Riceviamo e pubblichiamo.
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Ormai anche quest’anno ci avviciniamo al consueto rituale della apertura e/o pre-apertura della stagione venatoria. Tutti i pubblici amministratori competenti e i responsabili di Atc e Associazioni Venatorie si affanneranno a raccomandare attenzione e rispetto delle regole. Nel frattempo leggiamo che qualche giorno fa abbiamo dovuto registrare un altro episodio di avvelenamento nei pressi della Pietra di Bismantova. Fatto preoccupante, ma che si inserisce nella serie storica di eventi che abbiamo registrato in questi anni; di solito gli avvelenamenti si sono sempre concentrati nel periodo di fine inverno-primavera e cessavano del tutto quando iniziavano le attività venatorie.
Credo sia ora che la Provincia, che si era impegnata a diffondere informazioni preventive, sollecitando il pubblico a denunciare gli eventi al notissimo numero verde 800-352292, comunichi un bilancio della situazione ed una valutazione sulla utilità delle misure adottate.
I casi registrati in questi anni sono numerosi ed evidentemente rappresentano soltanto la punta dell’iceberg dato che non tutti i casi vengono scoperti e denunciati e nessuno in ogni caso denuncia la soppressione dei predatori selvatici (volpi, poiane, faine...) che l’insensibilità venatoria continua a chiamare “nocivi”.
Purtroppo quella lamentata è una piaga i cui responsabili sono difficili da sorprendere sul fatto, tuttavia sono del tutto evidenti gli interessi perseguiti e cioè quelli di fare "piazza pulita" dei predatori che si nutrono di selvaggina, ponendosi così su posizioni concorrenziali e quindi di danneggiamento rispetto ad una categoria ben precisa e facilmente individuabile di persone.
Allora, tenuto conto che è possibile almeno contrastare gli scopi dei disseminatori di polpette, rendendo di fatto inutile, se non per loro addirittura controproducente l'esecrabile attività che tanto li impegna, da tempo abbiamo sempre chiesto alla Provincia e/o ai Sindaci interessati, di adottare un rimedio sicuramente efficace: chiusura della caccia per 3 anni in un raggio di 3 km, ovvero divieto di catture a scopo di ripopolamento per uguali periodi e distanze dal luogo di rinvenimento dei bocconi avvelenati, applicando l'art. 51 della L.R. 8/94.
Questa iniziativa, che gli enti interessati non hanno mai voluto mettere in atto, porrebbe gli avvelenatori di fronte a rischio di preziose perdite di territorio venatorio e magari porrebbe fine a quel velo di omertà che troppo spesso consente ai “compagni che sbagliano” di restare anonimi.
Dal momento che nessuno è colpevole fino alla Cassazione e, dati i tempi della giustizia che, come sappiamo, ha già ben più gravi problemi, di fatto anche i casi di flagranza di reato si sono persi nei tempi della prescrizione e nessuno è mai stato condannato per reati che potrebbero avere conseguenze ben più gravi del solo avvelenamento di animali.
Reggio Emilia, 22-3-2012
(Stella Borghi, presidente dell'associazione "Amici della Terra")
Sarebbe un’ottima soluzione, semplice ed economica. Ma temo che ci siano troppi interessi ed interessati in ballo quindi non si farà nulla.
Con stima.
(Alessandro)
Carissima Stella Borghi, a forza di gridare al lupo al lupo forse un giorno ARRIVERA’.
Le racconto questa storia, che non è una storia ma una verità.
Anni fa vi era un mio vicino di casa, NON CACCIATORE, ma semplicemente non AMANTE DEI CANi, che non voleva animali nei suoi campi, nel suo cortile e nemmeno vicino a casa, costui disseminava di “succulenti” bocconi al veleno di topi i campi circostanti.
Le racconto questo per farle capire che se non si hanno le prove è inutile addossare le colpe a destra o manca.
Sicuramente ci potrà essere qualche essere UMANO che è anche cacciatore, che fa questo, ma dire che sono solo loro è un’altra storia.
Per la serietà che contraddistingue la mia persona, le dò la mia disponibilità ed anche quella della ATC per organizzare controlli su questi incresciosi casi.
Concludo dicendo che se vi è qualcuno che sa, l’unica via è quella di denunciare.
(Roberto Malvolti)
Sig.ra Borghi, premetto di non essere un cacciatore, ma proprietario di un bellissimo cane. Mi sembra assurdo dal mio punto di vista la sua proposta di chiudere la caccia per 3 anni e per un raggio di 3 km dal luogo di ritrovamento dei bocconi avvelenati, lei si rende conto di cosa sono 3 km? Lei si rende conto dei danni provocati all’agricoltura dagli ungulati? Basta dare le colpe solo ai cacciatori, i delinquenti si trovano tra tutte le categorie, cacciatori e non cacciatori.
(Luca Marco Cagnoli, assessore Comune di Ligonchio)
Chiusura della caccia per tre anni in un raggio di 3 km?? Ottima idea, però il conto dei danni agricoli lo paga tutto Lei, Signora Borghi!! Ripeto, ottima idea!!
(Anthony)
Cosa vuol dire? Che se facessero rispettare una sanzione prevista dalla Legge in caso di questi gravissimi fatti, nessuno pagherebbe i lauti (forse anche gonfiati) risarcimenti all’agricoltura?! Mi sembra quasi un ricatto…
(Alessandro)
Quindi ricapitolando i alcuni commenti (augurandomi di aver mal interpretato le loro parole) piuttosto che risarcire eventuali danni all’agricoltura (premesso che bisognerebbe valutarli meglio visto quanto vengono a costare qui in montagna dei campetti di patate…) si ritiene sia meglio non usufruire di leggi regionali in vigore che potrebbero far ridurre drasticamente il fenomeno…? E’ vero che in alcuni casi può essere anche il gesto di un folle che ce l’ha a morte con i cani del vicino ma nella maggioranza dei casi sappiamo benissimo tutti (anche chi fa finta di non saperlo…) qual è la categoria che trae “benefici” da questi gesti non a caso fu istituita la legge regionale in questione…
Con questo lungi da me mettere in croce i cacciatori ma varrebbe la pena provare, no? Se la sig. Borghi ha ragione i casi diminuiranno drasticamente e sarebbe un successo di civiltà; in caso contrario si eliminerebbero una volta per tutte i sospetti nei confronti dei cacciatori. O forse è meglio lasciare tutto com’è…?
(Pierpaolo)