VETTO (27 giugno 2012) – Nell’Appennino reggiano, all’ingresso del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, c’è un’eccellenza paesaggistica degna del patrimonio Unesco. Due giorni di appuntamenti e il riconoscimento della biennale del paesaggio.
LE PARTICOLARITA’
E’ la miriade di muri a secco che, singolarmente sono concentrati particolarmente in un solo comune: Vetto. Secoli di lavoro manuale e diversi chilometri di estensione, anche meritori d’essere paragonati a un bel tratto della muraglia cinese. Solo sasso, niente cemento e realizzati esclusivamente con l’ingegno e le braccia dell’uomo nei secoli.
“Non c’è identità in questo paese che non si riconosca nei muretti a secco – dice Fabio Ruffini, assessore del Comune di Vetto – ed è per questo motivo che da qualche anno ci siamo messi in moto per il loro ripristino e la loro manutenzione. Oggi presentiamo l’avvio di questo percorso ma, anche, riflettiamo sul valore per l’Appennino di questo monumento naturale”
“Un patrimonio che, però, era degradato dal tempo e rischiava di perdersi con numerosi crolli e l’avanzare della vegetazione. Rischiava di perdersi la manutenzione del territorio, assieme alla sua identità: ecco il motivo del nostro coinvolgimento” afferma Marino Zani, presidente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale
IL RICONOSCIMENTO
Il primo importante riconoscimento dei muretti a secco di Vetto è l’avvenuto con l’inserimento dell’area nei Paesaggi Naturali e seminaturali protetti della collina reggiana – Terre di Matilde La Provincia ha poi deciso anche l’inserimento nella Biennale del paesaggio di Reggio Emilia. “Un segno identificativo forte, quello della Biennale, su un simbolo di una unicità che, nel nostro territorio, affianca Canossa, paesaggio fluviali, altri edifici storici – afferma Mirko Tutino, assessore alla pianificazione, cultura, paesaggio, ambiente della Provincia di Reggio Emilia. In questo modo possiamo dimostrare la particolarità dei muretti a secco di Vetto come emblema di un paesaggio multicolore, da tutelare e rendere noto anche grazie all’iniziativa reggiana della Biennale, che da sempre intende il paesaggio come un’occasione di racconto della società stessa”.
GLI APPUNTAMENTI
Assieme, quindi, gli enti che sostengono questo recupero Comune di Vetto, Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, della Provincia di Reggio Emilia, della Regione Emilia Romagna, Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano presentano le due giornate all’interno della Biennale dedicate al racconto dei muretti.
Si inizia sabato 30 giugno, alle 17.30 presso l’aia del castello di Vetto, con “Terrazzamenti di Vetto: identità di un paesaggio ritrovato e della sua comunità”, una due giorni di eventi che racconteranno la storia di questo patrimonio, tra interventi, documenti e immagini.
Una full immersion nel vettese, tra le parole del sindaco e dei progettisti che hanno ideato l’impresa e l’esposizione di una fitta documentazione. Ma non è tutto, perché si terminerà in bellezza con un aperitivo in compagnia e, alle 21, sempre nell’aia, la proiezione del film firmato Ermanno Olmi “Rupi del vino” e del filmato documentaristico “Ieri, oggi, domani. Nelle terre dei muretti” di Gabriele Arlotti sui terrazzamenti vettesi.
Domenica 1° luglio si aprirà invece alle 17 con una visita guidata lungo i sentieri dei terrazzamenti, con partenza dall’aia del Castello di Vetto. Lungo il percorso alcuni muratori mostreranno come si costruiscono i muri a secco entrando nel vivo della storia.
Alle ore 18 verrà poi proiettato il documentario “Le vie dell’acqua - Il canale d’Enza”, mentre alle 21, uno spettacolo a cura dalla Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia chiuderà il week end.
