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Ma quello del Pd è un laboratorio perpetuo?

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Trovo il documento del Segretario "montanaro" del Pd veramente irritante nella sua sferzante arroganza. L'irritazione è provocata dalla supponenza che deriva dalla presunzione di essere il depositario della verità e di poter trattare la cosa pubblica come se fosse del partito. I sindaci, gli enti e gli organismi sono superflui e/o debbono eseguire quanto deciso nelle riunioni del Pd?. Per altro il Segretario insiste nel dire cose ovvie alle persone che fanno politica da decenni come se cose fossero... cose nuove. Con il suo coordinamento il Pd si riunirebbe, in una sorta di laboratorio perpetuo, per parlare dei problemi del territorio, delle iniziative da prendere, dalle opere da realizzare in un autoreferenzialità del pensiero programmatico che tutto prevede. Scrive che, in pratica, nel nostro Appennino c’è un impegno volontario (fatto salvo i soldi dei finanziamento pubblico ai partiti) che è in grado di affrontare e risolvere ogni problema senza bisogno di essere disturbato o di avere contributi. Neppure dai sindaci che peraltro, a differenza sua, sono stati eletti. Il fatto che si ritrovino a discutere dei problemi potrebbe sembrare una cosa lodevole se non fosse che la classe politica che ha gestito, senza interruzioni per oltre 60 anni (tre generazioni piene) tutto quello che era gestibile: programmazione del territorio, dell'economia, della viabilità, della politica del lavoro per i giovani etc. non ha concretizzato opere, iniziative degne di essere quantificate. In pratica c’è stata la gestione del passato, del presente e, si pretenderebbe ci fosse anche quella del futuro del nostro Appennino, ma...... eccoli qua portatori di ovvietà mai concretizzate. Il Segretario “montanaro” del Pd afferma in pratica che, Senatori, Deputati, Presidenti di Regione, di Province, di Comunità montane, di Sindaci, di Parco nazionale, di Gal, di Atc. e anche Presidenti delle bocciofile hanno lavorato per noi, e nonostante tutto continuano, dopo 60 anni di riunioni politiche, a lavorare per noi. Speriamo che trovino il bandolo della matassa e arrivino a qualcosa. Io, non so se sono solo, ma faccio fatica a comprenderlo: mi sembra di un altro pianeta. Voglio inoltre dire che agli abitanti della nostra montagna non sono state create le stesse opportunità che vengono date ai cittadini della pianura e che la forza politica che ha gestito il tutto si PRODIgasse anche per il nostro territorio, i nostri giovani e la nostra imprese…

Il nostro territorio è veramente in "green" inteso come fatto economico e non solo paesaggisticamente parlando. In questo contesto deve essere valutata, urgentissimamente, la necessaria opera di rinnovamento di questa classe politica che si ritrova ancora con i riti vecchi e ritriti senza realizzare nessuno di quei risultati che cerca di inseguire da decenni. Nessuno in effetti conosce il risultato di questi incontri “di cellula” e i più possono verificare, nei fatti, lo scarso risultato concreto sul nostro territorio scaturito da cosi lunghi e significativi sforzi. Il Pd montano è collegato con il Pd della pianura, del paese, del territorio? E quali sono gli ordini del giorno delle riunioni che fanno affinché anche i normali cittadini e contribuenti possano partecipare? Parleranno ancora dell’unica lontra che peraltro non ha “messo su famiglia” e di cui si è perso ogni traccia. Si saranno posti il problema che possa essere stata mangiata, fra atroci sofferenze dai lupi? Si saranno posti il problema di sostituirla con un monumento commemorativo anziché realizzare qualche opera concreta? Sul canile hanno una posizione o stanno continuando nel pellegrinaggio sperando di trovare una collocazione e dopo aver incontrato i cittadini di quasi tutto il territorio montano sono ancora in riflessiva attesa? Sulle reti informatiche e sulla copertura del territorio della banda larga ne avranno parlato? Dei depuratori e delle reti fognarie nei paesi e nei siti Sic, si sa qualcosa? Degli agricoltori e per l’agricoltura si è visto qualche realizzazione concreta? Del problema delle viabilità comunali e provinciali in montagna ne parlano ancora? O sperano che venga chiusa l’Anas? Passeranno dalla lunghissima fase dell’elaborazione alla fase dell’attuazione? E soprattutto ne sono capaci?

