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Iren il giorno dopo

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Iren fa parlare. L'assemblea svoltasi ieri nella sede legale, a Reggio Emilia, ha suscitato diverse reazioni da parte di esponenti e forze politiche. Ve li proponiamo.

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Nell'assemblea degli azioni di Iren, col silenzio assordante dei delegati di Fsu, si è sancita una spaccatura tra i comuni emiliani ed i piccoli azionisti nei confronti di Torino e Genova. Gli azionisti Fsu, pur invitati più volte a parlare e spiegare la propria posizione dal sottoscritto, con faccia tosta sono sprofondati in un silenzio tombale. Da una serie di domande fatte al consiglio di amministrazioni si sono apprese numerose notizie alcune delle quali inquietanti, ma andiamo con ordine.
Il Comune di Torino ha un debito nei confronti di Iren che invece di diminuire si allarga a macchia d'olio. 225 milioni di euro è già il debito consolidato, a cui si devono aggiungere le ultime bollette non pagate da Fassino per altri 29 milioni di euro, portando ad oggi il debito nei confronti della società a 259 milioni di euro. E' questo forse il modo con cui il Comune di Torino scambia la liquidità del dividendo con l'aumento del debito nei confronti di Iren? Con il suo silenzio-assenso ha avallato la vendetta del sindaco uscente di Genova Vincenzi nei confronti del Pd che non l'ha sostenuta alle primarie. Il debito di Torino, pur fruttifero, è abbondantemente inferiore agli interessi che Iren sta pagando alle banche e la perdita della società non può più continuare ad esserci. I sindaci smiliani su questo punto dovranno essere chiari: o il debito viene ripagato in poco tempo o il Comune di Torino, se ha da rispettare il patto di stabilità, ceda ad Iren un controvalore in azioni prive di voto estinguendo il debito. Per quanto riguarda Fsu, bene avrebbe fatto l'ex sindaco Chiamparino a scioglierla. Con il comportamento di ieri, tacendo negli interventi e spingendo solo bottoni per votare, ha dimostrato di essere un carrozzone paga gettoni, privo di capacità decisionale; nessuna spiegazione ai sindaci emiliani firmatari del patto, che ponevono questione giuste. Centinaia di migliaia di euro gettati al vento per parare gli amministratori di Fsu per schiacciare solo un bottone al momento del voto. Dietro questa scelta c'è la vendetta consumata dall'ormai ex sindaco di Genova Vincenzi. Una vendetta contro i Pd, non solo della sua città, e soprattutto per lasciare a mani vuote il bilancio comunale della città che il prossimo sindaco dovrà amministrare. Anche qui chiediamo ai sindaci emiliani di chiedere, dopo il ballottaggio di Genova, di concordare una nuova convocazione dell'assemblea dove obiettivo sia la riconquista della fiducia dei piccoli azionisti prevedendo un dividendo speciale in corso d'anno e la riduzione dei emolumenti agli amministratori.
Ultime due questioni:
1. la dismissione degli immobili in atto per venderli ad un fondo immobiliare per poi fare con loro contratti d'affitto, con un minimo di 18 anni, prorogabili con altri 6, di capire bene l'operazione finanziaria. Di queste esperienze creative di Tremonti la stampa ha già dato larga dimostrazione negli anni che si sono rilevate tutte improduttive e spesso si celavano dietro zone grigie se non del tutto nere. Su questo i Comunisti italiani seguiranno passo passo le scelte che farà il consiglio di amministrazione;
2. la voce del bilancio pubblicità è aumentata in modo esponenziale quest'anno, sembra quasi una fonte alternativa per i vari sindaci di finanziare iniziative della loro città; anche su questo bisognerà iniziare a scindere i vari milioni di spesa per zone geografiche al fine capire l'omogeneità della distribuzione pubblicitaria sulle varie aree dei soci istituzionali di Iren.

