Riceviamo e pubblichiamo.
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Da molto tempo, si pone il tema del rapporto tra:ricchezze archeologiche della Pietra di Bismantova e l’ opportunità di valorizzarle in loco. La contrapposizione tra il luogo di reperimento, cioè Bismantova (dove certamente i reperti possono essere attori di turismo oltre che essere collocati nel loro “luogo naturale”) e gli “organizzati” dei musei civici (dove è assicurata la custodia e la conservazione e prima ancora lo studio e la classificazione) non è affatto insuperabile. Il Parco nazionale dell’Appennino ha avanzato a tutti gli enti competenti (in primis Comune di Reggio Emilia, Comune di Castelnovo ne' Monti)una proposta che è tempo di rendere pubblica.
1) Una convenzione tra Parco Nazionale, Comune di Castelnovo ne' Monti, Comune di Reggio Emilia, Soprintendenza, per allestire uno spazio informativo di contestualizzazione, di mostra ed esposizione, illustrazione, di campioni di reperti archeologici di Bismantova, prestati temporaneamente dai Musei Civici, a rotazione periodica.
2) Collocare il punto informativo/mostra nella zona di Bismantova, in luoghi già naturalmente visitati dai turisti o aperti nei giorni festivi e prefestivi, attraverso una convenzione con un esercizio “privato”(bar, ristorante o albergo).
3) Sostenere, col contributo dei 3 enti, le spese di attrezzature e installazioni, di trasporto, assicurazione, promozione della conoscenza e delle visite.
4) In questo modo il materiale potrebbe rimanere conservato, valutato, inquadrato, integrato all’interno della gestione scientifica dei Musei civici. Al tempo stesso il territorio di provenienza (il Parco e il comune di Castelnovo né Monti) devono mettere in evidenza i valori che contiene, ricavare un valore aggiunto di promozione, ed essere al tempo stesso, vetrina e promozione per i Musei Civici.
5) A fronte della impossibilità di sostenere i costi e le condizioni di realizzazione di un vero e proprio museo e anche di una sezione staccata di quello di Reggio Emilia, l’idea di attrezzare e gestire una esposizione permanente, ma periodicamente (annualmente) rinnovata a Bismantova, appare finanziariamente sostenibile, soprattutto se in convenzione con una struttura di ricettività turistica, che annulla e rende di dieci volte inferiori i costi di apertura, manutenzione , custodia, vigilanza.
6) Il Parco nazionale è disponibile, da subito, a guidare questa operazione. Ovvero sostenere iniziative di altri enti che vadano nella stessa direzione.
(Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano)
Mi dispiace caro Fausto ma non sono d’accordo con questa iniziativa. La prima cosa è che non avrebbe nessun senso e neppure interesse collocare reperti all’interno di locali pubblici privati. Immaginatevi due vasi etruschi di fianco al bancone del bar, che senso avrebbe? La seconda è che credo che i costi di gestione non siano così elevati. Una volta trovata l’area dove collocare un museo il resto non comporta a spese eccessive e con un contributo all’ingresso si andrebbero ad ammortizzare. Se poi pensiamo ai soldi pubblici spesi per le porte del Parco e il pannello sul piazzale, altro che museo e forse sarebbe stato più apprezzato. Come pensavo, non c’è nessuna voglia di promuovere il nostro territorio, se lo si fa è perchè come sempre si chiede aiuto al privato. E allora cosa ci stanno a fare questi enti? Il consiglio che do è di visitare i musei in giro e chiedete informazione sia sui vantaggi che comportano, sia alle spese di gestione, e vedrete che di sicuro ci sarà solo da guadagnarci.
(Fabio)
Per pura curiosità guardate http://www.muzeum.cz (anche in inglese). E’ a Nova Paka, paesino di circa 10mila abitanti come il nostro, a 80km nord est di Praga. Se qualche volta riesco ad andarci porto pure un depliant per i nostri amministratori; Josef Olsa che mi ha accompagnato a visitarlo 2 anni fa lo ha fatto pieno di orgoglio per questi due musei, uno dedicato alla storia del paese e l’altro alle pietre, più o meno preziose.