(Conte da Palude)

14 COMMENTS

  1. Conte da Palude, la sua prosa non è altro che lo stantio, vecchio, obsoleto inconcludente mantra che da anni ripete l’ing. Aistan. Con un’opposizione così, a meno di cadute rovinose stile “Messia da Gemonio”, questa classe dirigente si perpetuerà per qualche altra vita; tante banalità, dai lupi alle lontre, che non viene nemmeno voglia di avviare una discussione.

    (Valvassore del Signore di Monchiello)

  2. Mi par di capire, da ciò che scrive questo fantomatico Conte da Palude, che la nostra montagna da sessant’anni è abbandonata a stessa e quindi critica gli amministratori pubblici che si sono avvicendati nei decenni passati senza risolvere alcun problema. L’estensore perciò afferma che in tutte le istanze dove questi “signori” si sono cimentati hanno fatto solo chiacchiere, chiacchiere e chiacchiere. In effetti qualcosa hanno fatto, si sono garantiti il “lavoro” sotto casa ed hanno potuto fare un’esistenza sufficientemente tranquilla e, perchè no, metter da parte anche un po’ di soldini e perpetuare, in qualche caso, questo stato di cose anche ai loro discendenti. Certo che lei, signor Conte, stando a ciò che i documenti storici riferiscono, circa i comportamenti della sua famiglia, i “da Palude”, non ha molto per esserne fiero in quanto vengono sovente ricordati per la loro avidità e per le loro azioni banditesche compiute a danno di cose e persone montanare a partire dal 1267 con alla testa il conte Jacopino con l’uccisione del Dallo signore di Bismantova e tutti i suoi uomini e annettendosi quel territorio: per la verità la cosa non gli portò molta fortuna. Sicuramente non fu un’azione filantropica nè tantomeno tendente a migliorare le condizioni generali di quel territorio e dei suoi abitanti ma semplicemente una conquista per soddisfare la loro famelicità. Dunque, caro Conte da Palude, se lei ha idee e proposte per aiutare la nostra montagna a correggere e quindi migliorare le condizioni generali del nostro territorio, si faccia avanti, troverà chi la sosterrà. Già che ci sono, anche al valvassore del signore di Monchiello voglio dire di non nascondersi dietro al “monte” ma si palesi ed esprima le proprie idee e come desiderebbe fossero realizzate. Diversamente sono le solite critiche senza costrutto che lasciano il tempo che trovano e chi “governa” bene o male continuerà a “governare” nonostante il disappunro dei Conti e dei Valvassori. Saluti.

    (Sergio Tagliati)

  3. Complimenti caro Sergio, sottoscrivo tutto. Ne approfitto per rinnovare l’invito a Redacon a non pubblicare commenti anonimi. Il confronto delle idee ha senso se non ci si nasconde, altrimenti il rischio è di discutere con i fantasmi.

    (Armido Malvolti)

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    NOTA DELLA REDAZIONE: Anonimo è colui in quale non fornisce le sue generalità complete alla redazione. Questi, ovviamente, non sono pubblicati, spesso nemmeno per le felicitazioni o condoglianze. L’utilizzo di pseudonimi o di “lettere firmate” è in voga dal tempo della stampa. Non si capisce perché dovremmo fare il contrario e, a tutti i costi, obbligare un lettore a rendersi manifesto nella misura in cui ci tiene a fare sapere il suo pensiero che, se rispettoso, è pubblicato al pari di altri.

  4. Per me che leggo, uno che si firma con una sigla o uno pseudonimo è persona anonima e poco importa se la redazione sa di chi si tratta. Proprio perché mi dà fastidio interloquire con chi si nasconde, ho diradato di molto i miei interventi e so di non essere il solo a pensarla così.

