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“Una lunga striscia di sangue sulle strade…”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Purtroppo si allunga, inarrestabile, la striscia di sangue sulle strade con i motociclisti, loro malgrado, a fornirne un contributo decisamente pesante. Duole tuttavia evidenziare come spesso i media enfatizzino oltre una ragionevole misura questa incidentalità su due ruote, come se il “centauro” vittima di un drammatico sinistro facesse più notizia del “morto” al volante di un’autovettura; dimenticando in questo che il viaggiare su due ruote, contrariamente alle quattro, è una costante sfida alle inalienabili leggi della fisica, con tutte le conseguenze del caso.

Certamente non di meno corre anche l’obbligo di sottolineare con assoluta fermezza che questi ultimi drammi della strada non saranno purtroppo gli ultimi se tanti motociclisti non si convinceranno che la strada non è un circuito e che il pilotare mezzi con il rapporto peso/potenza oramai prossimo a 1 (significa che il numero dei cv è uguale al peso del mezzo) non li autorizza a poter disporre della strada a proprio piacimento. La Federazione Motociclistica Italiana è fortemente impegnata da tempo sul tema della sicurezza e dell’educazione stradale; ad esempio con l’iniziativa “due ruote una vita” che farà tappa nei comuni di Quattro Castella e Scandiano, con una capillare e costante opera di educazione stradale all’interno dei motoclub affiliati e a livello locale con una collaborazione con l’Osservatorio provinciale sicurezza stradale.

Ma tutto questo nulla può e potrà fare se non è il singolo motociclista a razionalizzare il proprio approccio con la strada, a comprendere che la potenza, per certi versi allucinante, e l’incredibile tecnologia oggi presente sulle moto non autorizzano e tanto meno legittimano inaccettabili comportamenti da “padroni” della strada; già pilotare una moto significa, come detto, sfidare le leggi inalienabili della fisica, ritenere però di poterle vincere è semplicemente folle.

Si contano sulla dita di una mano i motociclisti che riescono a domare e padroneggiare davvero le enormi potenze espresse da moto come quelle, ad esempio, appartenenti al segmento delle super sportive, purtroppo protagoniste, e certamente non a caso, di tante tragedie come le ultime di questi giorni; ma domare e padroneggiare significa soprattutto usare tutti i talenti che il buon Dio ci ha fornito. Talenti che impongono spesso di ruotare il polso destro dal basso verso l’alto e non viceversa.

Questa è una regola basilare e fondamentale, che si tratti di uno scooter di 50 cc o di una super sportiva da 180 cv.; regola che se non rispettata spesso, purtroppo, conduce ad un rischiosissimo e perverso meccanismo che fa imboccare, davvero in tutti i sensi, la strada sbagliata.

(Paolo Comastri, delegato provinciale Federazione motociclistica italiana)

 

5 COMMENTS

  1. Non voglio dire che i motociclisti a volte non abbiano colpa perchè vanno forte o un po’ contromano, ma cosa vogliamo dire del cattivo stato delle strade? Dove vanno a finire i soldi? E invece di fare tapulli che a volte sono peggio di prima che ci mettessero mano? Sono domande che non avranno risposta o una risposta allusiva.

    (Carla)

  2. Va assolutamente inculcato il rispetto dei limiti di velocità per i motociclisti se si vogliono ridurre gli incidenti; servirebbe inoltre una migliore manutenzione delle strade che qui in provincia di Reggio sono in condizioni imbarazzanti… Voglio però spezzare una lancia a favore dei motociclisti, chi sta su quattro ruote dovrebbe ricordarsi il RISPETTO delle precedenze (che non va in base alla stazza del mezzo…), che sono quasi sempre la concausa principale (insieme alle velocità ovviamente) degli incidenti motociclistici.

