Home Cronaca La crisi che si tocca con le mani. Qui, sul nostro Appennino

La crisi che si tocca con le mani. Qui, sul nostro Appennino

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Che gli effetti della situazione economica, anche nel nostro territorio, fossero preoccupanti ce ne siamo resi conto dall’andamento delle recenti raccolte alimentari che abbiamo curato unitamente ad altre associazioni di volontariato come la Caritas e l'Ana (Associazione nazionale alpini). Da una raccolta all’anno siamo passati a due. L'ultima poi a parità di quintalaggio raccolto ha evidenziato un minor valore economico; cioè chi ha donato ha ridotto il valore di quanto speso, sintomo di una minore disponibilità finanziaria.

Ora la situazione di bisogno si è ulteriormente aggravata. Ne è testimonianza e impressiona il vedere persone  rovistare nei cassonetti dei rifiuti posizionati in prossimità dei supermercati locali. Questa operazione, che era occasionale nei tempi scorsi, ora è divenuta usuale anche in pieno giorno: persone con felpe e giacconi con cappuccio sollevato,  per una forma di pudore, cercano alimenti tra quanto scartato dal supermercato.

Non è pensabile che nel 21° secolo, in un paese come il nostro, in una regione come la nostra, in una comunità come la nostra, sia possibile un degrado sociale di questo tipo.

La nostra associazione invita pertanto le istituzioni e le associazioni a formulare un progetto unitario e a coordinarsi perchè, pur con le scarse risorse disponibili, si possa insieme  risolvere detto degrado.

Sin d’ora la nostra associazione si rende disponibile e mette a disposizione le proprie  forze.

(W. Orlandi, Auser)

 

2 COMMENTS

  1. Concordo con quello che dice il signor Orlandi. Sono di Casina e qualche mese fa anch’io da semplice cittadina mi ero riproposta di lanciare “un grido d’allarme”, la crisi è evidente, la situazione sta degenerando rapidamente e quindi con l’unico potere che ho quello delle parole ho proposto pubblicamente (tramite Facebook) di organizzare, fra i supermercati della zona, raccolta di cibi scaduti o in scadenza, di prodotti con confezioni non integre ma perfettamente commestibili ed utilizzabili. Cercare di organizzare gruppi d’acquisto per abbattere i costi della spesa. Per essere onesta alcune persone mi hanno detto che erano buone idee, ho anche incontrato l’assessore Caroli, ma da allora sono passati mesi, la crisi avanza e di possibili sostegni alle persone in difficoltà ancora niente…
    Eppure tanta merce ancora buona viene buttata perchè non commercializzabile, quella stessa merce potrebbe invece che riempire inutilmente i bidoni dell’immondizia riempire qualche pancia!
    Un’attenzione particolare vorrei venisse rivolta alle famiglie, perchè quando una famiglia è in crisi i primi a risentirne delle conseguenze sono proprio i bambini, a cui è giusto insegnare a rinunciare al superfluo ma non gli si può cominciare a togliere anche il necessario. I sogni e le speranze li abbiamo già tolti agli adulti, non lasciamo che la crisi tolga i sogni ed i sorrisi anche ai bambini. Tuteliamo la famiglia e non solo con le parole,con i fatti.
    Da semplice cittadina sono pronta a mettere a disposizione le mie forze.

    (Monja)

  2. E’ grazie a queste testimonianze se tutti noi veniamo messi al corrente di certi eventi o di situazioni che mai avremmo immaginato sul ns. Appennino Reggiano. Sui paesi montani arrivare a rovistare nei cassonetti per un tozzo di pane non è una scelta di vita, è l’ultimo stadio prima di un gesto di isperazione.
    Un grazie alla Caritas, all’Auser, agli Alpini e a tutte le Associazione che dedicano parte del loro tempo agli altri, ma ben poca cosa possono fare contro il caro vita, contro tasse e tributi, contro la mancanza di lavoro.
    Nel passato la città offriva lavoro a tutti; ora non è più cosi, la gente ha bisogno di soldi, in città furti e rapine sono in forte aumento e tanti giovani vivono sulle pensioni dei loro padri e dei loro nonni.
    La nostra montagna ha delle potenzialità di lavoro e sviluppo incredibili che nessuno vuole sviluppare o potenziare; il Trentino e l’Alto Adige hanno fatto della montagna la loro ricchezza, sviluppando il turismo su questi territori e utilizzando le risorse e le materie prime di cui dispongono, a partire dallo sfruttamento delle acque, del legname e della pietra (vedi porfido). Da noi la sola realizzazione della Diga di Vetto e delle sue infrastrutture creerebbe migliaia di posti di lavoro per anni e anni, porterebbe lavoro e sviluppo, farebbe cessare lo spreco delle acque e produrrebbe energia elettrica; ma qui sembra che la montagna non interessi a nessuno.
    Non ci resta che sperare che un giorno ci sia una Caritas o un Alpino anche per noi o dei cassonetti da rovistare.

    (Lino Franzini di Ramiseto)