    (Armido Malvolti)

    RISPONDE LA REDAZIONE: Oltre metà degli articoli di un quotidiano non sono firmati: è un motivo in più per leggere con curiosità. In merito ai nostri commenti, chi si firma per esteso, chi per siglato, chi per pseudonimo; chi risponde, chi non risponde, chi si arrabbia o, anche, si infastidisce: nel diverso, di solito, c’è il sale della democrazia.

  5. Caro Direttore, è vero che alcuni articoli di giornale, in particolare quelli che trattano la politica o fatti e persone che hanno a che fare con la politica non sono firmati. E’ però consetudine consolidata attribuire al Direttore del giornale stesso quegli scritti. Inoltre molto spesso troviamo più articoli firmati con le semplici iniziali del stesso giornalista, che in altra parte del giornale firma per esteso, con nome e cognome; questo mi dicono che avvenga perchè, la consuetudine o la regola, sia che un giornalista non possa o non debba firmare per esteso più di un pezzo, comunque anche in questo caso non si tratta di anonimato perche l’estensore è individuabilissimo. Il sale della Democrazia e anche quello di poter criticare chi si nasconde dietro pseudomini o nomi inesistenti. Nella “culla” della Democrazia, IV secolo a.C., Aristofane in uno dei suoi scritti lasciò intendere che Socrate nei simposi da lui tenuti ad Atene si facesse pagare dai suoi discepoli, cosa non vera. Infatti Platone lesse quelle accuse e confutò Aristofane, smentendolo e accusandolo di avere scritto il falso. Platone dunque potè ristabilre la verità perche chi aveva mentito diffamando Socrate si era firmato. Saluti

    (Sergio Tagliati)

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    RISPONDE LA REDAZIONE – Con tutto il rispetto per Aristofane e Platone, non ci risulta che esista alcuna regola per impedire a un giornalista di firmare più di un pezzo. Più che di “consuetudine consolidata di attribuire al Direttore del giornale stesso quegli scritti” è semplicemente la legge sulla stampa che attribuisce la responsabilità legale di articoli non firmati al Direttore, tra cui anche le Lettere (o i Commenti firmati): ma questo, ovviamente, non significa che il Direttore condivida o esprima tale contenuto.

  6. Tra coloro che preferiscono non riportare il proprio nome per esteso, e ricorrono pertanto a sigle o pseudonimi, c’è probabilmente una fascia di persone che intende dare maggior risalto all’idea e al pensiero, cioè al contenuto dei commenti o delle note, piuttosto che al rispettivo autore.
    Non possiamo in effetti nasconderci che la “firma” personalizza di fatto gli scritti, e può così spostare l’attenzione sul loro estensore, col risultato che la lettura di quanto vi viene detto potrebbe essere condizionata da una sorta di “pregiudizio”.
    Dobbiamo poi mettere anche in conto chi preferisce non esporsi più di tanto, vuoi per una innata riservatezza, vuoi per eventuali altre ragioni che vanno comunque rispettate.

    (Paolo Bolognesi)

  7. Redacon ha scelto una linea editoriale e fa bene a farla ripettare ed a difenderla. Altra cosa e’ voler avviare un discorso che si vuole serio sui destini della montagna. Se si pensa di farlo firmandosi Conte da Palude o Fulminat La Penna non si puo’ biasimare l’appelativo di nessuno.

    (Valvassore del Signore di Monchiello)

  8. Vorrei ricordare che in Grecia tanti anni fa la gente si firmava perchè era in democrazia e chiunque poteva esprimere il proprio pensiero
    senza timore .Oggi da noi e specialmente in queste lande montane pare che convenga stare zitti e attenti a non esternare troppo le proprie opinioni o le proprie critiche, specialmente ai nostri amministratori ed al loro operato.
    Qualora uno non potesse trattenersi dal farlo deve ricorrere ad uno pseudonimo per non esporsi(da noi non è prudente esporsi troppo).
    Chiediamoci il perchè di questo, piuttosto che rimuginare sulle firme o sugli speudonimi. Alla fine fine poi quel che conta sono ii concetti e le opinioni espresse, e non le firme.
    (Un messaggio per il Conte della Palude: ” In nome dei Dallo da Bismantova Le Propongo un armistizio ed una pace incondizionata .
    Dimentichiamoci così degli incresciosi episodi avvenuti tanti anni fa..
    Le rinnovo i miei complimenti

