Che gusto ha questa estate in montagna da noi? Quello delle feste di paese, delle chiacchiere fino a notte fonda, del nocino buono tirato fuori per le occasioni. La tavola in Appennino ha un valore aggregante, la socialità passa attraverso il cibo, ci si incontra, ci si dimentica della pressione alta, del colesterolo. Si esce fuori con la scusa del mangiare insieme, delle cene all’aperto, le feste delle proloco. L’estate in Appennino sa di gnocco fritto e prosciutto, di costarine, e di torte paesane.
Il caldo da noi dura un soffio, ma d'estate, ogni giorno, anche se si lavora, ci si sente un po' in villeggiatura, basta uscire la sera e girare per le feste dei borghi ed è già vacanza. Si benedice il clima un po’ ventilato, invidia di chi invece si deve sorbire l’afa cittadina. Bei luoghi questi, dove ancora ci si conosce tutti, se si va al mare si chiede al vicino di bagnare le piante e dar da mangiare ai gatti. Se qualcuno sa che sei a casa da solo ti porta un piatto di insalata di riso. “Ven à bever un biccier”, è un mantra montanaro. Il rituale del vino nostrano aspro come la terra argillosa e secca include tutti. Rinnegare una fetta di pane e salame è un’eresia in certi paesi del crinale. L’estate in Appennino ha ancora tutti i suoi sapori e colori. Godiamoceli con gratitudine. E’ un lungo tempo di festa.