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Siccità, il centrodestra vuole la diga

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Sul tema della siccità riceviamo e pubblichiamo.

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Da giorni i quotidiani locali parlano della siccità che sta affliggendo la nostra agricoltura e della grande  preoccupazione espressa al riguardo dalle associazioni di categoria, che temono ripercussioni sui coltivi, vale a dire un forte calo dei raccolti (in ordine al quale si cerca anche di quantificare l’entità del danno subito dagli agricoltori reggiani).

Onde far fronte a un tale stato di cose il Consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po si era espresso per iniziare con un buon mese di anticipo l’immissione di acqua nei canali di irrigazione, dare cioè il via all’intervento già sul finire di marzo, anziché ad inizio maggio come di consueto, nonostante sia previsto a breve un periodo di piogge (che viene però ritenuto insufficiente a supplire il deficit idrico in atto).

Ci  troviamo in buona sostanza a dover affrontare una situazione emergenziale, che non può non interessare l’intera  nostra società, posto che l’agricoltura e l’agro-alimentare sono uno dei principali pilastri del nostro sistema economico, che va tenuto ben caro e che anzi andrebbe rilanciato, perché proprio i momenti di crisi come quello attuale ce ne fanno capire la vitale importanza (e anche il grande valore aggiunto, inteso nella sua più ampia accezione).

Ma del resto l’allarme idrico sta divenendo di fatto una costante, nel senso che si ripropone sempre con maggior frequenza, verosimilmente anche a causa delle mutate condizioni climatiche, che non sembrano più avere un carattere sporadico, ed episodico, come fino a qualche anno fa avremmo anche potuto pensare.

Giunti a questo punto e lungi dal voler fare del catastrofismo, occorre a nostro avviso che si affronti  fin da ora la questione in maniera più organica, senza ulteriori rinvii e tergiversazioni, così da evitare di trovarci domani in presenza di una persistente carenza idrica, la quale - insieme agli immaginabili disagi per aziende e famiglie - potrebbe provocare un cospicuo rialzo delle tariffe (vedi quanto è stato preannunciato in questi giorni per le bollette della luce, ossia dei  consumi elettrici) ad appesantire ancora di più  il carico delle spese che ogni nucleo familiare  si trova già sulle spalle e che sta diventando francamente insopportabile.

Logica vuole dunque che ci si muova adesso per non arrivare poi troppo tardi, e  la politica  deve essere in prima fila per trovare  la  soluzione più appropriata e pertinente  al  “problema acqua”, la cui portata e prevedibilità deve giusto  indurre tutti a muoversi  con il necessario anticipo  (nel senso che dobbiamo prevenirne le  conseguenze piuttosto che rincorrerle).

Noi pensiamo che la diga di Vetto sia in proposito la risposta più naturale e sensata per ogni tipologia di utenza e lo andiamo dicendo da lungo tempo ormai.  Proprio stamani abbiamo letto sulla stampa locale l’appello lanciato in questo senso dal rappresentante della Lega nord in Val d’Enza, il quale ricorda anche che 25 anni or sono la nostra Provincia diceva di stoccare l’acqua proprio in questo fiume, o torrente che dir si voglia, per soddisfare il fabbisogno idrico.

Si può ovviamente essere di parere diverso da quello nostro, com’è il caso delle maggioranze politiche che stanno governando la nostra Provincia e la nostra Regione, ma queste devono allora uscire dalla teoria e dalla astrattezza e anche dalle pregiudiziali ideologiche e formulare proposte chiare e precise, dirci cioè in quale direzione intendono procedere, e in quali tempi;  a meno che non ritengano che il problema idrico sia del tutto rientrato, e divenuto dunque inesistente, ma allora dovrebbero dichiararlo in maniera esplicita e spiegarcene anche le ragioni.

Ogni tanto voci provenienti dalla sinistra e dintorni fanno riemergere  l’ipotesi delle mini-dighe sul corso dell’Enza, ma  rimangono comunque sul vago e poi ritorna immancabilmente il silenzio, segno che le stesse forze politiche di sinistra non sono poi tanto convinte di siffatto progetto.

A noi pare invece che l’argomento acqua meriti risposte ed iniziative concrete e vorremmo pertanto che da parte dei governanti locali  si usasse quantomeno la stessa chiarezza che ha da sempre contraddistinto l’azione  dei fautori della diga di Vetto.

(Giovanni Ferrari, coordinatore Pdl di Vetto)

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L’ALLARME SICCITA’ E LA DIGA DI VETTO

La prolungata situazione di siccità, che colpisce l’intera Emilia-Romagna, interessa anche la provincia di Reggio-Emilia. “Questa situazione rende estremamente attuale il tema della Diga di Vetto. La realizzazione della diga consentirebbe alle imprese edili locali, messe in difficoltà dalla crisi attuale, di risalire la china, e permetterebbe la realizzazione di una riserva idrica in grado di produrre energia elettrica pulita e programmabile pari o superiore a 60.000 Mwh; acqua pulita, anche ad uso irriguo, per le terre del Parmigiano Reggiano. La costruzione della Diga consentirebbe, appunto, di riportare lavoro e sviluppo nei comuni montanidi Reggio Emilia e Parmae contribuirebbe a ridurre il dissesto del territorio montano. L’investimento sarebbe coperto dalla vendita dell’energia idroelettrica e dalla cessione delle acque a IREN e ai Consorzi di Bonifica. Questi ultimi, unitamente allaRegione Emilia Romagna, furono i promotori del progetto. La Valle dell’Enza è rimasta forse l’ultima in Italia in cui è possibile realizzare questo tipo di opera ad un costo limitato: per la presenza degli inerti a monte della diga, per la configurazione dei versanti eper lo scarsoimpatto relativamente le infrastrutture presenti. La configurazione valliva e la portata annuale dell’Enza e dei suoi cinque affluenti, consentirebbero la realizzazione di un invaso di 102 milioni di mc: soluzione ottimale nel rapporto costi benefici. Gli stessi cittadini-utenti sarebbero avvantaggiati dalla costruzione della Diga di Vetto in quanto consentirebbe loro di fruire di acqua potabile di migliore qualità e a costi inferiori, verrebbero, inoltre, rivalutati gli immobili presenti nella zona. Le aziende agricole, quelle attive nel settore delle costruzioni e tutto l’agroalimentaredi Reggio Emilia e Parmaattendono da anni che si costruisca la Diga di Vetto. Tergiversare significa soltanto danneggiare ulteriormente l’economia emiliana. Il presidente Errani metta in atto una politica di priorità, abbandonando gli interessi di partito.