(Anco Ceretti)
Bravo Fabio. E’ una vita che chiedo alle varie autorità di riportare i reperti di Campo Pianelli a Castelnovo ne’ Monti con l’apertura di un piccolo museo in loco per intenderci a CASTELNOVO paese. Ho la sensazione che anche questa volta saranno le solite chiacchiere da dare in “pasto” ai cittadini che così avranno un argomento su cui disquisire e per un attimo non parlare della solita crisi che, purtroppo, quella sì, esiste. Infatti così è stato per gli scavi di monte Castello e così sarà per Campo Pianelli e grossa parte dei corredi protovillanoviani rimarranno negli scantinati dei Musei civici di Reggio Emilia. Per tornare a Fabio, giusto dubbio, ma a cosa servono questi mega enti piubblici se poi quando è ora di impegnarsi, anche economicamente, qualcun altro deve intervenire? Hanno o non hanno finanziamenti statali o regionali e se li hanno come vengono impegnati? E a favore di chi?
Grazie.
(Sergio Tagliati)
Grazie Sergio. Lo so, molta gente come te si batte per valorizzare i nostri posti e la nostra storia, ma come sempre nessuno vi ascolta e i nostri enti e nostri politici latitano quando c’è da affrontare un tema cosi “complesso”. C’è da lavorarci molto su un progetto come quello del museo, me ne rendo conto, e forse è per questo che non si vuole prendere in considerazione (troppa fatica). Ma, aggiungo, non ci sono guide turistiche, non ci sono punti informativi, mancano le basi per realizzare un progetto culturale informativo e didattico, nelle nostre zone. E, non meno importante, mancano strutture che possano ospitare visitatori, turisti e viaggiatori. Assurdo che a Castelnovo manchi un campeggio attrezzato, ma questo è un altro discorso, che spero prima o poi venga affrontato.
Grazie anche a Anco, sarebbe bello vedere le foto del museo di Nova Paka, magari qui su Redacon, per fare capire quanto può essere bello e importante un progetto come questo.
(Fabio)
Anche io sono dell’idea che i reperti debbano essere in qualche modo riportati a Castelnovo, anche se non in via definitiva. L’idea di far girare il materiale e di allestire alcune vetrine, tanto per cominciare, potrebbe anche andare… Ma perchè invece che cercare di collocarle in esercizi pubblici di tipo privato, dove secondo me sarebbero veramente inopportune e dispersive, non si pensa a collocarle in luoghi pubblici ma comunali? Tipo la biblioteca o il municipio… Le vetrine non occupano molto spazio, ci sarebbe sempre e comunque personale più o meno attento e soprattutto sistemi di allarme e controllo adeguati. E sarebbero collocate nello stesso luogo, così chi le vuole vedere non deve girare tutti i locali intorno a Bismantova ma fermarsi nello stesso posto. Non dimentichiamo che si tratta sempre pur di reperti archeologici, metterli vicino al bancone di un bar è abbastanza rischioso. E soprattutto fuori luogo anche dal punto di vista del significato… Un minimo di contesto culturale è fondamentale. Senza nulla togliere a chi ha locali pubblici intorno alla Pietra, ma avete presente i musei? Silenzio, concentrazione, illuminazioni particolari, percorsi particolari e molto altro ancora (argomenti di museologia e di museografia). Personale che accompagna e spiega le cose, ecc. Sono due cose completamente diverse!! I luoghi certo non mancano se proprio non si vuole arrivare ad allestire un piccolo “museo” di poco più che una stanza, basta inserire quello che si vuole o che si può negli uffici pubblici della cultura, per esempio. Inutile dire che credo sia fondamentale anche la presenza di figure in grado di mostrare, spiegare, illustrare le cose edi reperti… Ma anche questo è un altro problema!
