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Qualche osservazione, la premessa è d’obbligo, che non vuole assolutamente banalizzare la sofferenza di tante persone.
Il periodo di grave difficoltà che stiamo vivendo mi pare esemplare del valore che tutti annettiamo al soldo. Senza soldi non si mangia, certo. Però, ad essere onesti, dobbiamo riconoscere che anche quando il pane non manca cambia poco. Desideriamo altro. Raggiunto altro miriamo ad altro ancora. E difficilmente ci accontentiamo. La posizione della pecunia è assolutamente e sempre lì: sul gradino più alto del podio. Senza, pare di cadere nel vuoto (e purtroppo capita non solo metaforicamente). A quale ramo attaccarsi se questa economia/finanza che ci siamo scelti, abbiamo costruito e in cui siamo vissuti e nuotiamo restringe il nostro campo di vista e d’azione e i nostri desideri? Se ci fa ritenere che non esista alternativa e che a borsellino vuoto tutto sbiadisca e perda di significato? Cambiando poco ma quanto basta il titolo di un noto film (che non ho visto) titolerei: il dolore dei soldi.
Parliamo di quella strana roba che si chiama solidarietà verso i nostri simili. Non però quelle elemosine e quegli impegni, anche attivi, notevoli e costanti, materiali e non (e dici poco), che tuttavia – questo mi pare il punto – non scalfiscono neppure minimamente il nostro modo e tenore di vita, la nostra scala valoriale e non inducono alcuna riflessione che porti a ripensamenti e modifiche reali del nostro essere.
Tutto il contrario, cioè, di come funziona (e viene fatta funzionare, per il beneficio dei pochi che prevede necessariamente il detrimento dei tanti) la nostra società, basata rigidamente sull’egoismo e sull’individualismo. Dove le disgrazie dei più deboli o di chi soccombe o non tiene il ritmo imposto, e in qualche modo “accettato”, sono parte dell'ingranaggio e ad esso funzionali. E non parlo od entro in disquisizioni su capitalismo o non capitalismo. Mi riferisco in generale a come “funziona il mondo”. Perché i diversi sistemi economici e politici che la storia ci ha proposto trovano tutti fondamento, di fatto, sull’assunto che i nostri comportamenti e reazioni verso le cose e le persone, più o meno istintivi, sono di un certo tipo.
“Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i propri amici”. Non si parlava di portafogli.
(Marta)