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Il figlio del ministro d’Irlanda salvato da due reggiane

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“Senza queste due donne coraggiose, Giovanna Quadreri e Mercedes Zobbi non saremmo qui. Nostro padre, il paracadutista  del 2nd SAS Frank Mulvey, ferito durante Operazione Tombola a Botteghe d’Albinea, fu trovato e portato in salvo da loro”.

Sembra una favola, ma è realtà. Le emozioni, rinchiuse per decenni nei loro cuori nel ricordo di una storia che gli fu narrata quando erano bambine, ora corrono veloci. Alla velocità di internet. E’ l’ incredibile avventura umana  che stanno vivendo le quattro figlie ed il figlio del paracadutista irlandese Frank Mulvey, ferito a Villa Calvi la notte del 27 marzo 1945 durante l’assalto al comando tedesco della Linea Gotica occidentale. Il parà allora neanche ventenne, fu  soccorso e portato in salvo da due giovanissime staffette della squadra “Gufo Nero”: Giovanna Quadreri “Libertà” che oggi vive in città a Buco del Signore e Mercedes Zobbi “Tundra”, originaria di Villa Minozzo, ora residente ad Arceto.

Sessantasette anni dopo, l’incredibile avventura di guerra, ribellione e libertà di questo paracadutista di Dublino,  figlio di un deputato e ministro della prima Repubblica d’Irlanda libera, che si arruolò nell’esercito degli “odiati” inglesi a soli 16 anni pur di combattere i nazifascisti  è emersa dai meravigliosi e misteriosi scrigni della Storia vera. Quella scritta senza retorica e con gesti veri da uomini e donne che sembrano senza tempo. Dopo la guerra, Mulvey, per terrore di una rappresaglia dell’IRA che avrebbe potuto considerarlo un “traditore” per essersi arruolato anche nelle forze speciali di Sua Maestà, non ritornò mai più in Irlanda. Visse ad Hastings in Inghilterra dove si sposò  e morì a soli 56 anni,  giusto trent’anni fa, il 30 aprile 1982. Li ha cresciuto la sua grande famiglia: quattro figlie ed un figlio che oggi vivono tutti tra Londra e Hastings e Dubai in Arabia Saudita. Destino e innovazione, la famiglia ha ritrovato chi salvò il loro futuro papà grazie ad internet ed un libro, “Il bracciale di sterline” scritto da Matteo Incerti e Valentina Ruozi per Aliberti. Romanzo questo che giunto alla 2a edizione giovedì verrà presentato con i Modena City Ramblers alla Fiera del libro di Torino.  Il romanzo parla  di Operazione Tombola e dell’episodio del salvataggio di Mulvey. Le ricerche via internet dell’autore del libro e collaboratore del “Carlino” Matteo Incerti e del  formidabile cacciatore di ricordi di guerra, il reggiano Michele Becchi - suoi i ritrovamenti di decine di storie e reperti di arei caduti in giro per il mondo ndr - sono state l’anello di congiunzione magico. Qualche giorno fa i due reggiani, su un sito inglese dedicato alle forze armate speciali, hanno ricevuto un messaggio da Diana e Tara Mulvey, due delle figlie.

“Su un sito inglese abbiamo letto di questo libro  pubblicato in Italia e di altre ricerche, così abbiamo contattato via internet Matteo  e Michele ai quali siamo profondamente grati” spiega Diane Mulvey, che oggi vive a Londra. “Fato e destino, mio padre tra qualche giorno l’8 maggio avrebbe compiuto 87 anni. Mai avremmo immaginato di conoscere la storia, i nomi e ritrovare vive le due donne che lo portarono in salvo” spiega Tara. Il primo “thank you” di cuore dalla famiglia Mulvey,  Giovanna Quadreri lo ha ricevuto al telefono venerdì da parte di Diana. “Giovanna non può immaginare cosa significa per noi poterla ringraziare. Senza di lei e l’altra staffetta nostro padre non si sarebbe salvato e noi non saremmo qui oggi. Presto verremo tutti in Italia per abbracciarle, ringraziarle e vedere i luoghi dove nostro padre combattè e fu ferito”. Emozionantissima Giovanna Quadreri, che allora aveva 16 anni. “Sono senza parole. Non pensavo alla mia età di dover provare una emozione così. Quando sono stati rimessi insieme i pezzi di questa storia, le persone per il libro ero piacevolmente stupita ogni volta da storie sempre più incredibili. Ma questa è veramente grandissima, al telefono non sapevo cosa dire…”. Giovanna ha riconosciuto immediatamente  Mulvey da una foto inviatale via internet dalle figlie. “Si è proprio lui, viso tirato, giovanissimo e bello…” racconta con gli occhi lucidi. “E’ proprio vero che chi cerca trova e la vita e la storia non smettono mai di stupirci” conclude accarezzando la vecchia istantanea.

 IL DIARIO

Fondamentale per ricostruire ogni dettaglio della storia narrata nel libro “Il bracciale di sterline” e che conferma l’identità del paracadutista soccorso, è stato anche  il diario dell’allora prete di Albinea  don Alberto Ugolotti che il 27 marzo 1945 annotò: “Alle 6.30 suonano alla porta della canonica. Il signor Gino Cottafavi contadino della ‘Vezzana’ mi viene a dire che nella notte ha accolto e soccorso un militare inglese rimasto ferito nel combattimento nell’attacco (…). Il militare è tutt’ora presso il Cottafavi (…). Il militare aveva questi connotati Pct. Mulvey F. 3 Sqd n. 2 SAS RE gt ovvero n. 5892465 Pct Mulvey F3 Sq. del 2° Sa Rept. C/O A.p.o. England”. “Sì, lo trovammo proprio dai Cottafavi mentre cercavamo feriti da ore, lo portammo via nascosto dentro un carro agricolo, poi dopo una sparatoria di alcuni tedeschi contro di noi su un sentiero verso Casina lasciammo il carro e legammo il soldato ferito ad un mulo, su fino a Secchio alla missione inglese.

 

Video: Giovanna Quadreri "Libertà" e Mercedes Zobbi "Tundra" raccontano il salvataggio del soldato inglese Mulvey - luglio 2011

 

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