(Donato Vena, Comunisti italiani - Federazione della sinistra)

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L'esito (scontato) dell'assemblea dei soci Iren di ieri dimostra in modo incontrovertibile la criticità di due questioni fondamentali e legate tra loro: - il potere decisionale, come da tempo sosteniamo, si è chiaramente spostato a Torino a Genova e a poco giova attribuire al sindaco uscente di Genova Vincenzi le responsabilità del mancato sostegno alla proposta emiliana di incrementare i dividendi; - l'indirizzo dei soci delle nostre province di ridurre i compensi agli amministratori (di per sé non risolutivo, se non si stabiliscono criteri oggettivi economico-sociali di valutazione del loro operato, come quelli proposti da Idv) si è rivelato debole di fronte all'ormai palese arroganza di una dirigenza che non riconosce più il ruolo sociale dell'azienda e degli azionisiti pubblici (ancora maggioritari).

Quantomeno sconcertanti risultano anche le dichiarazioni del presidente Bazzano, che sul tema della tariffa dell'acqua e del rispetto dell'esito referendario ha riportato dati diversi da quelli presentati dalla stessa Iren nel progetto di bilancio 2011, alimentando perciò ulteriormente le nostre perplessità sugli effettivi margini del settore idrico. Per tutto ciò, non basta proporre dismissioni di asset non strategici per risolvere i gravi problemi economico-finanziari di Iren, che per primi abbiamo denunciato, e interrompere il rovinoso andamento del titolo: occorre riportare realmente i nostri territori e i loro interessi al centro della missione aziendale. Puntare soltanto ai dividendi (che, nonostante le previsioni per l'anno in corso, non sono scontati) non porta ormai da nessuna parte, se non ai deludenti risultati che quest'assemblea ha impietosamente evidenziato.

(Francesco Fantuzzi, dipartimento economia e finanza Idv Emilia-Romagna)

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Apprendo con dispiacere dalla stampa che l'assemblea iren di ieri ha confermato a maggioranza i compensi agli amministarori in barba alla "politica del rigore" tanto sbandierata dal governo monti, sostenuto anche dal mio partito. Compensi che superano i 1000 euro al giorno quando un singolo dipendente Iren medio arriva a 1200 mensile e un pensionato a 500. Vorrei anche ricordare che c'è gente che non arriva alla fine del mese. La delusione più grave è che l'approvazione di tali compensi è avvenuta anche grazie a soci pubblici targati Pd a differenza di quelli emiliani che si sono attivati per applicare la linea del rigore. Ad amareggiarmi maggiormente sono le dichiarazioni fatte dall'ing. Roberto Bazzano, presidente Iren, quando sotiene che per lui elargire un dividento di 16 o 32 milioni di euro non fa alcuna differenza, come riportato dalla stampa. Nel caso specifico di Casina l'applicazione di un dividendo richiesto dal portavoce Mammi, 0,025 per azione anzichè lo 0,013, come proposto dal presidente Iren, oltre che dare un segnale positivo ai mercati sarebbe una risorsa importante da spendere sul territorio in questo momento di crisi estrema. Chiedo e mi auguro che da parte della dirigenza del mio partito a livello locale regionale e nazionale ci sia una determinata e decisa presa di posiozine sui temi sostenuti dal portavoce Mammi per fare in modo che un' ingiustizia come questa sia posta in garanzia.

(Luca Zini, segretario Pd Casina)

 

3 COMMENTS

  1. Forse in altri tempi i cittadini che pagano fior di quattrini GAS ed ACQUA e SPAZZATURA sarebbero andati sotto casa di codesti personaggi, super menager che hanno indebitato Iren sino al collasso!!! E che dire di questi sindaci che hanno voluto la fusione ed ora si trovano senza SOLDI a causa dei dividendi quasi da miseria? Come faranno a quadrare i bilanci? Oltre il danno la beffa!!! E chi paga? I cittadini che si vedranno tagliati i servizi dai COMUNI…… ma che paese.
    Sempre la stessa storia…

    (Roberto Malvolti)