Home Cronaca “Provincia Emilia” da Piacenza a Modena passando per Parma a Reggio

“Provincia Emilia” da Piacenza a Modena passando per Parma a Reggio

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Il Consiglio provinciale di Reggio Emilia, riunitosi anche ieri, 30 luglio, causa inagibilità post-sisma nella sala conferenze del Comune capoluogo, ha approvato (15 sì, 8 astenuti e 2 contrari) un ordine del giorno  della giunta sul riordino delle province che, tra l’altro, definisce “l’ambito Emilia" riferito alle province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza in grado di dare nuovo impulso alla regione Emilia-Romagna, a tutti i suoi territori ed all’intero Paese, aggregando economie, servizi, infrastrutture, popolazioni con numeri e valore tali da costituire un’area importante e competitiva, tra le prime in Europa come indicano le stesse valutazioni della Ue”. Di conseguenza, il Consiglio “chiede alla Regione Emilia-Romagna di assumere l’orientamento favorevole alla costituzione della nuova Provincia 'Emilia', complementare alle altre che si determineranno nell’ambito regionale e di favorire il progetto con gli opportuni incentivi ed il sostegno programmatico e politico” ed  impegna presidente e giunta a promuovere nelle diverse forme e sedi il progetto “Emilia” come nuovo approdo del territorio di Reggio Emilia, il quale comunque dovrà mantenere il proprio nome ed organismi di rappresentanza da far confluire in modo paritario nei nuovi organi di governo dell’area vasta”.

Respinti invece altri due ordini del giorno, uno della Lega Nord (4 sì, 9 contrari, 12 astenuti) e uno dell’Udc (4 sì, 15 no e 6 astenuti). Il primo chiedeva l’impegno della Provincia di Reggio Emilia a impugnare davanti al Tar del Lazio la deliberazione del Consiglio dei ministri del 20 luglio sui criteri per il riordino delle province; il secondo di proporre quale unico criterio per la identificazione delle nuove province il solo numero di abitanti (almeno 300.000).
 
I tre documenti sono stati presentati nel corso di una seduta straordinaria in una sala davvero gremita da rappresentanti di mondo politico (parlamentari, sindaci e, per la Regione, il consigliere Marco Barbieri),  sindacati, associazioni di categoria e società civile.

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In avvio di lavori ha illustrato il senso della giornata il presidente del Consiglio provinciale, Gianluca Chierici, per il quale “una revisione è necessaria, ma va fatta in maniera chiara e alla luce del sole, senza introdurre ‘norme ad provinciam’”. “Rispetto al testo originario, la Commissione bilancio del Senato ha svolto un buon lavoro in questa direzione perché ora tutti i territori partono alla pari e si mettono in gioco – ha aggiunto – ma ancora tanti temi non sono stati affrontati, sui quali chiediamo a ognuno di voi di fare la propria parte: la definizione degli ambiti territoriali, il tema delle funzioni, quello importantissimo del personale, perché abbiamo formato professionisti negli anni che non si possono cancellare per decreto, e quello fondamentale della rappresentanza, sul quale a novembre si esprimerà la Corte costituzionale”.
 
La presidente della Provincia di Reggio Emilia, Sonia Masini, ha quindi illustrato un ordine presentato dalla giunta. “Mai visto un consiglio così partecipato, evidentemente s'inizia a capire la portata del cambiamento in corso – ha esordito - Avete di fronte una presidente e una giunta che ritengono da molto tempo che questo Paese debba essere riformato a partire dalla spesa pubblica e dell'organizzazione dello Stato.  Noi ne siamo convinti perché ci sentiamo vittime di tante norme e leggi che ci costringono a perdere tempo, a sovrapporci ad altri e a non essere sufficientemente efficaci”.

