Si è tenuta ieri mattina a Gazzolo di Ramiseto una conferenza stampa del neocostituito Comitato contro il canile ai Pianelli e per il bene di Canova. Questo il documento prodotto dal medesimo.
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"La quasi totalità dei cittadini e delle famiglie interessate all’impatto ambientale del previsto canile nella zona Pianelli, manifestano la loro contrarietà all’opera che si intende realizzare e per dar voce al dissenso hanno costituito un comitato per intraprendere tutte le iniziative utili a impedirne la realizzazione. Invitano l’amministrazione comunale di Ramiseto e la Comunità Montana a recedere dal loro proposito. Chiedono che sia ripristinata la corretta dialettica democratica tra amministratori e cittadini. E’ inaccettabile non voler consultare preventivamente i cittadini, di ignorare le oltre 100 firme raccolte, non dare nessuna comunicazione di riscontro alle richieste avanzate nel merito del progetto del canile. In sostanza l’amministrazione intende ignorare l’esistenza del dissenso della stragrande maggioranza dei cittadini dei paesi interessati al canile. Inoltre nel corso del dibattito sulla presentazione del progetto (25 febbraio) abbiamo ribadito la necessità di un loro confronto con gli abitanti di Canova e dintorni ma tuttora non si sono fatti sentire, abbiamo consegnato e protocollato il giorno23- 02 -12, una richiesta d’informazioni da loro già possedute e non se ne sa nulla. Nel frattempo l’amministrazione comunale continua a spendere soldi dei cittadini in studi di fattibilità!
Consideriamo il luogo prescelto assolutamente inadatto a ospitare il canile. La notevole qualità paesaggistica della zona, con il susseguirsi di campi perfettamente coltivati delimitati da siepi e viottoli con specie diverse arboree e alberi da frutto antichi, la presenza di risorgive, e di molti corsi d’acqua, l’assenza di forti dislivelli fa della zona il luogo ideale, per gli abitanti, per fare piacevoli passeggiate a piedi, in bicicletta o a cavallo in un ambiente coltivato nel rispetto della natura. Esso va considerato come un valore aggiunto al vivere in montagna. Zona certamente a vocazione agrituristica, da destinarsi all’attività agricola e all’allevamento degli animali in armonia con la presenza dell’uomo E non certamente dal devastante canile da 220 posti che produrrebbe la distruzione dell’habitat (corsi d’acqua, carraie, piante e coltivo) e inquinamento. Sarebbe un duro colpo allo sviluppo occupazionale compatibile con l’ambiente, nel settore agricolo e turistico, non certamente compensato con l’eventuale incerta occupazione derivante dal canile.
La costruzione del canile produrrebbe la rovina dei paesi limitrofi. Accelererebbe in modo irreversibile la decadenza. Siamo seri. Chi mai può essere colui che in presenza di un canile intenda investire il proprio denaro a ristrutturare o costruire case? E chi ha speso risparmi a sistemare la casa ora si trova a fare i conti con la svalutazione del proprio bene. Non ci sono proposte risolutive da parte dell’Amministrazione, se non quella di abbandonare il progetto del canile.
Vorremmo che ci si rendesse conto che le case distano dal luogo del canile poche centinaia di metri. Da 150 a circa 800. All’interno di una valle che per tutta la sua ampiezza, da Canova a Casolobbio si odono distintamente in pieno giorno, i suoni prodotti dall’uomo e l’abbaiare dei cani intenti entrambi alle proprie attività. Perché è una valle sonora. V’immaginate 220 cani che ininterrottamente abbaiano e rispondono ai cani dei paesi e quelli dediti alla caccia? E agli animali selvatici presenti in abbondanza nella valle? Che fine fa la vivibilità tanto ricercata in questi paesi a costo di sacrifici e rinunzie per chi non ha voluto emigrare e per chi pur per necessità ha emigrato e vuole ritornare? Per non parlare dell’odore che genera un canile di siffatta specie e del traffico. Siamo seri si rinuncia al progetto. In buona sostanza, il canile, previsto dalle leggi, deve essere fatto individuando un altro sito più consono allo scopo. Ci permettiamo di dire all’ente programmatore (Comunità Montana) che per evitare il continuo rifiuto degli abitanti coinvolti occorre considerare le diverse specificità del territorio dei dodici comuni della comunità montana. Pensare di costruire un canile di 220 posti nel crinale a poche centinaia di metri dai confini del Parco Nazionale non ci pare cosa saggia. Alcuni di noi del comitato hanno visitato i canili collocati nella pianura e che hanno le dimensioni sostanzialmente identiche. Ci sono problemi legati alla gestione quotidiana che necessariamente si basa sull’attività volontaria altrimenti irrisolvibili per mantenere decoro e sufficiente pulizia dei canili. E' pensabile che nel crinale questo sia possibile? Noi diciamo di no. Le persone sono poche e anziane. I volontari dovranno venire da lontano e sobbarcarsi viaggi estenuanti in tutte le stagioni con i rischi di vederli sempre meno all’opera. Con scadimento della gestione. Crediamo che si debba rivalutare l’ipotesi del canile collocato sulla statale 63 nel centro della montagna per ridurre al massimo possibile i disagi e le difficoltà dei trasferimenti. Crediamo anche che il Comune di Castelnovo né Monti, comune capo comprensorio, debba farsi carico del problema anche perché è collocato in posizione centrale e comoda a tutti i comuni limitrofi. Essere comune capo comprensorio non significa solo gestire le eccellenze ma anche i problemi. Oneri e onori.
Per ultimo ma andrebbe collocato per primo, il problema dei costi. La spesa preventivata di 2 milioni e 300 mila euro è, in questa situazione economica, improponibile. Punto. Il costo previsto in altre località giudicate idonee dalla stessa comunità montana era di circa 500 mila euro. Tutta un’altra cosa. Perché, allora, sperperare tanti soldi per la costruzione di un canile in una zona decentrata e scomoda, quando si può puntare in un comune della montagna meno disagiato e più ricco di manodopera di volontariato? Evitiamo gli sprechi, i lavori costosi che strappano risorse preziose ai settori veramente importanti come la sanità e l’istruzione. La sobrietà è un valore in questa situazione di crisi.
Canova di Ramiseto, venerdì 9 marzo 2012
Forse i nostri amministratori vorranno rendere la vita dei montanari ancora più difficile, con la speranza che, estenuati da tutte queste problematiche, lascino il territorio, e il PARCO… scenda a valle incontrastato…
(Liliana Dazzi)
Visto che la storia e’ sempre quella e cioe’ SI al canile purche’ a casa degli altri, avrei una proposta.
Perche’ invece di un canile e relativi servizi (accalappiacani ect) al servizio di tutto il comprensorio montano ogni Comune non provvede per se stesso ? Eviteremmo queste liti tra vicini e, i Comuni piu’ sensibili al problema, potranno avere il LORO canile comunale per la custodia e riconsegna ai proprietari almeno dei cani registrati persi, scappati o lasciati liberi nel LORO territorio comunale. Non e’ la soluzione definitiva ma sempre megio di niente.
(Alessandro)