(Chiara)
Un vero e proprio museo è certamente qualcosa di più e di meglio di un punto informativo. Su questo non ci piove. Ma un punto informativo, se ben realizzato, è molto meglio di niente. Realizzerebbe il fatto che chi visiterà Bismantova saprà che, oltre le pareti, le vie di roccia, il pianoro sommitale, i diversi paesaggi, il santuario, i sentieri, la memoria dantesca, c’è anche un valore di archeologia… e di storia. Saprà, se vorrà, come e dove approfondirne la conoscenza. Si renderà conto ancora un po’ di più di trovarsi in un luogo speciale, vissuto da migliaia di anni, da frequentare e osservare oggi con attenzione. Un museo comporta la disponibilità permanente dei reperti; cosa che, ora come ora, appare difficilissima se non impossibile da ottenere. Comporta un progetto scientifico; un progetto di allestimento, gestione, promozione. Immagino difficile da immaginare un museo degno di questo nome senza un minimo di personale. Senza una scelta netta e inequivocabile della competente Soprintendenza mancherebbe anche la possibilità legale di realizzarlo. Non vedo per la verità neppure chi potrebbe finanziarlo, posto che bisognerebbe comunque non scendere di livello rispetto i Civici musei di Reggio Emilia. Non sarebbe bene fare un museo scadente… sarebbe un torto all’archeologia… e alla Pietra. Penso sia meglio un punto informativo più modesto ma che sia, nel suo genere, di qualità. La proposta che avanziamo è strettamente calibrata sul ruolo del Parco nazionale (ente del Ministero dell’ambiente) e sulle effettive attuali disponibilità; è pensata in base alla specifica missione del Parco, riguardo in particolare la Pietra di Bismantova e all’intreccio e alla pluralità dei valori da fare emergere e proteggere. I musei, in senso proprio e pieno, sono competenza primaria di altre amministrazioni pubbliche locali e statali (il ministero dei beni culturali). In ogni caso, se ci sono altri enti o soggetti in grado di realizzare e gestire un museo, ben vengano. Il Parco nazionale sarà disponibile a collaborare, per la parte che gli compete. Comunque spero che la discussione pubblica possa servire.
(Fausto Giovanelli)
I musei vanno fatti (e gestiti) bene o è meglio non farli o optare per forme più semplici come potrebbero essere quelle proposte dal parco… Io sono di Villa Minozzo sul nostro territorio ci sono il museo del Maggio e il museo degli antichi mestieri e in questi anni sono stati gestiti in maniera direi imbarazzante. Praticamente sempre chiusi salvo aperture eccezionali legate ad altri eventi, mai aggiornati e praticamente mai promossi.
Quindi anche se sono soluzioni intermedie meglio qualcosa di modesto ma accessibile dalla gente che qualcosa di più completo ma sempre chiuso perchè non c’è la possibilità di avere personale..
(commento firmato)
Desidero rispondere al Sig. Giovanelli in merito alla affermazione “il visitatore vedrà che c’è anche un valore di archeologia… e di storia. Saprà, se vorrà, come e dove approfondirne la conoscenza”. Sì, se uno è interessato invece di trattenerlo sul territorio lo indirizziamo direttamente a Reggio, con una amichevole pacca sul sed… Applaudo all’idea… se questo è il modo di fare promozione turistica (e il Parco ne dovrebbe sapere molto). Inoltre, non si dovrebbe pensare (o per lo meno, non solo) alle persone che già sono presenti a Bismantova, ma alla maniera di promuovere le visita, con attrattive locali, di persone che non sono mai venute.
(Giandomenico Reverberi)
Senza offese, ma la storia di Bismantova non può essere paragonata al museo del Maggio e degli antichi mestieri. E Villa non ha le stesse potenzialità di Castelnovo. Per me invece vale la teoria opposta: o le cose si fanno bene o lasciamo perdere e quello del punto informativo credo che non interessi proprio a nessuno. Ricordo che il Parco ha già sperimentato un cosa del genere, e non ha avuto un gran successo (vedi punti info Parco collocati su alcuni locali del crinale).
