Era già accaduto negli anni Novanta di fine Novecento. Si cercano idrocarburi in Val d’Enza e, più in generale, in metà Appennino. La notizia, ufficiale, trova conferma in questa immagine di Redacon in cui, nel parcheggio di Cola, sosta un mezzo deputato alle esplorazioni sotterranee. La nostra provincia è ripetutamente oggetto di indagine per diverse compagnie petrolifere italiane e straniere a caccia di metano, in particolare. Già alla fine del Novecento, poco più di quindici anni fa, era stata svolta un’altra campagna in montagna, così come pochi anni fa nel Crinale.
La Regione Emilia Romagna, su supporto del Ministero per lo Sviluppo economico ha rilasciato le concessioni che, per altro, interessano largamente l’Appennino, come si può vedere qui (e nella carina che proponiamo).
“L’Edison – ha rivelato la Gazzetta di Reggio intervistando il sindaco di San Polo, Mirca Carletti - nelle prossime settimane eseguirà alcuni sondaggi alla ricerca di giacimenti di idrocarburi e gas naturale”. Ma ad essere autorizzati ad effettuare sondaggi sono anche Terracon, Aleanna Resources e dell’australiana Po Valley.
Al momento da Edison sono interessati i Comuni della medio bassa Val d’Enza, ma al momento il mezzo è dislocato nel vettese, dove la popolazione, appunto, ricorda le trivellazioni di tre lustri addietro. Intanto è meglio precisare che queste indagini non danno seguito a vere e proprie trivellazioni, così come ha spiegato Stefano Carbonara, geofisico dell’Edison alla Gazzetta: “le microesplosioni rilevate dai geofoni avvengono a 15-20 metri di profondità, e non si tratta di trivellazioni vere e proprie, che avverranno solo se i giacimenti, che comunque ci sono, si riveleranno utilizzabili”. Il metano c’è: occorre solo trovarlo. Da qui la nuova crescita di autorizzazioni alla ricerca.
Come funziona la caccia al metano? I tecnici dell’Edison, ottenuta l’autorizzazione alle esplorazioni nelle zone centrali e orientali della provincia, contattano i privati al fine di ottenere il permesso ad effettuare i sondaggi. E, se si trovasse l’oro gassoso, assieme agli stessi privati potenziali paperoni seduti su giacimenti nascosti, si dovrebbe concertare il da farsi.
Intanto sarebbero fugati i dubbi su correlazioni tra queste indagini ed eventi sismici.
Per saperne di più si può altresì leggere questo rapporto nazionale del ministero.
Per chi fosse interessato all’argomento ricordo l’articolo divulgativo pubblicato sempre qui su Redacon: Ermete Muzzini · 5 novembre 2009 17:08.
(Ermete Muzzini)
…Sono andato a leggere e per qualche minuto ho rivissuto un arco dei miei vent’anni, quando allora si è “cubata” la “trappola” di C.na Malossa, prima della “semina” dei pozzi. Il mio lavoro erano le “correzione-statiche” dei dati registrati dai geofoni, la base alla elaborazione poi dinamica dei computers, grandi come armadi allora, giù, nella sismoteca di San Donato.
(mv)
Siamo sicuri che scavare e far esplodere cariche nel sottosuolo non sia assolutamente dannoso? A tal proposito ho sentito pareri molto discordanti relativamente ai vari eventi sismici registrati recentemente. Io non sono per niente tranquillo…
(Alessandro)
Il sito della Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche espone solo due istanze di permesso di ricerca nella provincia di Reggio Emilia: Sorbolo e Fiume Secchia. Di quella del Fiume Secchia è titolare la Hunt Oil Company che però nel luglio 2011 ha comunicato alla Regione Emilia Romagna la sua rinuncia. Infatti l’Assessore Regionale all’Ambiente Carlo Muzzarelli commentava in cronaca: “La rinuncia è il risultato della coerenza e della serietà con cui ci muoviamo e sarà motivo di sollievo per i cittadini del territorio interessato.” A cosa è riferita quindi questa notizia? Quali sono le fonti che identificano i diversi soggetti di cui dà notizia l’articolo?