(Fabio Filippi, consigliere regionale Pdl)

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- “Diga di Vetto contro la siccità? Filippi e il centrodestra dovrebbero farsi un giro a Ridracoli”

 

 

5 COMMENTS

  1. A vedere che gli esponenti del Pdl vogliono così fortemente quest’opera mi sorge un dubbio. Se a qualche raduno o congresso di partito, avete sentito qualcuno inneggiare “viva la diga”, beh… mi sa che quasi sicuramente avete capito male…

    (Aderito)

  2. A richiedere la diga di Vetto non è e non deve essere solo il centrodestra; come al solito, non deve essere una questione politica; deve farlo chiunque pensi che lo spreco del bene più importante dell’Umanità, l’acqua, deve finire; questo deve essere gridato a tutti: politici, amministratori e cittadini.
    A fronte dei cambiamenti climatici che stanno provocando morte e danni; al costante aumento dei fabbisogni idrici ad uso plurimo; al fabbisogno energetico del paese Italia che impone l’utilizzo delle sorgenti alternative per produrre energia elettrica pulita, ecc.; non fare nulla per impedire lo spreco delle acque dell’Enza è un vero sacrilegio.
    In tutta l’Emilia-Romagna la valle dell’Enza è l’unica valle che consente la realizzazione di una riserva idrica di circa 100 milioni di metri cubi, ben poca cosa rispetto ad altre dighe italiane come quella di Monte Cotugno di 650 milioni o quella di Eleonora di 850 milioni e tante altre; ma sufficiente per ridurre l’uso delle acque “colorate” del Po per irrigare gran parte dei prodotti alimentari che troviamo sulle nostre tavole; si sappia che solo l’impianto di Boretto, il più potente in Europa, solleva oltre 200 milioni di metri cubi di acqua ogni anno; il doppio della capacità idrica della diga di Vetto, ma qualcuno continua a sostenere che la Diga non serve; è incredibile.
    Altri paventano disastri ambientali o alluvionali; senza tenere conto che lo Studio di impatto ambientale, redatto da 5 società di livello internazionale, costato tre anni di lavoro e vari miliardi di vecchie lire a noi italiani, ha dato tutte le garanzie possibili per la sicurezza sismica e dei versanti; definendo inoltre: i secoli e secoli che servono per una limitatissima perdita della capacità idrica del lago dovuta all’interrimento (solo una perdita); la regimentazione e la destinazione delle acque; i cambiamenti climatici; il potere di laminazione delle onde di piena per eliminare pericoli di alluvioni a valle; la valorizzazione turistico ambientale del comprensorio montano, il minimo deflusso vitale; il risollevamento delle falde; la produzione di energia elettrica e tanto altro; questo non è il Comitato pro diga a dirlo, ma le società che hanno sottoscritto e depositato al Ministero dell’Ambiente lo Studio di impatto ambientale.
    Di fronte all’aumento dei fabbisogni idrici; alla crisi economica; a lavoratori che si tolgono la vita per i debiti; allo spopolamento e al dissesto dei paesi montani, ecc.; non sostenere quest’opera è inspiegabile; ben sapendo che da lavoro, produce energia elettrica pulita per circa 30.000 persone, contribuisce a ridurre l’inquinamento, porta sviluppo al territorio montano, garantisce acqua pulita al comparto agroalimentare di Parma e Reggio, riduce l’uso delle acque del Po e i suoi consumi di energia per il pompaggio, da ottima acqua ai rubinetti di Parma e Reggio, assicura il minimo deflusso vitale a torrenti e canali, contribuisce a mantenere costante il livello delle falde e protegge la Valle dell’Enza da possibili alluvione; facendo della Valle dell’Enza la Valle più importante di tutta l’Emilia-Romagna; la Valle che fornirebbe acqua all’agricoltura, a paesi e città, energia elettrica pulita e che darebbe lavoro a tanti e per sempre.
    Tutto questo dovrebbe far comprendere ai poteri politici provinciali e regionale che la diga di Vetto va subito inserita nei Piani irrigui e che va riattivato l’iter della ripresa dei lavori; se questo non avverrà l’agroalimentare di Reggio Emilia e Parma non avrà un futuro roseo e sulla media e alta Val d’Enza continuerà lo spopolamento, l’abbandono e il dissesto e non ci sarà alcun futuro per i giovani dei paesi montani; sarà la fine per tanti e la gioia di coloro che vogliono questa fine.
    Si ricorda inoltre che sprecando le acque dell’Enza si sprecano milioni e milioni di euro ogni anno e si toglie la speranza a tanti reggiani e oarmensi di avere un lavoro garantito e per sempre, quì a casa loro; questo grazie a chi si oppone a quest’opera, a chi non la sostiene e chi si inventa di tutto per impedire che venga realizzata.

    (Lino Franzini, presidente del Comitato promotore della diga di Vetto)