna nella sua quotidianità, non so dove abita quindi non posso dire se anche per lei è la stessa cosa, e quindi ne vedo i segni della sofferenza. Chiaro, quest’anno può essere classificato come eccezionale, magari per altri 20 anni non si ripeterà più una combinazione così deleteria di caldo e scarse precipitazioni, però la percezione del cambiamento climatico c’è. Per questo motivo la invito a fare un giro in quei di Ramiseto e vedere com’è la situazione idrica nei torrenti Lonza e Lonzetta, oppure di fare un salto a vedere il torrente Andrella, tutti affluenti dell’Enza. Altrimenti, se le è più comodo, vada a San Polo e guardi com’è il fiume. Uno che fa parte di Legambiente penso abbia anche la sensibilità per valutare i danni che la totale mancanza d’acqua può causare ad ecosistemi delicati come quelli fluviali. Se si vuole preservare la vita nei fiumi e nei torrenti, visto che non possiamo modificare l’andamento del clima mondiale, si devono effettuare opere di una certa entità anche “sacrificando” alcuni aspetti che di fronte alla situazione attuale cadono in secondo piano. Inoltre, sono in totale disaccordo su quanto da lei affermato sull’agricoltura, in quanto siamo di fronte ad una crisi alimentare mondiale e preservare la capacità produttiva dei nostri territori deve essere una priorità.
Saluti.
(Mattia Davoli)
Non conosco personalmente il Sig. Massimo Becchi e apprezzo il suo impegno per l’ambiente, ma onestamente penso che sia completamete fuori dalla realtà dell’agricoltura e dalle esigenze idriche in generale, ma in particolare quelle di Parma e Reggio Emilia; il mondo sta letteralmente morendo di sete, come scrive la Gazzetta di Parma in prima pagina in data 21 c.m, riportando dati allarmanti su tutto il pianeta terra. Ogni Nazione cerca di creare delle grandi riserve idriche strategiche per la propria agricoltura, per le proprie reti idriche e per produrre energia elettrica per ridurre la dipendenza dai prodotti petroliferi e ridurre l’inquinamento, mentre a Reggio Emilia e Parma si continua a sprecare 293 milioni di mc di acqua di montagna che transitano ogni anno sotto il ponte di Vetto e non si realizza un piccolo invaso da 102 milioni di mc per accumulare una parte di queste acque nei periodi di abbondanza per utilizzarle quando servono e nello stesso tempo evitare danni da alluvioni a tutta la Valle dell’Enza.
Da Legambiente mi sarei aspettato la massima solidarietà al Comitato pro diga di Vetto; il più grande beneficio che la diga di Vetto darebbe lo darebbe proprio all’ambiente; creerebbe un’oasi faunistica unica in Emilia-Romagna, darebbe il minimo deflusso vitale a Enza, Crostolo e a tanti altri torrenti e canali, proteggerebbe la valle dell’Enza da qualsiasi alluvione, ridurrebbe il prelievo delle acque del Po proprio nel periodo estivo in cui ne ha maggiormente biosogno per evitare i rischi di risalita del cuneo salino dal delta ed inoltre ridurrebbe il prelievo delle acque di falda.
A parte questo non mi sarei mai aspettato che Legambiente sostenesse l’escavazione di milioni di metri cubi di ghiaia per creare dei piccoli invasi che non servirebbero a nulla, o ben poco, all’agricoltura, alle reti idriche nè a produrre energia elettrica; forse servirebbero a chi ha bisogno di ghiaia (con quello che costa); voglio ricordare al Sig. Becchi che solo l’impianto di Boretto solleva oltre 200 milioni di mc di acqua all’anno.
Ma con quale coraggio si dice a un agricoltore reggiano di seminare prodotti a basso consume idrico, mentre il resto dell’Europa, Turchia o Cina realizzano opere gigantesche per assicurare acqua alle loro terre per ridurre l’importazione di prodotti alimentari; come fa un agricoltore seminare oggi un determinato prodotto non avendo la certezza di disporre delle acque che servono a maggio/giugno del prossimo anno?; il CER o Irrinet possono fornigli questo dato?; non credo proprio.
All’inizio del ‘900 il Consorzio Parmigiana Moglia fece opere gigantesche per dare acqua all’agricoltura di Reggio e Parma, ma allora nelle acque del Po ci si faceva il bagno e il clima era una certezza; mentre ora in un mondo globalizzato dove la concorrenza è spietata e schiaccia chiunque e il clima è impazzito, consigliare agli agricoltori di telefonare a Irrinet per sapere quanta acqua serve per un ettaro di frumento o di mais non serve molto se a giugno del prossimo anno non avranno l’acqua necessaria al prodotto seminato otto mesi prima.
Se a Legambiente interessa l’agricoltura, ridurre l’inquinamento, salvare i paesi montani dallo spopolamento e dal dissesto, dare acqua di qualità ai rubinetti di Reggio Emilia e Parma, risollevare le falde e ridurre i pericoli della subsidenza e tanto altro, la prima cosa da fare è la diga di Vetto; è poca cosa rispetto a dighe di 4 miliardi di mc fatte in Turchia, senza parlare di quelle che stanno facendo in Cina, ma sempre meglio di niente.
Distinti saluti.
(Lino Franzini, presidente del Comitato pro diga di Vetto)
Bravo Lino il signor Becchi non sa cosa sono le cose utili e uno contro la montagna . grazie .
(f.g.)