(Fabio)
Nell’incontro di mercoledì in piazza Unità il rappresentente dei beni culturali ha detto una cosa chiara e molto stimolante: esporre originali costa in personale, autorizzazioni, sedi, sicurezza, mentre esporre copie costa poco e soprattutto si possono toccare. Mi pare che dal punto di vista didattico (sia per le scuole che per gli adulti) potere toccare un reperto serva ad entrare in contatto con esso e con la sua storia. Le copie potrebbero essere esposte quasi ovunque senza grossi problemi, creando un museo diffuso e alternativo al museo classico.
(mc)
Non c’è dubbio che se le cose si devono fare male è meglio non farle.
Ma vi ricordo anche che poco tempo fa sul giornale c’era un articolo di protesta per il fatto che a Canossa il museo fosse sempre chiuso. E parlavano addirittura di multa??? Il fatto che alcuni comuni abbiano aperto piccoli musei locali e non li facciano funzionare in nessun modo o addirittura li tengano chiusi non è certo un buon esempio o un esempio di cui andare fieri. Questi piccoli musei sono possibilità per il territorio e la gente che abita e ci lavora. Sono possibilità per il commercio, per il turismo. Sono possibilità solo per il fatto che la cultura apre i cervelli delle persone, le fa conoscere, le arricchisce. Invece che dire che è meglio non aprirli affatto forse sarebbe meglio “obbligare” gli enti che li hanno aperti e ci hanno speso dei soldi a tenerli con cura, a farli funzionare. A fare il tutto possibile per farli funzionare e portare gente, tutte le persone… il numero maggiore! Se il sig. del “commento firmato” ha visitato la Germania (è solo un esempio, ma è così ovunque) si sarà accorto che persino un cippo romano viene segnalato chilometri, chilometri prima. Con cartelli, manifesti, nelle cartine. Questo per dire che anche le cose meno importanti, da un punto di vista storico o artistico, sono pubblicizzate al massimo. E così succede in altri stati ed altre regioni italiane che hanno fatto della cultura (e del turismo legato ad essa) la fonte principale della loro economia.
Ora, forse il presidente Giovanelli ha ragione a dire che questo non compete solo al Parco… ma noi in questo territorio dobbiamo fare del Parco il nostro punto forte. Abbiamo il comune, certo… ma abbiamo soprattutto un Parco. E la gente viene per questo, non perchè abbiamo edifici storici o pinacoteche. La gente viene a Castelnovo a visitare la Pietra ed il Parco che la racchiude. Ed è il Parco che tutela la natura meravigliosa che abbiamo. E la deve anche promuovere (con gli altri enti, naturalmente, non da solo). E se la natura comprende anche l’arte, l’archeologia, la storia, non è forse una fortuna? E’ una cosa straordinaria, siamo come persone che hanno vinto alla lotteria ma non sanno come cambiare il biglietto vincente.
Si può pensare all’idea di portare materiale a rotazione in prestito dai Musei civici in vetrinette collocate in luoghi diversi… Ma insisto sull’ipotesi di cercare un luogo più adeguato, culturalmente parlando, che non sia un ristorante o un bar. Sono dell’idea che mettere 3-4 vetrine in biblioteca, per esempio, sia una scelta del tutto più logica (intanto c’è un sistema di allarme e c’è sempre personale, silenzio e persino materiale informativo interessante). O ancora in municipio, negli spazi comuni per esempio (c’è persino un custode!); i punti informativi presso locali pubblici possono funzionare ugualmente con materiale informativo e pubblicitario, contatti per guide turistiche, guide o deplians e souvenirs. Ma non come luoghi di esposizione di reperti archeologici! Quelli sarebbe più saggio esporli in un posto comunque più sicuro. E adeguato.
(Chiara)
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Approfittiamo di questo intervento per sottolineare, come peraltro faceva altro lettore, che portare pezzi raccolti alla Pietra, ora ai Musei civici a Reggio, a Castelnovo ne’ Monti non è nè semplice nè automatico. Come dicevano gli esperti l’altra sera nell’incontro sull’archeologia tenutosi in centro storico (lo scarso tempo non ci ha permesso finora di scriverne neppure una breve sintesi; speriamo di riuscire al più presto), ad esempio tutta la collezione Chierici NON POTRA’ mai essere spostata in montagna (a parte l’eventualità di prestito di pezzi nel caso si decidesse di allestire una o più mostre), perchè di proprietà del comune cittadino e non dello Stato. Diverso il caso degli oggetti rinvenuti negli scavi di metà anni ’70 scorsi. Ma non è da scartare per niente l’idea (anzi!) di metter su, a Castelnovo, piccole esposizioni, mostre permanenti di copie dei reperti, che non necessitano della serie di requisiti – pesanti in ogni tempo; ovviamente ancora più in un periodo come questo – prescritti per un museo vero e proprio, con pezzi originali.
