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Dagli Appennini alle Indie

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Le Indie. Che non sono le mete turistiche tanto desiderate in questi giorni di caldana estiva, atolli, spiagge e barriere coralline. Certo le Maldive non sono lontanissime, geograficamente, ma lo spirito davvero è diverso. Mumbai (l'ex Bombay), casa della carità di Versova. E’ quanto aspetta una giovane da poco maggiorenne di Villa Minozzo, che ha sempre amato recitare e mettersi alla prova. In fondo anche questa esperienza lo richiede.

Il percorso di Cecilia, finite le scuole superiori ed in attesa di iniziare una facoltà che ancora non è decisa, ma presumibilmente continuerà la sua passione per il teatro, è davvero inusuale se si considerano i canoni medi dei ragazzi del nostro tempo, perché improntato sul darsi tempo dandolo agli altri. Si potrebbe sintetizzare in questa frase la sua voglia di scoprire se stessa attraverso il donare il proprio tempo – un anno – ai poveri, agli altri.

Lo scorso febbraio ha  iniziato il suo cammino, chiamato anche anno di leva, all’interno delle case della carità; e ne ha già vissute tre. Ora, a Fosdondo di Correggio, è in attesa di partire per la stessa esperienza traslocando però in India. Tre mesi, da luglio a ottobre, insieme ai poveri di Mumbai.

La partenza è fissata per il 18 luglio e il viaggio avverrà con don Davide Castagnetti, fratello della carità di ritorno a Mumbai dopo tre mesi passati in Italia. Don Davide però vive in un quartiere di slum, a Malad East, anche se sempre a Mumbai, ma le distanze in questa città, che potrebbe racchiudere la metafora di un piccolo mondo, tanto è varia in cultura, etnie, religioni, stato sociale, lingua, sono grandi e così sono due le ore di macchina da una parte all’altra.

Al ritorno, Ceci tornerà ad abitare una famiglia di case della carità fino a febbraio, cambiandone diverse a seconda delle esigenze e del volere della sua responsabile, suor Marianna Alfieri, che la manda a seconda del bisogno. Bisogno di altri e di sè. Ceci è una bella testimonianza di coraggio e di voglia di mettersi in gioco. Voglia di conoscere se stessi, il mondo, le proprie attitudini non rimanendo con le mani in mano ma indossando il grembiule, come nel gergo delle case, viene rappresentato  il servizio.

La cosa bella è che frequentando l’ambiente uno scopre che lei non è la sola, ci sono tanti e tanti ragazzi che, con modalità diverse dalla leva, prestano però servizio nelle case, donando il loro tempo e le loro risorse a queste persone così speciali che tanto ci insegnano l’umiltà e l’ascolto, in un mondo spesso prepotente e assordante in cui tanti parlano e ascoltano solo la propria voce.

 

3 COMMENTS

  1. E’ bello sapere che ci sono dei giovani che dedicano del tempo a chi ha bisogno senza bisogno di una remunerazione economica. Forse Cecilia ha qualcosa da insegnarci che le permette di sentirsi remunerata da un sorriso, da una carezza o da una storia raccontata da un anziano. Credo che questa dote sia rara e ancor’più in un giovane. Brava Cecilia, difficilmente trovo persone da cui credo di poter imparare e tu lo sei. Buon viaggio, sperando che l’esperienza che hai scelto non sia troppo difficile e che tu ritorni con tante belle cose da raccontare e con la gioia nel cuore.
    (una lettrice)