(Giovanni Nicolini)
Non ho risposte. Vorrei proporre in ogni caso un ulteriore contributo alla conversazione. Hunt Oil ha rinunciato nel luglio dello scorso anno ai diritti di ricerca. Inviterei ad una pubblica riflessione sulle affermazioni che l’Assessore Regionale all’Ambiente Carlo Muzzarelli spese nell’occasione. Resta da chiedersi perchè se queste affermazioni erano valide a Bologna non lo dovrebbero essere per altre province della medesima regione:
“La rinuncia è il risultato della coerenza e della serietà con cui ci muoviamo e sarà motivo di sollievo
per i cittadini del territorio interessato. Avevamo detto più volte che i cittadini potevano stare tranquilli. Oggi arriva la conferma che, procedendo secondo le regole, si tutela il territorio. Noi siamo fortemente interessati ad avere imprese che diano sviluppo e nuove opportunità per l’Emilia-Romagna, ma non accettiamo che il territorio ne possa ricevere pregiudizio. Le normative regionali consentono di tutelare la salute dei cittadini e l’integrità del territorio, che per noi sono prioritarie (14 luglio 2011)».
(Giovanni Nicolini)
No, non siamo affatto sicuri che non sia dannoso, anzi ormai siamo sicuri del contrario, almeno a quanto afferma il Scientific American (il Scientific American, non Cronaca Vera). Traggo da un interessante post su un ancor più interessante blog, che consiglio di seguire a chi ha a cuore queste questioni: “Coincidenza vuole che proprio in questi giorni, il 15 Giugno 2012, Scientific American diffonda un rapporto del National Research Council (NRC) degli USA in cui si afferma che la re-iniezeione di fluidi di scarto dalle operazioni di fracking può causare terremoti. Questo dopo il già citato rapporto dell’United States Geological Survey in cui si afferma, similmente, che l’origine di vari sciami sismici che hanno afflitto gli stati centrali degli USA e’ “quasi sicuramente” umana e dovuta al fracking. Ma il rapporto odierno dell’NRC va oltre il fracking ed afferma che anche le trivellazioni di gas e petrolio convenzionali possono portare a fenomeni sismici, non solo lievi” (tratto da http://dorsogna.blogspot.it/2012/06/eppur-si-muove.html).
(Cristina)
Cristina, ecco appunto. Redacon ha avuto il merito non indifferente di anticipare di alcuni giorni i servizi speciali e le intere pagine che tutta la stampa locale dedica anche oggi all’argomento. Riferendo in particolare della reazione dei sindaci e della intera cittadinanza delle zone interessate. Un articolo di ripresa e di aggiornamento sarebbe, a mio parere, opportuno. Le affermazioni dell’assessore Muzzarelli dovrebbero davvero valere per tutti e riproposte con il risalto necessario. Delle caratteristiche idrogeologiche del nostro territorio sappiamo ampiamente. Si tratta di in un delicatissimo sistema di equilibri su cui reggono zolle di terreno sensibili alla minima sollecitazione naturale o artificiale. Per questo è sufficiente consultare le mappe – a disposizione di chiunque – che regolano l’edificabilità e qualsiasi tipo di intervento sui suoli. Spero che la redazione riproponga in sufficiente evidenza il tema.
(Giovanni Nicolini)
Sì, è un argomento che merita di essere approfondito e che le informazioni a riguardo siano diffuse. E sì, quel ragionamento – dell’assessore Muzzarelli – dovrebbe valere per tutti. Avrebbero dovuto pensarci bene anche nella bassa prima di rilasciare tutte quelle concessioni di trivellazione – reiniezione. A questo proposito suggerisco la lettura di questo altro articolo tratto dal blog che avevo citato in precedenza:
http://dorsogna.blogspot.it/2012/06/il-terremoto-in-emilia.html.
(M. Cristina Castellini)