(red)
Voglio specificare che stiamo parlando di questo! Sappiamo tutti che i reperti sono a Reggio e li rimangono. Quello di cui ho parlato io è un’altra cosa: si sta valutando l’ipotesi di portarne alcuni su in montagna per mostre temporanee, a rotazione. Non di entrare in possesso dei reperti e di aprire un museo nostro. Si tratta di cercare di esporli temporaneamente visto che i Musei di Reggio sono disponibilissimi a questo tipo di prestito o deposito cauzionale. Solo mi permetto di sottolineare che anche per questo tipo di operazioni temporanee (e ribadisco di prestito) o per mostre, seppure di piccole dimensioni (o piccolissime come per esempio 3-4 vetrine), è necessaria una collocazione decente. Non si possono buttare a caso dal primo che le prende. Sono reperti archeologici, capolavori unici e antichissimi che rappresentano la nostra millenaria cultura. Che differenza economica c’è per gli enti se invece che appoggiare la mostra TEMPORANEA in un bar oppure in un ristorante tra caffè e birre, si appoggiano le vetrine lungo i corridoi della biblioteca? O in municipio? Nessuna… Ci sarà un angolo dove poter mettere queste poche bacheche? Il concetto è lo stesso ma è la qualità che cambia. Abbiamo ripetutamente parlato con i rappresentanti dei musei e sappiamo che, a queste condizioni, non c’è spazio per un vero museo da noi. Bene, ce ne facciamo una ragione. Si pensa però di portare i reperti a rotazione in esposizione (e sono per esposizione) in montagna? Perfetto! E’ un’ottima idea… Ma non li mettiamo 2 di qua e 2 di là. Mettiamoli tutti in uno stesso luogo. Così se li vogliamo vedere andiamo solo in un posto e non giriamo come trottole. Inoltre, insisto su questo concetto che per me, da appassionanta nonchè del mestiere, è fondamentale: la custodia. Se noi mettiamo le nostre 2-3 vetrine in comune oppure in biblioteca, durante l’apertura degli uffici c’è sempre personale (e non parlo di personale nuovo pagato per controllare le vetrine, parlo dei bibliotecari e dei lavoratori che si trovano tutti i giorni in comune), non rimarrebbero incustodite e nemmeno abbandonate a se stesse. Inoltre durante la notte o la chiusura ci sarebbe un sistema di allarme (perchè c’è già, non ne serve uno nuovo).
Per quello che riguarda le copie io ho qualche dubbio anche se è una mia personalissima opinione… Sono manufatti artigianali che costerebbero molti soldi, sebbene rifatti… Varrebbe la pena spendere tanti soldi per dei rifacimenti? E chi andrebbe in un museo per vedere delle opere rifatte? Io da appassionata di arte e di antiquariato (ne ho fatto il mio lavoro) non apprezzo la copia. E’ priva di quel significato emozionale, sensazionale, storico delle autentiche opere d’arte. La copia d’arte manca di quell’anima affascinante che ci porta a fare chilometri e chilometri per vedere esposte le nostre opere preferite. A spendere decine e decine di euro per poter pagare i biglietti di ingresso a mostre o musei, nonchè alberghi e ristoranti. L’arte è portatrice di sensazioni straordinarie oltre che di storia e cultura. Con delle copie, chi potrebbe vivere questo? Io non ci credo. Meglio l’idea delle mostre tempoaranee. Magari i reperti si possono avere a disposizione solo per alcuni mesi… Ma meglio vederli per poco tempo che vedere delle riproduzioni senza molto significato.
(Chiara)