“Tutto ciò non ha impedito alla Provincia di Reggio Emilia di raggiungere risultati eccellenti”, ha continuato la presidente ricordando come negli ultimi anni “abbiamo realizzato 143 km di strade e altri 15 km sono in programma, per un importo totale di 400 milioni di euro, opere per 65 milioni nelle nostre scuole, messo a disposizione 27 milioni per l'Università di Modena e Reggio e, dall'inizio della crisi, abbiamo seguito 260 vertenze aziendale per un totale di 13mila lavoratori assistiti”. “Abbiamo anche approvato dodici piani di settore, uno generale – il Ptcp - e tre sono in corso; abbiamo strutturato un'attività di protezione civile che ha consentito fin dai primi minuti dopo il primo terremoto del 20 maggio di essere in campo con la nostra struttura altamente competente che ha poi ricevuto dal prefetto Gabrielli la responsabilità di coordinare il lavoro; stiamo lavorando a progetti di promozione del territorio che hanno coinvolto centinaia di operatori economici – ha proseguito - A fronte di tutto questo, e non solo, mi chiedo come si faccia a parlare di inutilità del lavoro. Qui ci sono centinaia di persone che ogni giorno lavorano al servizio della collettività”.

“Noi abbiamo già iniziato a riformare l'ente: abbiamo ridotto di un terzo i dipendenti, dell'85% i dirigenti, di un terzo gli assessori e di quasi 3 milioni le consulenze, in un ente che era già virtuoso. Siamo per riformare il nostro Paese a partire da noi, per superare l'assetto l'attuale delle province, non siamo per cancellare la Provincia di Reggio Emilia, la sua identità e il suo nome che vogliamo rafforzare in un ambito più vasto che è quello dell'Emilia, dentro l'Emilia-Romagna - ha concluso la presidente - Non vogliamo essere accorpati e scomparire, ma chiediamo di unirci alle province in modo paritario. Vogliamo mantenere il nostro nome e chiamarci anche Emilia in una aggregazione nuova che guardi all'Europa dove diventeremo una delle aree importanti con 2 milioni di abitanti, con Pil, infrastrutture, la capacità di attrarre servizi e tutta la cultura che conosciamo. Dobbiamo realizzare questo progetto superando i campanili. La Commissione bilancio del Senato ha modificato il decreto e ora la palla passa alle regioni e alle autonomie locali le quali dovranno dare il loro parere. Se saremo uniti e forti riusciremo a raggiungere questo obiettivo”.

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Il primo consigliere provinciale a intervenire è stato Alberto Ferrigno di Rifondazione comunista che ha posto innanzitutto il problema “della tutela dei dipendenti della Provincia, perché è evidente che provvedimenti del governo sono finalizzati a fare cassa, quindi bisogna tagliare posti di lavoro”, definendo “inutile questo Consiglio che non inciderà su alcunché”. Mario Poli dell’Udc ha definito sbagliati i criteri individuato dal Governo, giudicando “più equo il solo limite di 300.000 abitanti già individuato da Tremonti nel 2008” e definendo infine “condivisibile solo la premessa, ma non la proposta della presidente Masini, perché l’Emilia rischia di trasformarsi in una microregione”. “Il taglio delle province serve solo a dare un contentino”, ha detto Rudy Baccarani, dell’Idv, per il quale sarebbe più opportuno “intervenire sui costi e le inefficienze delle regioni, a partire da quelle a statuto speciale come la Sicilia, e delle loro partecipate”.

“I parametri territoriali e di popolazione sono troppo schematici, occorre tenere presente anche Pil, peculiarità socio-economiche e storia dei territori”, ha dichiarato Stefano Tombari della Lega Nord, che ha pure “condiviso in pieno la parte iniziale del discorso di orgoglio territoriale pronunciato dalla presidente Masini, mentre la proposta di una Emilia andrebbe dettagliata meglio perché non chiara, ma non ci diciamo pregiudizialmente contrari”. Di proposta “non del tutto sbagliata, anche se presentata in una situazione d’emergenza” ha parlato Giuseppe Pagliani del Pdl,  favorevole “al riordino di tanti enti intermedi, partendo da unioni dei comuni, comunità montane e consorzi di bonifica, non necessariamente delle province”. “L’Emilia può essere una soluzione intelligente, anche se lanciata all’ultimo secondo quando ci si è resi conti che la tanto enfatizzata bella e virtuosa provincia è stata la prima ad essere cancellata”, ha aggiunto.

