Non chiedete cosa è la fretta a Ugo Viappiani. Non avrebbe tempo per rispondervi perché, forse, impegnato a scrivere qualcuna delle sue massime. O, più probabilmente, si prenderebbe una mezza giornata per raccontarvi che questo mondo corre davvero troppo in fretta.
Impazza, spopola, nel tu per tu, un librettino tascabile edito in poco più di dieci copie ciclostilate a mano. “Perché mi pareva giusto che non fosse un libro stampato senza il giusto tempo!” spiega Ugo a Redacon e, naturalmente, il testo è rigorosamente scritto a mano da noto artista e calligrafo castelnovese
Si intitola “La Prèsia – Pensiografie di Ugo Viappiani” e a metà dell’opera anche una seconda copertina dal titolo “Ma… chi l’ha dett?”.
Una serie di massime del tutto inedite, modi di dire, rigorosamente in dialetto, ora per sorridere, ora per pensare, ore per riflettere amaramente ma, sempre, con un piglio di saggezza. Chiediamo venia se proponiamo una ingenerosa traduzione accanto – che certo non dà merito della musicalità e dell’efficacia del dialetto – ma è per agevolare i lettori che non hanno dimestichezza con la nostra lingua madre. E, pure, chiediamo perdono a Ugo se saccheggiamo alcuni esempi. Il suo testo è solo la parte virgolettata, ma, la sua fatica, merita un pubblico vasto.
Sul tempo: “Quand in catema mia al temp, da qualca parta l’ema pers” (quando non troviamo il tempo da qualche parte l’abbiamo perso).
Su chi va sempre di fretta: “Chi an sa mia coma far pasar al temp, al sapia che al temp al pasa listes” (chi non sa mica come fare passare il tempo, sappia che il tempo passa ugualmente).
Arguzia: “Dal volti im sed e i spett ca pasa al temp: in l’ho mai vist” (delle volte mi siedo e aspetto che passi il tempo: non l’ho mai visto).
Per chi va sempre di corsa: “Al far i lavur a la svelta dopa at toca invian un atre” (a fare i lavori in fretta dopo tocca avviarne un altro).
Promemoria: “Camina fort fin c’at vö ma al temp t’an ga pâs mia davanti” (cammina forte finchè vuoi ma al tempo non ci passi davanti).
Sofferenza e vecchiaia: “I minût in pasi mai. Ma i’ann i vuli” (i minuti non passano mai, ma gli anni volano).
Viaggi: “Si dev partir a la svelta per turnar a la svelta, i fagh pù prest a star a ca’” (se devo partire in fretta per tornare presto faccio prima a stare a casa).
Con una convinzione: “Da la ‘Presia’ as pöl anca guarir, ma an ga völ mia prèsia” (dalla fretta si può anche guarire, ma non ci vuole fretta).
Cacciatori: “Se al temp al vula, al dev star atent ai casadur” (se il tempo vola deve stare attento ai cacciatori).
La seconda parte dell’opera racchiude altre perle sul mondo. Come una constatazione iniziale: “In t’al gnent, pôch l’è tant” (nel nulla il poco è molto).
Categorie di lavoratori: “I péss ì en i pitur: i n’in fan ad tü-c i clur" (i peggiori sono i pittori: ne fanno di tutti i colori)
Sulla ricchezza: “Mei nüd nâ, che vestî e mort” (meglio nato nudo che vestito e morto) oppure “Un sgnur an sa mia coma a sa sta da puvret. Al puvret an sa mia coma a sa sta da sgnur, però a sl’immagina” (un signore non sa come si sta da poveretti. Il poveretto non sa come si sta da signori, però se lo immagina).
Forse pensando alla crisi economica: “Sempre ben l’an pöl andar: sempre mal l’an pöl durâr" (sempre bene non può andare, sempre male non può durare).
Fede vissuta: “La mèsa la cumincia quand as ven föra d’in cêša” (la messa inizia quando si viene fuori d’in chiesa).
Storia: “La guera la va spiegada; la pâš, no” (la guerra va spiegata, la pace no).
Buon senso: “Quand ûn al völ ragiun a tü-c i cost, dagla: as ved cl’è armâš sensa” (quando uno vuole ragione a tutti i costi, dagliela: si vede che è rimasto senza).
Quando scrive Ugo? “Quando capita – risponde il nostro - . Tengo un block notes per appunti, ma a volte le penso anche di notte e me le trascrivo al mattino”. Ideato nottetempo è lo scioglilingua sul cavallo e la presunzione dei propri punti di vista. “Cavand al mi caval, an gh’è nè cavala né caval c’al vala al tu caval” (togliendo il mio cavallo, non c’è ne cavalla ne cavallo che valga come il tuo cavallo).
Per farla breve, il mondo è semplice: “I fiö di sgnur i g’an al sistema neurovegetativo labile. I fiö di puvret i’en mat” (i figli dei signori hanno il sistema neurovegetativo labile. I figli dei poveretti sono matti”.
E ricordate sempre che “Ogni istâ g’à al su autun e pr’ogni inverne a gh’è la su priavera” (ogni estate ha il suo autunno e per ogni inverno c’è la sua primavera).
(G.A.)
Non finirò mai di lodare i meriti di Ugo, Grande Persona, “capas ad tot”!!! Modo di dire che ha due interpretazioni: una positiva e una negativa… “Te capas ad tot sensa schers”, sai Ugo, e la mia è l’interpretazione positivissima! Te l’ho detto personalmente in occasione dell’ultima tua opera d’arte perché tu ogni cosa che fai diventa ARTE e l’ARTE è amore per il bello: quel bello che tu hai nel cuore! Bravo e simpatico… Leggendo questo articolo ho sorriso e chi riesce a regalare un sorriso… ha già fatto un capolavoro.
Grazie quindi a Ugo e grazie a Redacon!
(Luisa Valdesalici)