IL RECUPERO
Se ne è parlato in diversi parte negli ultimi anni (le prime interpellanze in proposito erano del 2006), quindi il recupero dei terrazzamenti prende corpo da un progetto dell’architetto Silvia Costetti e dell’agronomo paesaggista Giuseppe Baldi: “i terrazzamenti adiacenti all'abitato di Vetto costituiscono un unicum paesaggistico di inestimabile valore, una ciclopica sistemazione dei versanti realizzata con secoli di lavoro per la singolarità della condizione pedo-climatica e per il favorevole microclima di quest’area dove si registrano temperature e valori di evaporazione tali da rendere praticabili coltivazioni inconsuete per le quote altimetriche locali. Gli obiettivi del nostro progetto sono: - il recupero e il risanamento ambientale del sistema dei terrazzamenti, finalizzati a conservare gli habitat, ad aumentare l’efficienza dei sistemi naturali, ripristinare l’assetto idrogeologico, preservare le caratteristiche paesaggistiche e valorizzare le specificità culturali, storiche ed antropologiche locali - il restauro della rete sentieristica al fine di permettere la fruizione dell’area – il riuso attivo dei versanti dove si prevedono coltivazioni sperimentali in collaborazione con la facoltà di agraria di Bologna e con il contributo del Gal.
Tra gli interventi, quello del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, che ha deciso di sostenere parte dell’impresa, stimata in ben 200.000 euro. “E’ un progetto finanziato dal ‘Piano di Azione Ambientale per un futuro sostenibile 2011/2013’ della Regione Emilia-Romagna - spiga Aronne Ruffini, dirigente dell’Ufficio Ambiente Agroforestale della Bonifica – e col quale ci prefiggiamo il rifacimento di alcuni terrazzamenti significativi.
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La locandina dell'evento:
Vetto paese dei terrazzamenti monumentali
VETTO e i suoi magnifici TERRAZZAMENTI
Una “eccellenza paesaggistica degna del patrimonio Unesco” un “unicum paesaggistco di inestimabile valore” e altro si potrebbe aggiungere sullo stesso tenore. Sono tutte definizioni più che appropriate e meritate per definire i terrazzamenti che si trovano a monte di Vetto capoluogo e che sono una cosa “seria”, frutto del faticoso lavoro dei nostri progenitori e antenati per rendere quanto più coltivabili terreni che erano allora difficili ed impervi. Ciò che invece fa un po’ sorridere sono le parole dei nostri governanti locali, comunali e provinciali, che danno l’idea di violer passare come gli scopritori di queste bellezze naturali – ci perdonino questa nostra impressione – quasi che le stesse fossero venute fortunosamente alla luce nel corso degli scavi archeologici da loro commissionati. I muretti a secco che scorrono lungo i pendii sovrastati l’abitato di Vetto sono lì da sempre e da sempre i più anziani di età ne hanno parlato, ma nessuno di quegli amministratori che oggi sono “saliti sul carro” pare essersene mai accorto. C’è voluta probabilmente una corrispondenza del 4 ottobre 2006, indirizzata al sindaco di Vetto e al presidente della Comunità montana a smuovere i loro “animi”. Quella lunga lettera portava la firma del sottoscritto, a quel tempo capoguppo della minoranza consiliare, e di Paolo Bolognesi, quale nostro rappresentante nell’ente comunitario, e si soffermava sui pregi di tali manufatti, e anche sul loro valore fortemente simbolico e sull’opportunità del loro recupero.
Noi non vogliamo prenderci alcun merito in proposito, perchè interventi di questa natura hanno bisogno del concorso di tutti – chi li pensa e propone, chi li progetta, chi li finanza… ma l’occasione ci serve per dire che molte delle nostre “eccellenze” ambientali vanno a lungo nel dimenticatoio perchè si pensa troppo spesso al “nuovo” e si trascura di riflesso l’esistente, insieme alla sua prevenzione e valorizzazione (salvo poi attribuirsi il merito e se mai “pavoneggiarsi”, per la scoperta di ciò che avevamo da sempre sotto gli occhi).
(Giovanni Ferrari, coordinatore Pdl di Vetto)