Un tempo si sentiva parlare di borsa dal fornaio o nei negozi. Oggi si sente parlare di Spread. Temendo che questo parolone possa pregiudicare la sicurezza dei nostri risparmi. Questi giorni sono stati caratterizzati da una forte pressione sui titoli pubblici di Spagna ed Italia con spread in forte tensione. D’altra parte chi ha letto il nostro recente commento sul taglio del rating dell’Italia da parte di Moody’s potrà riscontrare come avessimo purtroppo previsto tempi difficili per i nostri titoli al centro di speculazioni e tensioni.
Lo scenario che abbiamo davanti rimane particolarmente incerto e nessuno pare oggi in grado di prevedere come si evolverà la situazione. Quello che oggi possiamo fare è portare qualche elemento di riflessione che ci può aiutare a scelte più consapevoli a tutela dei nostri investimenti.
Intanto va detto che l’Europa si sta caratterizzando con una forte frammentazione del mercato. Abbiamo un sistema monetario unico ed un’unica moneta ma le differenze fra i paesi componenti sono enormi e, ammesso che ci si riesca, richiedono molto tempo e fermezza per essere risolte.
In un certo senso abbiamo tre blocchi. Un gruppo di paesi (Germania, Francia, Olanda e poco oltre il Belgio) con tassi di finanziamento a breve prossimi allo zero se non addirittura negativi, un altro gruppo (Spagna ed Italia), con tassi di finanziamento in tensione e sempre più cari, un ultimo gruppo (Irlanda, Portogallo e Grecia) che praticamente non riesco più a finanziarsi e necessitano di aiuti costanti da parte dell’Ue.
Ma le divergenze non le riscontriamo solo nei tassi di finanziamento ma in modo evidente anche sul mercato equity. Basta guardare l’andamento dei singoli mercati da inizio anno per averne una tragica conferma. La Germania è positiva dell’8,6%, l’Italia è negativa di oltre il 17% e la Spagna negativa del 29%.
La Germania può permettersi tassi negativi (seppure dello 0,05%) mentre l’Italia sui titoli lunghi con questi spread viaggia pericolosamente vicina al 7% e la Spagna è messa ancora peggio e molte regioni incominciano a chiedere soldi al governo centrale perché non riescono a fronteggiare gli impegni (ed in Italia abbiamo il caso della Sicilia che è emblematico).
A questo punto le armi da giocare sono veramente poche tanto più che in Italia ci apprestiamo a vivere presumibilmente fra pochi mesi incertezze politiche legate alle prossime elezioni.
L’unico Istituto che ha ancora una certa credibilità è la BCE che probabilmente interverrà come successe anche nell’estate 2011 acquistando direttamente sul mercato i titoli sotto pressione di Italia e Spagna per assicurare liquidità e sostenerne i corsi ma basterà?
Anche il cosiddetto fondi salva stati che avrebbe in dotazione circa 500 mld per aiutare i paesi in crisi sarà sufficiente dal momento che solo per la Spagna si parla di cifre intorno ai 400 mld e l’Italia nel 2013 avrà circa 350 mld da rifinanziare?
Crediamo che essere disfattisti e dire che va tutto allo sfascio sia inopportuno ma molta sana prudenza in questa situazione più che opportuna è indispensabile.
Saremo ripetitivi ma mai come adesso diversificare il portafoglio sia per merito di credito, sia dal punto di vista valutario, che di paesi, mercati, settori e stili di gestione può essere di aiuto privilegiando strategie flessibili e total return che magari non ci faranno fare grandi guadagni ma ci aiutano a dormire più sereni senza dimenticare per chi se la sente di approfittare delle giornate più difficili e dei periodi in generale dove prevale il panico per andare a comprare quello che il parco buoi per paura sta svendendo.
Nessuno sa tutto. L’investitore che ha tutte le risposte magari non capisce nemmeno le domande. Ampliamo i nostri orizzonti e ricerchiamo le migliori occasioni in tutto il mondo guardando la valore e non facendoci travolgere dagli eventi.