“Giù le mani dall’ufficio postale”: gli abitanti di Minozzo non ci stanno all’imminente chiusura del servizio e il Comune è con loro. “Chiediamo a Poste italiane di rivedere la decisione - dichiara con fermezza il sindaco Luigi Fiocchi - perché la valenza di questo presidio non può essere ridotta ad aride logiche commerciali”.
Sottolinea il primo cittadino: “In un recente incontro con l’azienda Poste, in cui abbiamo espresso e motivato la nostra contrarietà alla scelta, ci era stato assicurato che avrebbero riflettuto attentamente, ma nel giro di poche ore è invece giunta la ‘doccia fredda’, una laconica comunicazione in cui si ribadisce che l’ufficio della frazione serrerà, addirittura da mercoledì prossimo”.
L’apertura delle poste di Minozzo era già stata limitata “a tre giorni la settimana - spiega Fiocchi - riuscendo comunque a garantire un servizio rilevante rispetto alle necessità della popolazione. Il territorio ha una forte vocazione agricola e artigianale, con un tessuto economico potenzialmente in grado di rispondere agli ‘standard’ di Poste italiane. Loro non sono più un ente pubblico ma comunque una società a controllo statale, che deve sicuramente avere attenzione a criteri di equilibrio economico, ma in un contesto generale, non penalizzando quindi e comunque le zone più deboli, come quelle montane. Se la logica dei ‘conti a tavolino’ fosse per tutti l’unico metro di giudizio, in Appennino probabilmente non ci sarebbe più alcun servizio”.
Conclude il sindaco di Villa Minozzo: “Le nostre rimostranze non possono essere ignorate. Ci appelliamo al buon senso. I servizi essenziali devono essere mantenuti sul territorio, e l’ufficio postale di Minozzo è uno di questi”.
* * *
Ci scrive la Pro loco di Minozzo.
-----
Vi scrivo da parte della Pro loco di Minozzo, vorrei sapere se è possibile fare un articolo sull'imminente chiusura della Posta di Minozzo che ha lasciato tutti i cittadini a bocca aperta. Oltretutto la chiusura avverrà nei prossimi giorni e non tutti i cittadini ne sono a conoscenza, visto che la notizia si è diffusa solo pochi giorni fa, senza preavviso e senza la possibilità di poter fare qualcosa. Stiamo conducendo una raccolta firme, sarà possibile firmare in tutti i negozi e bar di Minozzo fino a domenica. Non sappiamo a quanto possa servire tutto questo, ma ci proviamo. Chiediamo solo che la chiusura sia posticipata, proveremo (se è un problema di utenze) a fare il possibile per farla lavorare di più. E' un servizio che non può essere tolto a un paese come Minozzo, dove siamo molto preoccupati.
(Valeria Politi, per la Pro loco)
* * *
Correlati:
- Minozzo prova a difendere con le unghie il suo ufficio postale (7 marzo 2012)
Come minozzese (fuori sede) e come cittadina che vorrebbe veder anteposti gli interessi di tutti agli interessi di pochi, mi unisco alla protesta dei miei compaesani e provvederò a firmare la petizione quanto prima. Ritengo, però, che molto più efficace sarebbe far lavorare di più l’ufficio che è ormai una piccola banca e che (purtroppo) per sopravvivere deve dimostrare, soprattutto, di saper raccogliere denaro. Questa è la logica e a questa logica (purtroppo) ci si dovrà adattare se non si vuol perdere del tutto questo importante servizio. Mi auguro che la chiara posizione del sindaco Fiocchi e la nostra mobilitazione riescano a non far chiudere il piccolo, prezioso ufficio nell’angolo della piazza di Minozzo, reso negli anni luogo accogliente e brillantemente operativo dall’ottima Fabrizia.
(Nazzarena Milani)
L’Appennino perde un altro ufficio postale. Tutti concorrono ad impoverire l’Appennino reggiano: ieri fu chiuso insieme a tanti altri U.P. quello di Cervarezza, oggi tocca a Minozzo. Così la montagna diventa più povera e molti vanno verso la pianura. Bisognarebbe fare come quelli dell’anti Tav. In bocca al lupo… e speriamo che la direzione delle poste ci ripensi… mah!
(B.T.)