    (Dallo da Bismantova)

  9. Simpatico questo Fulminant La Penna che in fatto di trombonerie è magico e speciale e trova sempre soluzioni geniali ai problemi che si presentano di volta in volta. Siamo sempre sul “comico” naturalmente perciò, ridiamo e scherziamo, che il tutto fa’ buon sangue e visti i tempi! Ad maiora.

    (Zorro)

  10. Caro Dallo, faccio fatica, anche a distanza di quasi otto secoli, a condividirti nel ritenere valide, per me, solo presunte buone ragioni, che il feroce Jacopino Della Palude, spalleggiato dal suo numeroso e ben armato “esercito”, aveva per distruggere il tuo, seppur, povero villaggio trucidando te e la tua striminzita scorta e forse anche non preparata alla “guerra” ma, solo in grado di difendersi da eventuali predoni locali. La tua odierna e ingenua dichiarazione sta ancora a dimostrare che eri e rimani il vero “Signore di Bismantova” e giustamente ancora oggi ci si ricorda di te. Pensa caro Dallo, che con un po’ di fortuna e senza quel tragico episodio, tu o/e i tuoi figli avreste avuto, quarant’anni dopo, l’opportunità di conoscere e ospitare il Sommo Poeta e sicuramente, noi “moderni” avremmo potuto sapere qualcosa di più di quel: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli, montasi su Bismantova e in Cacume………..”. Torno a Jacopino per riaffermare che nessuna ragione poteva giustificare quel massacro. Sono altresì sicuro che se i montanari di allora si fossero coalizzati, il della Palude sarebbe tornato alla Crovara con le”pive nel sacco” . Ritorno un attimo al XX secolo, anni 50/60, collegio senatoriale Castelnovo ne’ Monti/Sassuolo, era candidato un signore sassolese, che ai montanari reggiani, per migliorare le condizioni economiche consigliava di piantare “noccioleti” mentre nel comprensorio della sua città, Sassuolo, mandava abbondanti finanziamenti. La morale qual’è, che lo “starniero” ora come allora ha avuto il compiacimento delle ingenue popolazioni locali, probabilmente mal consigliate da chi aveva convenienza a mantenere le cose come stavano. Bismantova serviva a Jacopino per dimostrare la sua forza contrattuale ai Potenti di allora e all’uomo politico per fare carriera (l’ha fatta) e soddisfare le sue ambizioni. Per concludere, del territorio castelnovese e dintorni non interessava niente a nessuno dei due. Con tanti saluti a Jacopino e quell’uomo politico il quale raccoglieva numerosi voti ma che utilizzava per tutto tranne che aiutare chi in montagna l’aveva votato. Infatti ricordo molto bene quei tempi e quanti montanari siano andati a cercare lavoro nelle grandi città italiane ed anche ad emigrare in Francia, Svizzera, Australia e Stati Uniti. Perciò caro Dallo, suggerisci al tuo novello “amico” conte La Palude, stando a quanto ha scritto, ha pieno di idee o almeno di critiche ne ha fatte tante, di darsi da fare. saluti

    (Sergio Tagliati)

  11. Ora che mi ci fa pensare , chissa in casa di chi ha dormito Dante Alighieri. quando passò da questa parti….ma?
    Credo però che le critiche fatte dal Conte della Palude non abbiano niente a che vedere con questo problema ……

    (Dallo da Bismantova)

  12. Ma quello del Pd è un laboratorio perpetuo?
    Forse mi è sfuggito qualcosa, ma il tema del dibattito era il titolo sopra indicato o chi si firma, non si firma, usa uno pseudomino o una sigla?
    Concordo con la Redazione di Redacon, la libertà di espressione, se civile, può essere espressa anche solo con una sigla.
    (L.C.)