Ha quindi concluso gli interventi dei consiglieri Paolo Croci del Pd, contrario “a tagli lineari che non riconoscono il merito di chi, come la Provincia di Reggio Emilia ha razionalizzato, ridotto le spese, tenuto i conti in ordine". “Noi siamo per le riforme, ma in questo Paese secolarizzato è difficile: siamo disponibili a discutere un riordino degli enti locali, ma non si può cancellare una storia importante come quella della nostra provincia”.
 
Nel corso della seduta aperta del Consiglio provinciale sono intervenuti anche i parlamentari Emerenzio Barbieri, Pierluigi Castagnetti e Maino Marchi; i sindacalisti Luigi Angeletti (Uil), Guido Mora (Cgil), Fabio Bertoia (Cisl) e Maurizio Menozzi (Usb); Riccardo Faietti del Forum del Terzo settore, il sindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini, il consigliere regionale Marco Barbieri, Lorenzo Meglioli di Confagricoltura, Nunzio Dallari della Cna, Giovanni Pasquali della Coldiretti e Yuri Torri di Sel.
 
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L’ordine del giorno approvato
 
Il Consiglio provinciale
 
- visto il decreto n. 95 del 6 luglio 2012 ed il disegno di legge presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal ministro Giarda;

- condivide l’obiettivo di superare sprechi nella spesa pubblica e di riformare in profondità lo stato italiano;

- valuta assai negativamente le ricadute che si determinerebbero sul territorio italiano eliminando non tanto la dimensione amministrativa delle province, ma innanzitutto l’ambito territoriale identitario generato da secoli di storia, identità, lotte, sacrifici, speranze, importanti realizzazioni;

- rrtiene significative le modifiche apportate dalla Commissione bilancio del Senato perché consentono di superare la visione per la quale alcune province sarebbero soppresse e, tra queste, province importanti come Treviso, Padova, Reggio Emilia (ben superiori al numero di abitanti, al Pil ed ai servizi di diverse regioni e di altre province “salvate”) con il solo destino di essere annesse ad altre, quindi annullate nell’identità profonda ed umiliate;

- auspica che le modifiche introdotte in Commissione bilancio del Senato e che parlano di “riordino di tutte le province” siano assunte da regioni ed enti locali come occasione storica per proporre una profonda riforma del nostro Paese, tesa sia a ridurre l’impatto complessivo della spesa pubblica sul bilancio dello Stato, che a migliorare l’organizzazione e l’efficacia della programmazione e dei servizi ai cittadini;

- chiede che sia data a tutto il territorio italiano pari dignità al fine di riorganizzare in tempi veloci ambiti e funzioni secondo criteri di ottimizzazione della spesa e miglioramento della qualità dei servizi;

- ritiene che l’ambito “Emilia” riferito alle province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, sia un ambito che potrà dare nuovo impulso alla regione Emilia-Romagna, a tutti i suoi territori ed all’intero paese, aggregando economie, servizi, infrastrutture, popolazioni con numeri e valore tali da costituire un’area importante e competitiva, tra le prime in Europa come indicano le stesse valutazioni della Ue.

- cchiede alla Regione Emilia-Romagna di assumere l’orientamento favorevole alla costituzione della nuova Provincia “Emilia”, complementare alle altre che si determineranno nell’ambito regionale e di favorire il progetto con gli opportuni incentivi ed il sostegno programmatico e politico;

- impegna la presidente della Provincia di Reggio Emilia e la giunta a promuovere nelle diverse forme e sedi il progetto “Emilia” come nuovo approdo del territorio di Reggio Emilia, il quale comunque dovrà mantenere il proprio nome ed organismi di rappresentanza da far confluire in modo paritario nei nuovi organi di governo dell’area vasta.