“Non facciamo crollare la nostra storia”. Con questo motto la comunità di Gazzano si organizza, determinata e compatta, per opporsi allo stato di degrado in cui palesemente versa l’oratorio dedicato a S. Antonio da Padova e a S. Francesco d'Assisi edificato nel 1725 nel centro del paese per volontà di Antonio Merciadri, abitante del luogo. Un comitato coordinatore costituito per l’occasione, in collaborazione con la pro loco, sta proponendo diverse iniziative di sostegno e raccolta fondi che sono identificabili sotto l’eloquente titolo "Salviamo l’Oratorio" e che proseguiranno nel corso dei prossimi mesi.
Tra le personalità che hanno preso a cuore l’importante ed ambizioso obiettivo vi è l’architetto reggiano Enrico Manicardi, gazzanino d’elezione e "d’adozione" avendo scelto, da ormai quasi una quarantina d’anni, il piccolo paese ubicato nel comune di Villa Minozzo come sede della sua casa di vacanze che tuttora frequenta assiduamente insieme alla moglie, alle figlie e ai numerosi nipoti.
Domenica scorsa, nella sala della canonica di Gazzano, si è svolto un momento d’incontro aperto al pubblico per fare il punto della situazione e definire le azioni che si renderanno necessarie per arrivare alla stesura di un vero e proprio progetto di recupero del piccolo tempietto settecentesco. Moderatore dell’appuntamento l’architetto Manicardi, affiancato dall’assessore Marinella Masini in rappresentanza dell’amministrazione di Villa Minozzo e dal geometra Cristina Chiesi. Nell’occasione è stato assunto anche un primo parere dell’ingegnere esperto Fabio Camorani, che nel mese di agosto effettuerà sul posto un sopralluogo insieme ad un geologo che verrà identificato dal Comitato.
Presenti in sala anche il maestro presepista di Gazzano Antonio Pigozzi e l’ex sindaco di Villa Minozzo Felicino Magnani.
Manicardi, che è portavoce della causa presso l’Ufficio diocesano per i beni culturali di Reggio Emilia ed in particolare il suo responsabile, Monsignor Tiziano Ghirelli (atteso all’appuntamento di domenica dove non ha però potuto garantire la presenza per altri impegni), informa che "la Curia conosce molto bene la situazione di precarietà statica dell’oratorio grazie ai rilievi effettuati dall’architetto Annetta Iori, ma allo stato attuale non vi è disponibilità di fondi da parte della Chiesa che deve coprire i novecento milioni di danni causati dal recente terremoto".
"Tenteremo ugualmente di portare a casa un po’ di risorse – prosegue l’architetto – e per questo è necessario, assunti i pareri degli esperti, arrivare alla stesura di un progetto completo secondo le disposizioni della Soprintendenza per i beni architettonici dell’Emilia-Romagna che a sua volta si appoggia all’Ufficio diocesano reggiano".
Secondo le prime stime, "il recupero completo dell’edificio, che comprende consolidamento, risanamento e restauro", sottolinea Manicardi, comporta una spesa tra i 150 e i 180mila euro, cifra evidentemente "fuori budget" per il piccolo paese montano che pure il sindaco Luigi Fiocchi considera "tra le comunità più attive e tenaci di tutto il comprensorio", come riferisce in apertura del convegno l’assessore Masini.
"Da veri montanari siamo testardi e non molliamo", conferma la Masini, cui tocca l’altra amara notizia: "l’Amministrazione comunale ha già dovuto attingere al fondo di riserva per far fronte ad altre emergenze e non potrà contribuire economicamente ai lavori, ma l’ufficio tecnico è pienamente disponibile per tutti gli aspetti di sua competenza".
Si apre un’ampia e costruttiva discussione tra i presenti, che convengono sull’opportunità di intervenire "per lotti", ossia dando precedenza assoluta ai lavori necessari alla messa in sicurezza del’edificio che già mostra evidenti segni di cedimento, come ben illustrato dal geometra Chiesi, riservando ad una fase successiva gli interventi di risanamento e restauro dell’apparato decorativo.
"L’oratorio – spiega Manicardi – si compone di una basilica, un anteportico a tre archi, un portale quadrangolare, un portone del settecento ed ospita un pregiato altare ligneo della scuola del Ceccati".
"All’epoca della sua costruzione fu certamente opera di pregio per il territorio", prosegue l’architetto, mentre mostra una foto storica fornita dalla famiglia Secchi di Gazzano che ritrae, proprio di fronte all’oratorio, alcuni abitanti del paese accanto al vescovo di allora, Monsignor Beniamino Socche, al provveditore agli studi di Reggio Emilia, prof. Ettore Lindner, e al compianto maestro Ilario Carmana, intervenuti all’inaugurazione dell’adiacente scuola di taglio e cucito (non più attiva da decenni) voluta dal parroco don Paolo Canovi.
Quel piccolo oratorio, "inspiegabilmente abbandonato all’incuria e all’azione del tempo", è parte integrante dell’identità storica e culturale di Gazzano ed i suoi abitanti sono decisi a rimboccarsi le maniche per non lasciarlo crollare. Il "Paese del Presepio", siamo certi, riuscirà ancora una volta a stupirci per la sua intraprendenza e determinazione.
Volevo farvi i miei complimenti per l’iniziativa perchè la storia del paese va sempre salvaguardata… In bocca al lupo per la riuscita del progetto.
(Gelateria Denis)