    (Pierpaolo Prandi)

  3. Non mi stancherò mai di dire che finchè sulle strade padroneggia l’ignoranza e soprattutto l’arroganza gli incidenti purtroppo non diminuiranno. Si stanno facendo bei progetti per i motociclisti (o meglio, forse molti motociclisti stanno facendo bei progetti per loro stessi), da quello che speriamo inizi a prendere forma dei guard rail meno offensivi all’inizio di sensibilizzazione per l’utilizzo di mezzi adeguati di protezione da utilizzare oltre al casco dove, spero, anzi ne sono certo, anche FMI sia sensibile.
    Evitare magliette, pantaloncini ed infradito ed utilizzare giacche e pantaloni tecnici con protezioni, stivali, guanti e paraschiena.
    Una semplice scivolata dal “rialzarsi con 4 saracche e ripartire” può tramutarsi in una giornata al pronto soccorso a togliere ghiaino dalle ferite se non peggio…
    Ad una cosa che trovo altrettanto importante ed è all’inizio, per l’utilizzo di indumenti ad alta visibilità per motociclisti, dove, in Francia per fare un esempio sono già approdati.
    Questo è quello che chi viaggia su due ruote può fare, quando però alla base c’è la consapevolezza di guidare un mezzo che non sta in piedi da solo, che si è tenuti in strada da due striscioline di pneumatico performanti sì ma pur sempre piccoli punti d’appoggio e soprattutto con la consapevolezza che l’indossare il casco non deve far spegnere il cervello, ma serve anzi per accenderlo, andare e divertirsi per le nostre strade con cognizione nel rispetto degli altri e tenerlo sempre ben collegato al polso destro.
    Come dice il sig. Comastri, sono pochi quelli che veramente possono essere in grado di domare moto con rapporto peso potenza a 1. Aggiungo che quei pochi possono essere in grado di gestire questo rapporto probabilmente su una pista, ma non penso ci sia nessuno che possa permettersi di dire che possa farlo su una strada. Sono troppi gli imprevisti in ballo, basti pensare al brecciolino in curva.
    Ignoranza ed arroganza prima menzionate invece secondo me non conoscono rimedio, quella ignoranza ed arroganza che non è data dal mezzo che uno guida, ma semplicemente dal CHI guida qualsiasi cosa.
    Dalla bicicletta, alla moto, al camper fino al pullman c’è chi pensa che quando è alla guida è proprietario dell’intera strada statale che sta percorrendo.
    Dai grupponi ciclistici affiancati, ai motociclisti che sorpassano selvaggiamente pensando di averne il diritto solo perchè hanno la moto smarmittata, all’automobilista che non sa cosa siano gli indicatori di direzione oppure procedono a velocità da carretto a mano per le strade, a quelli storditi che non vedono, o meglio, non guardano chi e cosa arriva prima di immettersi in un incrocio.
    Per ultimo, ma non per importanza, è la ciliegina sulla torta, la manutenzione stradale lascia direi ampiamente delusi. Va da se che con 4 ruote le buche difficilmente possano far volare fuori strada, diverso se si è su 2 ruote, che siano motorizzate o no.
    Trovo che il dire “andare più piano …?” sia una possibilità, ma forse un po’ troppo riduttivo e troppo semplicistico considerando le variabili che possono provocare un incidente. Non si va sempre così forte come si voglia far credere.
    Sui giornali penso la colpa sia a volte data erroneamente alla velocità delle due ruote, sicuramente a volte ci prenderanno, ma a volte penso siano ben altri i fattori, come già descritto prima.

    (Gabriele Bizzarri, http://www.tingavert.it gruppo Emilia-Romagna)

  4. È evidente a tutti che molte moto sono troppo potenti in rapporto alle capacità di chi le guida, alle strade aperte a tutti e a coloro che le percorrono a velocità molto più ridotte. Una prima cosa da fare è cambiare il rapporto peso potenza ammissibile per le maxi moto. 40 cv sono abbastanza: anche troppi per il 99 per cento di chi va su strada. Perché non si dice questo, invece di fare la morale a destra e a manca e dire che, alla fine, va bene così e chi muore non va enfatizzato?

    (Commento firmato)