Giovanni Teneggi, direttore provinciale di Confocooperative, pubblica su Facebook: "Una serata a S. Romano in Garfagnana a conoscere un altro territorio straordinario della nostra unica montagna, a parlare con la sua gente di Appennino, di voglia di vivere e creare lavoro rimboccandosi le maniche, della dignità e di una speranza che non muore e diventa di tanti. Ci rivedremo, grazie! E rientrando oggi dalla Garfagnana, come alcune settimane fa dalla Lunigiana, il sogno...".
Il sogno sarebbe quello, in tempi di "rimescolìo" anche geografico (parliamo del provvedimento che vorrebbe abolire più della metà delle attuali province italiane), della riproposizione dell'antica idea di unire i nostri territori (Piacenza, Parma e Reggio, Modena) con le aree che danno sul mare (La Spezia, Massa Carrara), a formare quell'entità amministrativa che, pur mai esistita, era stata a suo tempo discussa nella commissione incaricata di elaborare la nostra Costituzione (era stato un cavallo di battaglia sul suo giornale "La giovane montagna" del sen. Giuseppe Micheli, parlamentare parmense): la Lunezia.
Così, mentre a Reggio Emilia ci si sbraccia per scongiurare la "scomparsa" della nostra Provincia, altri non disdegnano di buttare sul piatto proposte alternative alla "Provincia Emilia" che dovrebbe radunare da Piacenza a Modena l'intera metà occidentale dell'attuale Regione Emilia-Romagna. "Chi ci sta?", chiede Teneggi.
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Grande Giovanni, ottima idea!!!
(Andrea Zini)
Io non ci sto. Assomiglia troppo ad un doppione del Parco nazionale dell’Appennino ingrandito. Mi inquieta solo l’idea.
Cordiali saluti.
(Conte da Palude)
Quest’estate è veramente molto caldo. Si raggiungono temperature che raramente si sono verificate e che ci debbono far riflettere. Le persone, le culture, la campagna reggiana in genere, come la la pianura Padana, soffrono la siccità e la sofferenza viene sentita anche dagli agricoltori. Forse, ma questo è un mio modesto parere, sarebbe meglio sognare meno e rimanere con i piedi per terra impegnandosi in iniziative concrete. Ad esempio cosa ne pensa la Confcoltivatori della diga di Vetto? Potrebbe essere utile per dare un po’ di refrigerio e d’acqua alle ridottissime falde acquifere? I nemici della diga in Val d’Enza, che tanto la osteggian, non pensano che un bello o brutto invaso potrebbe essere d’aiuto in momenti di difficoltà idrica che, quasi tutti i meteorologi lo confermano, è destinata a perpetuarsi anche per i prossimi anni? Gli abitanti della Romagna che hanno l’invaso di Ridracoli ne potrebbero fare senza? Prima di sognare forse è meglio realizzare.
(C.V.)