Concordo perfettamente con quanto detto da Nazzarena. Io e la mia famiglia gestiamo da oltre trent’anni qui in paese un esercizio commerciale, capiamo quanto sia essenziale mantenere “vivo” il nostro Minozzo. La presenza della Posta, di una chiesa storicamente importante, della rocca, del medico, di un bell’alimentari, di due validi bar, del nostro, di officine meccaniche, del caseificio, di stalloni e di molto altro, conferiscono dignità e prestigio ad ognuno di noi che ci abita con orgoglio e affetto. Agli occhi dei clienti tutto ciò che riusciamo a mostrare e far apprezzare è molto gratificante e ci aiuta anche a vivere con soddisfazione e tenacia nonostante le ovvie scomodità di posizione geografica e quant’altro. E ora… ora chiude il nostro ufficio postale… nonostante l’impegno encomiabile della nostra Campi Fabrizia, la “Fabry”, sempre pronta a compilarci bollettini e a venirci incontro in ogni modo. E’ un po’ come una sconfitta… Un po’ come quando in una battaglia si inizia a perdere… e mercoledì ognuno di noi sentirà come di aver perso qualcosa di caro, qualcosa che faceva parte della propria rassicurante quotidianit da sempre. Peccato… altrove hanno considerato interessi logistici… qui per noi si parla di cuore. Non varrà molto, ma io e la mia Famiglia intendiamo togliere da Poste italiane tutti i nostri depositi… Non siamo nessuno ma è come ci stiamo sentendo considerati da chi ha deciso tutto questo.
(Viviana Moretti Monti)
Mi sembra fantascienza. Sinceramente. Io vengo dalla pianura, da una realtà completamente diversa, e quello che i miei occhi profani vedono è quello di un paese che tenta di sopravvivere – anche grazie allo sforzo di poche persone – e che è costretto a remare contro forze più grandi di lui. Chiudere l’ufficio postale… perché? Sarebbe logico fare delle valutazioni. Non è giusto dire “chiudiamo punto”. Chiudiamo. Perché? Fateci vedere dei numeri, dateci delle giustificazioni. Chiunque abbia deciso questo, secondo me, dovrebbe anche pensare a quei pensionati che sono costretti ad andare a ritirare la pensione (recente legge Monti) e magari non hanno nemmeno la macchina. Dovrebbe pensare alle attività che accumulano corrispondenza per andare a Villa… e dovrebbe pensare anche al caro benzina e all’inquinamento, visto che a quanto pare un intero paese dovrà cuccarsi 3+3 km circa, tra andata e ritorno, per andare a spedire una cartolina. Secondo me non ha senso. Credo comunque che il paese necessiti di risposte. Credo che sia doveroso un incontro. Credo che, come per tutte le cose, sia necessario parlare.
(Chiara Guidarini)
Il 24 aprile 1970 venne inaugurato l’ufficio postale di Minozzo dopo alcuni anni di pressanti e circostanziate richieste della Pro Loco del paese al Ministero competente. Il 5 marzo 2012, dopo circa 43 anni, è “quasi all’improvviso” cessata l’attività dell’ufficio medesimo per decisione di soppressione da parte della competente Direzione delle Poste italiane. Ritengo ingiustificata oltrechè dannosa la privazione di un servizio più che essenziale nella frazione più popolosa (oltre 500 abitanti) e più attiva, in molti settori, del Comune di Villa Minozzo. Penso che, volendo, diverse soluzioni, nel “contesto delle attività dei diversi uffici postali insiti nell’ambito comunale, avrebbero con buona volontà potuto permettere, nella misura possibile il proseguimento di un servizio tanto indispensabile per tanta popolazione”, attualmente anche in stato di evidente e giustificata confusione sull’immediato futuro dei rapporti dei singoli utenti con l’ufficio di cui si è decisa l’estinzione e questo soprattutto per la mancanza di un adeguato tempo di preavviso e di precise indicazioni scritte agli utenti medesimi sul comportamento da tenere. Sono abbastanza convinto che non ci sia stata da parte di Chi di dovere una adeguata e circostanziata richiesta di riflessione e di ravvedimento sulla più che inopportuna decisone della Direzione delle Poste italiane.
Sono pertanto dell’avviso, se ancora possibile, che si possa effettuare una ulteriore disamina della situazione di disagio che si è innescata con la negativa e quasi improvvisa decisione adottata e la mancanza di una più che doverosa assemblea della popolazione da parte dell’Amministrazione comunale, con anche la partecipazione dei responsabili delle Poste italiane.
(Giuliano Corsi)