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“In campagna? Ci vivrei”

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Nel 2011 la bella Amy Winehouse, anche grazie al nuovo compagno Rag Traviss, dichiarò i suoi buoni propositi per una vita sana ed equilibrata: pare che avesse avuto l'intenzione di lasciare la tanto amata Londra per spostarsi in campagna. Scelta che, in Appennino, hanno già fatto molte persone che spesso ritornano. Ma sono ancora troppi coloro i quali emigrano

Gli emiliano-romagnoli e il mondo rurale, i risultati di un sondaggio SWG commissionato dalla Regione. Ambiente, tipicità , tradizione, territorio i valori più sentiti. Il 39% degli intervistati fa con regolarità la spesa direttamente dal contadino. Rabboni: "sfatati molti luoghi comuni e riconosciuto alla campagna un importante ruolo sociale. Investire su filiera corta e qualità". I dati per provincia.

Bologna - Un luogo dal forte valore simbolico, importante per la trasmissione di valori positivi all’intera società, primo fra tutti l’attenzione all’ambiente, ma, anche, un luogo con una valenza pratica, in cui sempre più persone si recano per acquistare direttamente dal produttore cibo genuino, di qualità e rispettoso della tradizione. E’ quanto emerge da un sondaggio sul rapporto tra gli emiliano-romagnoli e il mondo rurale voluto dall’Assessorato regionale all’agricoltura nell’ambito dell’iniziativa Fattore Aperte e realizzato dalla società SWG su un campione di 700 cittadini.
“Questo sondaggio – ha commentato oggi a Bologna illustrando la ricerca l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni – sfata una serie di luoghi comuni che dipingono la campagna come un luogo marginale e arretrato, assegnandole invece una nuova funzione sociale: quella della tutela dell’ambiente, della tradizione e del territorio. Questo sondaggio ci dice inoltre che sono tanti gli emiliano-romagnoli che vanno in campagna per acquistare direttamente dal produttore, reagendo in questo modo ai rischi di una globalizzazione che sempre più ci propone prodotti indistinti e senza garanzie. Su questo elemento dobbiamo lavorare, dando sempre più valore alla filiera corta, ai prodotti tipici e di qualità. Investire sulla qualità e sulla tipicità è peraltro strategico non solo per il mercato interno, ma anche per i mercati esteri, dove i prodotti italiani sono riconosciuti e apprezzati soprattutto per le loro caratteristiche di forte identità e legame con il territorio”.

I risultati dell’indagine: rispetto dell’ambiente, sicurezza alimentare e acquisti diretti dal produttore
Dall’indagine emerge che gli emiliano-romagnoli hanno un rapporto molto forte con la campagna sia su un piano simbolico e immateriale, sia su un piano più funzionale.
Interrogati su quali valori può offrire il mondo agricolo alla società, ben il 66% degli intervistati risponde “il rispetto dell’ambiente” e una percentuale altrettanto rilevante del 52% il “rispetto dei tempi della natura”. Allo stesso tempo ben il 60% dichiara di acquistare direttamente dal produttore quando si reca in campagna, con un segmento del 39% che ha fatto di questa modalità di acquisto un’abitudine significativa (una volta al mese) o addirittura regolare (tutte le settimane). L’acquisto diretto dal produttore è più frequente nella fascia d’età tra i 35 e i 54 anni e tra chi risiede nelle province di Ferrara e in quelle romagnole. Strettamente collegata a questa, è la risposta che riguarda “il ruolo primario dell’agricoltore nella società” che per il 41% è quello di “garantire la sicurezza alimentare ai consumatori” e per il 40% di “custodire la tradizione alimentare emiliano-romagnola”. Una percentuale del 31% assegna all’agricoltore anche il ruolo di tutelare l’ambiente da inquinamento e dissesto idrogeologico. Significativo anche il dato del 51% relativo a chi dichiara di “acquistare spesso prodotti tipici”, percentuale che sale al 69% nella fascia d’età tra i 45 e i 54 anni. Il 60% di acquista prodotti tipici lo fa “rivolgendosi alla grande distribuzione”, ma ben il 42% – ancora una volta – compra “direttamente dal produttore”. Il 37% degli intervistati è disposto a pagare anche un 5% in più per aver garantita tipicità e tradizione, una percentuale ancora abbastanza elevata – nonostante la crisi economica – anche rispetto al dato del 7% registrato nel 2007.
Città e campagna appaiono in Emilia-Romagna due realtà spesso comunicanti. Il 41% degli intervistati (in particolare chi vive nei piccoli centri con meno di 10 mila abitanti) dichiara di “vivere in campagna”, e il 64% di chi vive in città afferma di “recarsi in campagna" spesso (almeno una volta al mese) o sempre ( almeno una volta la settimana). Analizzando i motivi che spingono a questa scelta, troviamo per il 56% quello di “stare a contatto con la natura”, per il 53% l’”esigenza di rilassarsi” e per il 36% l’esigenza di “gustare prodotti genuini”. Tra le attività che vengono svolte in campagna, l’ "acquisto diretto dal produttore” (60%) stacca decisamente tutte le altre, seguito da il “soggiorno in un agriturismo” per il 37% e per un terzo degli intervistati (30%) dalla “coltivazione di un pezzo di terra”. La vacanza in agriturismo intercetta soprattutto l’interesse di chi ha tra i 25 e i 44 anni, un livello alto di istruzione, figli piccoli e risiede in città. L’acquisto in azienda, la vacanza in agriturismo e la coltivazione di un proprio orto si confermano ai primi posti anche tra i “desideri” degli emiliano-romagnoli, con in più un 35% degli intervistati che alla domanda “cosa le piacerebbe fare in campagna” risponde addirittura “viverci”.

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